Peter, Wendy e le ragazze perdute, recensione del film di Livia De Paolis
Partendo dai personaggi resi celebri da Peter Pan, una rilettura in chiave più contemporanea e femminile che si concentra in particolar modo sulla figura di Wendy e la sua famiglia, alle prese con l'eterno dilemma della crescita e del passaggio all'età adulta.
di Matilde Capozio / 17.11.2023 Voto: 5/10
A più di un secolo di distanza dalla sua prima apparizione letteraria, è indubbio che la storia di Peter Pan, il bambino che non voleva crescere, continui a colpire l’immaginario collettivo, grazie a personaggi e temi che rimangono simbolici e quindi ispirano in continuazione la letteratura, ma anche altre forme di espressione artistica come il cinema, la musica e non solo.
Ultimo esempio, in ordine di tempo, di questo filone è il film Peter, Wendy e le ragazze perdute (The Lost Girls) scritto, diretto e interpretato dall’italiana, ma americana d’adozione, Livia De Paolis, disponibile da noi in home video.
La protagonista della storia è Wendy Darling Braverman (interpretata, oltre che dalla stessa De Paolis, anche dalla piccola Amelia Minto, nelle scene da bambina, e da Emily Carey in versione adolescente) la quale cresce solamente con suo padre dopo il misterioso abbandono della famiglia da parte di sua madre Jane (Joely Richardson) e, fin da piccola, ascolta i racconti di sua nonna (Vanessa Redgrave), dalla quale ha ereditato il nome, e che le insegna ad aspettarsi l’arrivo di un ragazzo di nome Peter, che la porterà con sé in un posto ricco di avventure magiche e meravigliose, in cui non ci si annoia mai; anche Wendy, così, si ritrova incantata dalla figura di Peter Pan e, nonostante l’incontro con suo marito (Parker Sawyers, che era stato un giovane Barack Obama nel film Ti amo Presidente) e la nascita di una bambina, continua a dover fare i conti con quegli ideali giovanili e la ricerca di risposte su se stessa e sulla propria famiglia, rischiando così di lasciarsi sfuggire il presente e perdere il rapporto con sua figlia, come sua madre prima di lei, condannandola allo stesso destino.
Una nuova rilettura dei personaggi resi celebri da Peter Pan
Il film, che è tratto dal romanzo The Lost Girls di Laurie Fox, parte da quella che è la protagonista femminile dell’opera originaria, vale a dire Wendy, la ragazzina che amava raccontare storie fantastiche ai suoi fratellini e, all’arrivo di Peter Pan nella loro cameretta, lo aiuta ricucendogli addosso l’ombra che lui aveva perso, per poi seguirlo fino all’Isola che non c’è e diventarne la compagna di giochi finché, però, non decide di tornare a casa, accettando così di diventare adulta, a differenza di lui. Già nelle opere di J.M. Barrie si menzionava la sorte di Wendy, e la nascita di sua figlia Jane, e peraltro al cinema avevamo già visto una Wendy invecchiata, mamma e nonna (con il volto di Maggie Smith) nel classico per l’infanzia Hook-Capitan Uncino (1991) di Steven Spielberg, in cui però trovavamo anche un Peter adulto (l’indimenticato Robin Williams) il quale si era dimenticato del proprio passato.
Peter, Wendy e le ragazze perdute propone una rivisitazione della storia e dei personaggi in chiave più contemporanea, ma soprattutto concentrandosi su alcuni di quegli aspetti già sottesi nelle fiabe, che spesso racchiudono significati e metafore molto profondi, specialmente dal punto di vista psicologico ed emotivo.
In questo caso le vicende di cui sono protagoniste le donne della famiglia Darling si fanno simbolo di un percorso di formazione che tocca la sfera sentimentale ma si concentra molto anche sui legami, notoriamente fortissimi perché ancestrali, che uniscono le madri alle proprie figlie, parte fondamentale del cammino evolutivo di una giovane donna; il personaggio di Peter Pan arriva così a rappresentare qui un ideale evanescente, sublimato e apparentemente puro ma non per questo privo di insidie, tutt’altro, perché va anzi a contrapporsi alle sfide e alle difficoltà terrene, concrete e quotidiane di cui è fatta la vita adulta, e diventa quindi l’eterna tentazione a sottrarsi all’assunzione di responsabilità, restando vittima della promessa di non crescere mai.
Una storia con del potenziale ma dalla realizzazione non all’altezza delle aspettative
Si tratta dunque di una storia che avrebbe un enorme potenziale, tanto tematico quanto stilistico, tanto emotivo quanto cerebrale e che, però, sullo schermo viene reso solo in parte, non riuscendo mai a diventare pienamente soddisfacente: per quanto riguarda l’aspetto visivo, molto probabilmente si tratta pur di sempre di un film che non può contare sui mezzi delle grandi produzioni, quindi le sequenze più oniriche, che ci portano nei mondi ricordati, o forse solo immaginati, dalla protagonista, mantengono comunque un basso profilo senza osare o azzardare più di tanto. La trama poi presenta alcune parti lacunose, lasciando alcune domande senza risposta e non tratteggiando a tutto tondo alcuni personaggi, che invece vengono un po’ trascurati dalla sceneggiatura; questo ci porta anche ad occuparci di quello che sarebbe un ruolo chiave nella storia, ma che qui rimane sempre in secondo piano: Uncino, di norma lo storico e acerrimo nemico di Peter Pan, in questo caso è invece rappresentato come colui che insidia Wendy, la quale si ritrova trasportata da lui senza il suo consenso; un personaggio, dunque, che poteva avere una chiave di lettura molto complessa e intrigante, anche perché è a disposizione di un attore come Iain Glen, ma rimane troppo elusivo.
Nonostante le buone intenzioni, quindi, Peter, Wendy e le ragazze perdute rimane un film che non soddisfa completamente, con un racconto al femminile interessante sulla carta ma dalla realizzazione poco convincente.