Recensione: Allacciate le cinture
Allacciate le cinture è un film particolare, di difficile comprensione perchè ha molti difetti; non è un bel film ma ti rimane dentro per giorni e non riesci a capire perchè. Regala forti emozioni, scene bellissime e un personaggio di grande impatto come quello di Antonio.
di Giorgia Tropiano / 01.03.2014 Voto: 7/10
Allacciate le cinture è il nuovo e atteso film di Ferzan Ozpetek, il quale torna a collaborare alla sceneggiatura con Gianni Romoli, dopo qualche anno di pausa e mette insieme un cast eccezionale, che rappresenta, come sempre in tutti i suoi film, il vero punto di forza dell'opera. Protagonista assoluta è Kasia Smutniak, in un ruolo che è stato scritto e pensato proprio per lei, ad affiancarla due giovani promesse del cinema italiano, il quasi esordiente Francesco Arca e il giovanissimo ma di gran talento Filippo Scicchitano, conosciuto grazie al grande successo di Scialla. Completano il gruppo volti già noti nel cinema di Ozpetek come Paola Minaccioni (al quarto film insieme), Elena Sofia Ricci e Carolina Crescentini e piacevoli new entry come Franscesco Scianna, Carla Signoris, Giulia Michelini e Luisa Ranieri.
Elena (Kasia Smutniak) fa la barista ed è fidanzata con Giorgio (Francesco Scianna). Conduce una vita tranquilla e lavora con i suoi due migliori amici, Fabio (Filippo Scicchitano) e Silvia (Carolina Crescentini). Un giorno Silvia presenta loro la sua nuova conquista, Antonio (Francesco Arca), un meccanico omofobo e razzista, rozzo e dai modi bruschi. Non piace a nessuno, tantomeno ad Elena, con la quale discute spesso. Ma piano piano tra uno sguardo e un altro, tra un gesto gentile e uno scambio di battute, l'alchimia e l'attrazione tra Elena e Antonio sfocia in una passione e un amore travolgente. 13 anni dopo i due sono spostati, hanno creato una famiglia, ma succede un qualcosa di inaspettato e ingestibile che cambierà per sempre il loro rapporto e le loro vite.
Amore, amicizia, voglia di vivere e di combattere per ciò in cui si crede sono i temi principali affrontati nella pellicola. L'amore totalizzante che va al di là dei pregiudizi, di una donna che ama un uomo per come è, senza alcuna volontà di cambiarlo, anche se tutti quelli che ha intorno le dicono che è sbagliato. Di un uomo che ama una donna anche se si sente fuori luogo o sempre inferiore a lei, anche quando la malattia la cambia fisicamente e anche se la ferisce, perché non può stare senza di lei. Ma il film è anche un lavoro sul tempo, sui cambiamenti, non solo fisici, che il passare degli anni comporta all'interno dei rapporti di coppia.
Molti sono i punti deboli di Allacciate le cinture: le tematiche affrontate da Ozpetek sono sempre le stesse, ci sono motivi ricorrenti e scene che sembrano già viste, ci sono personaggi stravaganti e quasi macchiettistici che ogni volta rappresentano il suo marchio di fabbrica ma anche una ripetizione eccessiva e c'è sempre una o più sequenze oniriche in quasi tutti i suoi film. A volte sembra di vedere sempre la stessa pellicola. Tanti sono i temi affrontati e spesso si ha la sensazione che potessero essere di meno e realizzati meglio. Ma ci sono anche molte cose positive che sono fondamentali per rendere l'opera speciale, una storia che rimane dentro anche nei giorni successivi. Il film rappresenta uno di quei casi in cui non si riesce a separare la critica oggettiva dalle opinioni e dai sentimenti soggettivi.
Innanzitutto c'è Antonio, un personaggio che non ha nulla di speciale, anzi ha molti più difetti che pregi ma riesce a rimanere nelle testa dello spettatore in maniera forte e indelebile. Questo è merito soprattutto del suo protagonista, Franscesco Arca. Si è parlato tanto di lui e ancora se ne parlerà, vi sono pareri discordanti e spesso negativi, ma, secondo me, non poteva esserci attore migliore per interpretare questo personaggio. Arca non sarà forse ancora un grande attore, ha poca esperienza e i pregiudizi della gente nei suoi confronti possono portare a commenti affrettati, ma Antonio non è un personaggio che ha bisogno di una grande prova attoriale, parla poco, ha poche battute, ha bisogno principalmente di una grande presenza scenica e di saper parlare e recitare con gli occhi, con gli sguardi, con il corpo e con i silenzi, Arca riesce perfettamente in tutto ciò. Lui è Antonio.
Oltre ciò e oltre alla bravura di tutti gli altri attori, su tutti una fantastica Minaccioni, oltre alla bellissima canzone di Rino Gaetano che accompagna l'ultima scena del film, ci sono due, tre scene della pellicola talmente belle che vale la pena vederla solo per queste. Il primo incontro ravvicinato tra Elena e Antonio nell'officina, la scena d'amore nell'ospedale tra i due e soprattutto il momento drammatico in cui Antonio ed Elena sono a casa, consapevoli di ciò che li attenderà, si danno le spalle e parlano del più e del meno, cercando di non far trapelare il loro dolore, ma sono i loro occhi e le loro lacrime a dire tutto. Brividi ed emozione pura.