Pericle il Nero, la recensione
Pericle il Nero è un noir ben riuscito, che attraverso toni cupi e grande tensione, racconta una storia di redenzione e di riscoperta di sé stessi.
di redazione / 12.05.2016 Voto: 7/10
Pericle (Riccardo Scamarcio), detto "Il Nero", è un giovane uomo che lavora per conto del boss della camorra Don Luigi, usando la sodomizzazione come arma contro le sue vittime. Durante una delle spedizioni punitive che gli sono state affidate, avviene un incidente e Pericle scopre di essere in grave pericolo. Costretto a fuggire dalla sua città, si ritroverà così in Francia, dove farà la conoscenza di una donna, Anastasia (Marina Foïs), con la quale entrerà in sintonia e con la quale troverà la speranza e la motivazione per provare a cambiare vita.
Pericle il Nero è diretto da Stefano Mordini ed è tratto dall'omonimo romanzo scritto da Giuseppe Ferradino. Il film è caratterizzato da toni cupi ed una narrazione piuttosto lenta, dove l'introspezione è l'elemento principale (spesso infatti veniamo a conoscenza dei pensieri del protagonista), tuttavia è anche allo stesso tempo un film pregno di tensione, cosa che gli permette di non risultare mai noioso. In Pericle il Nero nulla viene lasciato intendere e tutto viene mostrato molto chiaramente per far comprendere al meglio la storia, cosa che però a volte risulta utile a volte è invece forse un po' troppo eccessiva. Sebbene gli eventi s'incentrino su vicende mafiose, in realtà è sulla psicologia del protagonista che ci si concentra maggiormente, e sul suo percorso, sul suo viaggio verso la conoscenza di sé stesso ma soprattutto sulla voglia di redenzione.
Pericle infatti, viene mostrato sì, come una persona spietata, che non guarda in faccia a nessuno, capace di commettere crimini con estrema facilità, ma allo stesso tempo ci viene anche mostrato anche come un uomo estremamente fragile che forse è stato costretto a diventare cattivo, piuttosto che volerlo essere realmente. Molto buona la sceneggiatura, pochi dialoghi ma scritti bene, e molto buona anche la scelta del cast, in particolar modo per quanto riguarda il protagonista, Riccardo Scamarcio (anche produttore), che dimostra la sua bravura soprattutto in questi ruoli con personaggi tenebrosi e dal carattere difficile (in particolare colpisce per la sua abilità nel sapere utilizzare molto bene un accento diverso dal proprio e una lingua diversa dalla propria, il francese). Brava anche la coprotagonista Marina Foïs. Ottima la fotografia così come il montaggio, che ci permettono di ammirare meravigliose vedute sul mare a Calais, accompagnate in modo malinconico e suggestivo dalla splendida colonna sonora di Peter von Poehl.