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Recensione Peaky Blinders 2×03 – Episode 3

Il terzo episodio di 'Peaky Blinders', sebbene sia vagamente privo di azione, ha il merito di approfondire i vari intrecci familiare e interpersonali, cooperano alla costruzione di una fitta rete di relazioni che sembrano pronti ad esplodere.

Dove eravamo rimasti: Episode 2

L'Episode 2 di questa meravigliosa seconda stagione di Peaky Blinders ha avuto il merito, la settimana scorsa, di mettere lo spettatore davanti ad una montagna non indifferente di informazioni. Piccoli tasselli fondamentali di un puzzle sempre più ampio, ma sempre più attento ad ogni minimo incastro, ad ogni più piccola possibilità di intreccio e sviluppo. Peaky Blinders è l'eccelso prodotto che è soprattutto per questa capacità di far funzionare tutto senza nessuno sforzo apparente. Ovviamente diamo per scontato che sceneggiatori e autori si dannino per far sì che tutto vada per il verso giusto; ma, allo spettatore – e questa è la cosa più importante – non arriva nessuno di questi sforzi. Il risultato è che ci troviamo così non tanto davanti ad un prodotto seriale, quanto ad una vera e propria esperienza sensoriale. Per quanto possa sembrare esagerato dirlo, Peaky Blinders non è qualcosa che semplicemente si vede o si guarda. E' qualcosa che si vive. Ecco perchè allora, quando in questo Episode 2 ci vengono date così tante informazioni noi abbiamo quasi la sensazione di annegare in esse. Perchè noi sentiamo come i personaggi, viviamo i loro stessi tumulti e piangiamo per le stesse ingiustizie. Il secondo episodio si apriva con le conseguenze del desiderio di Thomas di allearsi con gli ebrei. Da una parte Thomas che viene condotto in ospedale poco dopo essere stato salvato da Cambpell, e Ada che viene tratta in salvo dagli uomini di suo fratello ad un passo dallo stupro. L'aggressione, però, invece di placare l'ambizione di Thomas lo spinge all'azione. Così, ancora moribondo, si fa imbarcare su una barca e arriva a Camden, a Londra, dove incontra Alfie Solomon, uno dei pezzi grossi dello schieramento ebreo che sta lottando per la supremazia nella capitale britannica. Nascosto dietro la sua facciata di fornaio, Alfie è anche un contrabbandiere di rum, un uomo che punta ai cavalli e, di fatto, il miglior alleato che Thomas potrebbe trovare. E questo non solo perchè l'abilità recitativa di Tom Hardy va di pari passo con quella di Cillian Murphy, ma anche perchè l'uomo sembra abbastanza folle e, al tempo stesso, freddo da rappresentare una buona alleanza per mettere fuori dai giochi l'italiano Sabini, che, nel frattempo, ha dato ordine di uccidere Thomas. Quest'ultimo, tuttavia, non è l'unico ad avere problemi. Da una parte c'è Arthur, il cui carattere è stato eroso – forse per sempre – dalla sua esperienza al fronte. Ne è nata una rabbia senza controllo, un quasi spasmodico bisogno di colpire, fare del male, tenere alta la guardia. E tutto ciò si palesa attraverso un pomeriggio nel ring, in cui il furore di Arthur si accanisce contro un ragazzino che muore sotto i continui colpi dello Shelby. Dall'altra parte, invece, c'è Polly. Thomas ha contatto suo figlio Michael, ma le ha detto di aspettare che il ragazzo compi diciotto anni in modo che possa essere libero di andare da lei. Infatti, ora che Michael è ancora minorenne, la madre adottiva potrebbe metterle i bastoni tra le ruote. Questo è un colpo estremamente duro per Polly che, per un attimo, dà di matto. Tira fuori la sua pistola e la punta alla testa di suo nipote, che però reagisce con calma, quasi fosse sicuro che sua zia non potrebbe mai e poi mai colpirlo e fargli del male. Così Polly è costretta ad arrendersi. Il suo dolore però lo si vede durante la sua festa di compleanno, in cui la donna sembra assente e troppo attratta dall'alcool. Un dolore che si palesa attraverso l'abbandono di se, cosa che appare chiara quando Polly passa la notte con un ragazzo molto più giovane. Di certo, però, la donna non può neanche sospettare che di rientro a casa dopo la sua notte di tristi goliardie troverà proprio suo figlio Michael ad attenderla.

