Pet Sematary, la recensione
Pet Sematary, ennesimo adattamento di un romanzo di quel maestro dell'horror che è Stephen King, è un film di cui potevamo benissimo fare a meno. Presenta elementi tipici dei film horror moderni, che danno più importanza a far saltare lo spettatore sulla sedia invece di creare un'atmosfera veramente paurosa.
di Giorgia Tropiano / 08.05.2019 Voto: 5/10
Pet Sematary è un nuovo adattamento per il grande schermo del famoso omonimo romanzo del maestro Stephen King, il secondo dopo Il cimitero vivente del 1989. Questa volta alla regia troviamo la coppia Kevin Kolsch e Dennis Widmyer e tra i protagonisti il sempre sottovalutato e bravissimo Jason Clarke, Amy Seimetz e l'immenso John Lithgow. King, che come ben sappiamo è spesso critico nei confronti dei lavori che adattano le sue opere, è rimasto entusiasta della realizzazione finale, nonostante i cambiamenti apportati al suo libro e nonostante lui stesso avesse proposto un finale diverso rispetto a quello scelto poi dagli autori della pellicola.
Louis Creed (Jason Clarke), la moglie Rachel (Amy Seimetz) e i due figli Ellie e Gage si trasferiscono in una grande casa in campagna nel Maine, dopo aver abbandonato la vita frenetica di Boston, per trovare un pò di pace e passare più tempo in famiglia. Lo stesso giorno del loro arrivo la piccola Ellie scopre l'esistenza di un inquietante cimitero per gli animali situato proprio nel bosco di loro proprietà ed iniziano subito a succedere cose strane. Un giorno Louis trova Church, il loro amato gatto, morto sul ciglio della strada e la notte va, con il loro vicino Jud (John Lithgow), a seppellirlo nel cimitero. Una volta arrivati lì Jud lo conduce in un altro luogo più nascosto all'interno del bosco e da quel momento in poi la vita della famiglia Creed cambierà inesorabilmente.
Questo nuovo adattamento del famoso libro di King, che lui stesso ha definito come il più pauroso tra le sue opere, si discosta molto in realtà dalle radici del romanzo. E' chiaro fin da subito, sia per chi ha letto il libro che per chi non l'ha mai fatto, che il fine ultimo della pellicola è quello di spaventare utilizzando le classiche dinamiche che possiamo trovare nel genere horror, soprattutto quello moderno, dove tutti i film sembrano fatti con lo stampino. Ecco che allora vengono aggiunte sottotrame, come la storia della morte della sorella della protagonista, che giustificano la loro presenza solo ed esclusivamente per poter introdurre elementi visivamente inquietanti e spaventosi, ma che in realtà non si rivelano altro che aggiunte fastidiose e poco rilevanti per la storia principale del film.
La pellicola risulta a tratti quasi noiosa, aggettivo che più sbagliato non si può se viene accostato al genere horror, e tutti i jump scare o gli elementi più gore non fanno poi così paura e sanno molto di visto e rivisto. Anche a livello di sceneggiatura il film risulta poco riuscito. I personaggi non sono approfonditi abbastanza, il loro approfondimento psicologico resta molto superficiale e non c'è un collante che tiene uniti tutti gli elementi presenti nella storia, si arriva così ad un finale dove poi fondamentalmente del destino dei protagonisti ti importa ben poco.