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Progetto Lazarus, recensione della seconda stagione

Arriva su Sky la seconda stagione di Progetto Lazarus, la serie d'azione fantascientifica che ruota intorno a viaggi nel tempo e un'organizzazione segreta intenta a prevenire la fine del mondo; stavolta i protagonisti saranno impegnati in una lotta contro il tempo in cui non si capisce chi siano i veri nemici.

Arriva da noi su Sky la seconda stagione di Progetto Lazarus, la serie britannica che coniuga il thriller d’azione alla fantascienza, e che riprende là dove ci aveva lasciato la conclusione della prima stagione, di cui riassumiamo qui in breve i punti salienti, per rinfrescare la memoria a chi l’avesse già vista, o per introdurre la storia ai neofiti: il protagonista è un giovane uomo di nome George Addo (Paapa Essiedu, visto anche nell’ultimo episodio di Black Mirror, oltre che al cinema in Men con Jessie Buckley), la cui vita è cambiata da quando ha scoperto di possedere un gene comune solo a una piccolissima percentuale della popolazione, che gli ha permesso così di essere reclutato nel cosiddetto Progetto Lazarus, una società segreta con il compito di cercare di prevenire o fermare in tempo eventi catastrofici come guerre, epidemie e via dicendo, che rischierebbero di provocare la fine dell’umanità.
Nel finale della prima stagione, il mondo si ritrovava prigioniero in un infinito loop di tre settimane, mentre i membri del Progetto scoprivano che una squadra rivale di scienziati era evidentemente riuscita a inventare una macchina del tempo, oltre al probabile rapimento di un ex membro del team.
Questa seconda stagione, composta da otto nuovi episodi, riparte quindi da lì, con George che deve tentare di riguadagnare la fiducia degli ex colleghi, mentre stavolta al progetto si unisce anche Sarah (Charly Clive), l’ex fidanzata di George che nella prima stagione faceva da motore, anche se per lo più inconsapevolmente, a molti degli eventi.

Una nuova variazione sul tema dei viaggi nel tempo

Quello del viaggio nel tempo è un soggetto che naturalmente affascina da sempre sia il grande che il piccolo schermo, e che infatti abbiamo già visto impiegato in numerosi film e serie tv; qui hanno un ruolo centrale nella trama i ripetuti time loops, cioè quando il tempo si riavvia su se stesso facendo sì che alcuni eventi si ripetano più e più volte: talvolta in maniera sempre uguale, talvolta con alcuni cambiamenti, e questi ultimi possono essere sia piccoli, quasi impercettibili, sia enormemente diversi dalle volte precedenti, andando ad alterare completamente il corso sia della Storia, e dunque della sorte dell’umanità in generale, sia delle piccole e grandi storie individuali di ciascun essere umano; questo offre così l’occasione di riflessioni sul concetto di destino, sulla linea forse troppo sottile tra il libero arbitrio e le scelte invece dettate dal caso (e non solo, come accade qui).
La prima stagione era interessante e coinvolgente per come miscelava le sequenze d’azione, le riflessioni socio-filosofiche, e i dettagli emotivamente e narrativamente efficaci, come ad esempio le digressioni sul passato dei componenti del Progetto Lazarus, raccontando come si conviva con delle capacità straordinarie che possono essere tanto una benedizione quanto, in certi casi, anche una maledizione, per il peso psicologico che inevitabilmente si portano dietro.

Una trama densa e confusa, in cui si dà meno spazio ai protagonisti

In queste nuove puntate, invece, si ha da subito l’idea di una certa confusione narrativa: i protagonisti devono cercare di risolvere i problemi e svelare i misteri che avevano fatto la loro comparsa negli episodi precedenti, e quindi veniamo gettati da subito nell’azione, ma la vicenda si fa quantomeno intricata e complessamente stratificata; viaggi nel tempo e time loops sono naturalmente ancora una volta al centro della narrazione, con il tempo che si riavvolge più e più volte, i personaggi che ricompaiono nel passato o nel presente, trovandosi dunque anche, a volte, a interagire con altre versioni di se stessi, sia più giovani che più anziane, e gli stessi eventi che vengono osservati da prospettive differenti.
Se la missione dichiarata dei protagonisti viene esposta fin dall’inizio, la trama inserisce al suo interno numerosi ostacoli, compresi sospetti di tradimenti e di doppio o triplo gioco, oltre a ripetere le considerazioni sul concetto di destino o di predestinazione, e il suo influenzare legami e rapporti umani.
La storia vede anche l’inserimento di nuovi personaggi e interpreti, come Becky (Sophia Oakley-Green) e Bryson (Royce Pierreson), che offrirebbero anche lo spunto per sviluppare il tema del rapporto tra genitori e figli, invece per quanto riguarda i personaggi già noti si ha l’impressione che a molti di loro venga lasciato meno spazio, rispetto alla prima stagione, per approfondirne la storia e i caratteri.
A giudicare dal finale, c’è spazio anche per un’eventuale terza stagione di Progetto Lazarus, nella speranza che, se venisse realizzata, potrebbe in qualche modo recuperare smalto e quegli spunti interessanti che qui sono stati parzialmente soffocati e ingarbugliati.

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