Rebecca, il debole remake di Netflix
'Rebecca', la nuova trasposizione del capolavoro di Dahpne Du Maurier, già portato al cinema da Alfred Hitchcock, è un film scialbo, didascalico e inutile
di Erika Pomella / 30.10.2020 Voto: 5/10
Di sicuro il regista Ben Wheatley doveva immaginare che, nello scegliere di portare sul piccolo schermo un remake di un'icona come Rebecca-La Prima Moglie diretto da Alfred Hitchcock nel 1940, sarebbe andato incontro ad una platea che avrebbe fatto dei paragoni, che avrebbe posto il film del 2020 di fronte a quello che ha reso noto al grande pubblico l'opera di Daphne Du Maurier.
Il fatto è che, quando alle spalle c'è un film che ha rappresentato una vera e propria pietra miliare nel mondo della settima arte, bisogna essere certi di riuscire a realizzare un'opera che sia in grado non solo di intrattenere un pubblico nuovo e giovane che non conosce la storia, ma anche trovare una via narrativa più innovativa che possa in qualche modo "giustificare" la scelta di riportare sullo schermo una nuova storia. Purtroppo Rebecca di Ben Wheatley, disponibile su Netflix, fallisce in entrambe le missioni.
La storia è quella di una ragazza che, dopo essere stata assistente di una donna aristocratica e rude, attira l'attenzione del ricco Maxim De Winter (Armie Hammer) fino a diventarne lam oglie e poter rivendicare il titolo di Mrs. De Winter (Lily James). Per lei comincia dunque una nuova vita in una magione che, esteticamente, sembra essere uscita direttamente da una favola. Ma non è tutto oro ciò che luccica: e ben presto nella nuova casa la nostra protagonista si sente soffocata dal peso della defunta prima moglie di Maxim, Rebecca. Sensazione che viene acuizzata anche dalla completa devozione che la governante Mrs. Danvers (Kristin Scott Thomas) nutre ancora per la defunta signora, al punto da prendere come propria missione personale quella di mettere ben in chiaro che la nuova padrona della magione non è degna di ricoprire quel ruolo. Come se non bastasse, un velo di mistero continua ad avvolgere la morte di Rebecca e Mrs. De Winter dovrà fare di tutto se vuole evitare di impazzire e, soprattutto, salvare la sua possibilità di essere felice dalle dita scheletriche di un fantasma che sembra perseguitarla.
Il problema di questo Rebecca, a prescindere dalle differenze apportate alla storia originale del romanzo, è il fatto che sia un film senza un'anima. Lo spettatore si trova davanti a quello che sembra essere un mero esercizio di stile, anche svogliato. Le inquadrature si susseguono mandando avanti una storia abbastanza lineare, ma non c'è né alcun coinvolgimento emotivo, né tantomeno quel senso di tensione che ha fatto del libro della Du Maurier un classico e un capolavoro del genere gotico. La storia dovrebbe arricciarsi su picchi di paranoia e paura, di suspance e dubbi su ciò che sia reale e ciò che non lo è. Questa nuova versione, invece, sembra concentrarsi più che altro su una proverbiale Mary Sue che di fatto è troppo debole per reagire a quelli che sono veri e propri atti di bullismo: non c'è la seducente e manipolatrice strategia della governante nel far sentire fuori luogo la protagonista. Anzi, è tutto così mostrato, messo in scena e palesato che lo spettatore non può fare a meno di storcere il naso per questa mancanza di atmosfere in un film che dovrebbe posare moltissimo proprio su di essa.
Probabilmente parte della colpa va anche ricercata nella scelta della protagonista: Lily James è davvero fuori ruolo in Rebecca: sembra intrappolata in smorfie di confusione e ingenuità che finiscono col renderla quasi una macchietta. Non di certo qualcuno con cui si può entrare in empatia né che riesca a trasmettere particolarmente emozioni per giustificare la sua presenza. Un po' meglio Armie Hammer, a cui d'altronde non si chiede altro che essere affascinante e silenzioso, per cui la sua sfida è decisamente più facile. Sembra che tutto si debba basare dunque su Kristin Scott Thomas, ma un'attrice, da sola, non può essere chiamata a salvare un film che non ha identità, non ha scopo… non ha niente.
La stessa narrazione si riduce ad una mera e sterile consequenzialità di eventi che vengono messi l'uno davanti l'altro con una meccanica e un atteggiamento didascalico da far risultare Rebecca un film freddo, che ancora una volta tiene a distanza lo spettatore. E a questo punto, per quanto consapevoli che i paragoni non servano mai in ambito cinematografico, è naturale porsi la domanda: avevamo davvero bisogno di un'altra versione così sciatta di Rebecca, dopo il capolavoro di Hitchcock?
Foto credit: FKerry Brown / Netflix