Cosa vedremo: Episode 3

Mentre Polly è alle prese con il suo nuovo, ritrovato, senso materno, la famiglia Shelby deve vedersela, come sempre, con il desiderio di ampliamento di Thomas. Per questo un gran numero dei sottoposti di Tommy si reca a Londra, a Camden Town, per presentarsi come "fornai" da Alfie Solomons. L'accordo tra lui e il leader di casa Shelby è ormai un dato di fatto, che si rende concreto quando i due uomini incontrano le nuove leve. L'occasione permette anche ad Alfie – che Tom Hardy rende sempre più affascinante nella sua violenza velata di educazione – di mettere in chiaro due o tre regole, di cui la più importante è che nessuno può anche solo pensare di azzardarsi a toccare una donna ebrea. Mentre tutto questo avviene, intanto, Sabini è sempre di più alla ricerca di un modo per far fuori Thomas e toglierlo di mezzo. A Birmingham, intanto, Arthur riceve la visita della madre del ragazzino che ha ucciso a suon di pugni. Ora, è vero che stiamo guardando uno show della BBC e non uno della CW, ma la scena tra questi due personaggi distrutti e disperati è così bello che ci è stato quasi umanamente impossibile non cominciare a pensarli come ship. La donna stringe tra le dita una pistola con la quale sogna di farsi giustizia da se. Arthur, però, non scappa. Anzi sembra aspettare il colpo di buon grado. Come se quel proiettile potesse liberarlo non tanto dei sensi di colpa per quello che è accaduto all'ultimo incontro di box, quanto piuttosto dal peso perenne di essere vivo. Alla fine, comunque, la donna se ne va appena l'uomo riesce a borbottare un mi dispiace, ma non neghiamo che noi speriamo di vederla tornare presto. La seconda parte dell'episodio si concentra, invece, su una gita che i fratelli Shelby fanno in quel di Londra, per acquistare un cavallo da far correre. Alla gita prende parte anche Michael. L'asta per l'animale sembra procedere bene finchè Thomas non si rende conto che c'è un altro compratore interessato: si tratta di May Carleton (Charlotte Riley, la vera compagna di Tom Hardy), che compra e addestra cavalli. I due si incontrano dopo l'acquisto da parte di Thomas e noi abbiamo l'occasione di vedere un pizzico di vita e di ironia tornare nell'ormai spento cuore di Tommy. Quando May gli chiede cosa fa, lui furbamente dice: "Evito di rispondere alle domande". Ad ogni modo tra i due si avverte sin da subito una strana chimica, che ci fa drizzare le orecchie. Ben inteso: noi siamo – e saremo sempre – per la coppia Thomas-Grace. Sempre. Senza via di scampo. Eppure, in attesa che Annabelle Wallis si decida a tornare in questo meraviglioso show, non possiamo far finta di non notare che Thomas abbia bisogno di qualcuno che possa ricordargli che è vivo, che è sopravvissuto al male e, persino, all'attentato che gli uomini di Sabini hanno organizzato per lui nel luogo dell'asta. Thomas è vivo, e ha bisogno di sentirsi come tale.

