Pan - viaggio sull'isola che non c'è
Pan - viaggio sull'isola che non c'è

Pan – Viaggio sull’isola che non c’è, Recensione


'Pan - Viaggio sull'isola che non c'è' è una pellicola dal maestoso impianto scenico, che offre allo spettatore una storia nuova e fresca, che poggia le sue basi su un ritmo sempre attento e su protagonisti affiatati. Ottima la colonna sonora.
Voto: 8/10

Seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino; non esiste persona al mondo che non abbia sentito, almeno una volta nella vita, la frase che indica la via di accesso alla fantomatica Isola che non c'è, il mondo magico e avventuroso nato dalla penna di J.M. Barrie, dove il giovane Peter Pan troneggia, senza mai diventare adulto. Da allora, da quel lontano 1902 in cui Peter Pan ha fatto il debutto, la storia del ragazzo che non voleva crescere è diventato un vero e proprio cult, una continua fonte di ispirazione, che ha portato il cinema a rapportarsi con questo mito innumerevoli volte: dal cartone animato omonimo della Disney, passando per la versione corretta di Hook-Capitan Uncino, fino al film di P.J Hogan del 2003, e così via. Ora il regista Joe Wright ha deciso di rapportarsi con questo racconto senza tempo con Pan – Viaggio sull'isola che non c'è, pellicola presentata alla Festa del Cinema di Roma e che ha l'obiettivo di raccontare una favola che tutti conoscono da un punto di vista inedito.

Peter (Levi Miller) è un orfano dodicenne che vive in un sudicio orfanotrofio in una Londra sovrastata dai caccia nazisti, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. In attesa del ritorno di sua madre (Amanda Seyfried) Peter cerca di scoprire il mistero che c'è dietro la scomparsa di molti orfani del suo dormitorio. Una notte, poco dopo aver investigato, viene rapito a sua volta da una nave pirata in grado di solcare il mare. Ben presto si ritrova in un mondo oltre lo spazio e il tempo, la famosa isola che non c'è; il ragazzino viene condotto alle miniere dove il crudele pirata Barbanera (Hugh Jackman) sfrutta bimbi sperduti per estrarre la leggendaria polvere di fata. L'arrivo di Peter, però, porta molto scompiglio: la sua inaspettata capacità di volare attira l'attenzione di Barbanera, che riconosce nel ragazzo il bambino che, secondo una profezia, sarà in grado di distruggerlo. Per scappare alla furia del pirata, allora, Peter fugge dalle miniere, aiutato dall'orfano James Uncino (Garrett Hedlund) e dal pavido Spugna (Adeel Akhtar), con i quali si avventura nelle terre dei pellirossa, guidati dalla principessa Giglio Tigrato (Rooney Mara).

Se c'è una cosa che si può dire del cinema di Joe Wright è che, il suo, è un cinema fatto per abbracciare lo sguardo, per ipnotizzarlo; un cinema fatto di magnifiche scenografie e esperimenti scenici che riescono a salvare anche film tutt'altro che interessanti (come, ad esempio, nel caso di Anna Karenina). Joe Wright costruisce quasi materialmente i suoi film, presentando sempre un'attenzione spasmodica per i dettagli, per le minuzie, per ogni elemento che si mostra in scena. Pan – Viaggio sull'isola che non c'è non viene meno a questo teorema. Appena le luci della sala si spengono e lo schermo prende il sopravvento nell'attenzione dello spettatore, il pubblico viene avvolto da uno spettacolo visivo non solo impeccabile (e che lascia presagire una nomination agli Oscar per gli effetti speciali), ma ipnotico, pieno di colori, sorprese improvvise e una costruzione scenica quasi surreale. Già solo per questa resa tecnica Pan – Viaggio sull'isola che non c'è è un film che merita la visione. Ma l'ultima fatica di Joe Wright non si contenta solo di un'ottima confezione; fa invece molta attenzione anche al contenuto.

Vero e proprio film per ragazzi, con lo spirito avventuriero che ne rappresenta l'anima più profonda, Pan – Viaggio sull'isola che non c'è ha un ritmo eccellente, rispondendo ad alcuni canoni del genere avventuristico e favolistico, compresa la difficoltà dell'eroe di riconoscersi come tale. A non venire mai meno sono i valori che, da sempre, sono alla base della storia di Peter Pan; non solo l'avventura, ma anche – e soprattutto – il bisogno di credere in se stessi, di non lasciarsi sopraffare dalla tristezza, e di non abbandonare mai e poi mai la speranza. Soprattutto, però, Pan riesce nell'obiettivo che si era prefissato: raccontare la storia da un punto di vista inedito. Potremmo quasi dire, infatti, che la pellicola di Joe Wright rappresenta una sorta di prequel della storia di Barrie che noi tutti conosciamo: e questo porta lo spettatore a seguire il racconto con un pizzico di attenzione in più, tanto da arrivare alla fine con la voglia irrefrenabile di avere subito tra le mani un sequel per scoprire come possa la visione di Joe Wright ricollegarsi a quella che noi tutti conosciamo.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
Pan – Viaggio Sull’isola Che Non C’e’Festa del Cinema di Roma 2015
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