Non hanno combattuto. Per questo sono diversi, sono rimasti ragazzi

Una delle sequenze più interessanti di questo episodio – e in qualche modo anche una delle più toccanti – è quella che riguarda Digbeth Kid. Digbeth è un ragazzino giovane, ingenuo, che passa forse fin troppo tempo nascosto nelle sale di un cinema, a guardare le meravigliose avventure di cowboy spietati, ma dal cuore gentile. Personaggi nei quali il ragazzino, smilzo e dagli occhi spiritati, sogna di potersi perdere. E a Birmingham nessuno somiglia a quei personaggi di celluloide come i componenti della famiglia Shelby. In particolare il loro leader carismatico, potente ed elegante Tommy. Per questo Digbeth chiede di poter entrare nella banda o, comunque, essere di qualche aiuto. Per lui questa proposta rappresenta solo il primo passo per entrare in un mondo che ha seguito solo attraverso i giochi di luce e inquadratura. Tutto in Digbeth sembra gridare ingenuità: dal suo sguardo ceruleo, al suo nome d'arte, passando anche per la pistola di legno e il cinturone cucitogli dall'amorevole sorella. Digbeth è un personaggio che, negli affari loschi di Birmingham, sembra non aver nulla a che fare. Eppure qualcosa in lui risveglia i buoni sentimenti di Thomas. In lui Tommy probabilmente vede il ragazzo che lui o uno dei suoi fratelli avrebbe potuto essere se la guerra non si fosse messa in mezzo. Se non fosse giunta come un feroce mostro dagli occhi ardenti, pronto a divorare ingenuità, fanciullezza e ottimismo. E, proprio riguardo a questo tema, Thomas dice una delle frasi più belle e toccanti di tutto l'episodio: "Non hanno combattuto," dice, riferendosi ai giovani di questa nuova generazione. "Per questo sono diversi. Sono rimasti ragazzi". E allora noi non possiamo fare a meno di guardare la rabbia di Arthur, i problemi di fiducia di Thomas e persino l'esistenza del compianto Danny con una nuova vena di tenerezza e di dolore. Nei loro occhi torniamo a percepire le ombre di un mondo fatto di morte e annientamento, dove l'unica regola era "uccidi o vieni ucciso". Così, alla fine, Thomas dà il suo lascia passare a Digbeth perchè entri nella banda: gli dà il semplice compito di farsi arrestare. Ma Sabini non sa che Digbeth è solo un ragazzo che sogna di essere John Wayne. Non sa che quel ragazzo per Thomas non rappresenta niente, se non la chimera di una vita passata che non potrà mai ritornare. Sabini non sa che Digbeth non ha mai ucciso nessuno, né imbrogliato chiccessia. Per questo dà ordine ad alcuni suoi uomini di uccidere il ragazzo mentre è dietro le sbarre. E questo destino, beffardo e crudele insieme, è il marchio di fabbrica del mondo di Peaky Blinders, dove la giustizia sembra essersi presa una vacanza, per parafrasare il monologo iniziale di V per Vendetta. E questo show britannico ci piace anche – e soprattutto – per questo: perchè non indolora la pillola, non si nasconde dietro facili deus ex machina che giungono a salvare la situazione. In questo mondo non c'è salvezza. Non c'è niente, se non il desiderio adamatico di proseguire, di andare avanti, di sopravvivere alle ombre dell'esistenza. Meraviglioso.

Michael Shelby

Uno dei nuovi personaggi di questo show da tenere sotto controllo è sicuramente Michael, il figlio ritrovato di Polly. Nei primi due episodi abbiamo seguito, con il cuore sempre più spezzato, le vicende di Polly e del suo dolore profondo. Sebbene l'avessimo sempre amata, in questi due primi episodi abbiamo avuto l'occasione di spiare maggiormente nel suo animo, di vedere le crepe che la sua vita le ha lasciato addosso. Abbiamo cominciato a capire cosa è stato a renderla la donna granitica e ferrea che è stata, tanto da essere l'unica in grado di far ragionare – seppur brevemente – suo nipote Tommy. Così, quando Thomas ha trovato per lei suo figlio, non abbiamo potuto fare a meno di esultare. Specie quando, all'alba del giorno dopo il suo compleanno, Polly si è vista avvicinare da questo ragazzino dai capelli ordinati e l'espressione sorridente. Ci siamo commosse all'idea che questa zia arcigna e dura potesse trovare una sorta di happy ending, sebbene sappiamo perfettamente che dalle parti dei Peaky Blinders il lieto fine è un concetto quasi del tutto utopistico. Ma poi, in questo episodio, qualcosa comincia ad incrinarsi. Polly è del tutto su di giri per questa nuova scoperta e, per una volta, la vediamo abbandonare la sua espressione dura. Anzi, prepara panini, organizza incontri, spolvera gli abiti del figlio e si mostra del tutto contraria all'idea che Michael possa essere introdotto nel mondo di Thomas e dei suoi affari. Polly è stata per tutta la vita una madre senza un figlio, e adesso che il suo desiderio di tornare ad essere una persona completa si è finalmente realizzato, noi spettatori avvertiamo il bisogno di proteggerla, di consigliarle di stare attenta, di non lasciarsi andare ad un troppo facile entusiasmo. Questo perchè, naturalmente, Michael è un personaggio piuttosto ambiguo, che sembra più interessato agli affari della famiglia Shelby che a sua madre. Così anche quando per la prima volta Michael chiama Polly mamma noi sentiamo una nota stonata, sbagliata, di mero sfruttamento dei sentimenti. Speriamo con tutto il nostro cuore di sbagliarci, ma il terrore che Michael possa diventare, in qualche modo, l'agente scatenante di qualche tragedia ci impedisce di abbassare la guardia.

Cosa ci è piaciuto:

• Arthur. Speriamo che finalmente possa trovare un modo per svilupparsi come personaggio a tutto tondo.
• Tutto il resto.

Cosa non ci è piaciuto:

• Come sempre, siamo in attesa di Grace.
• La parte su Campbell era vagamente sottotono.

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