Pacific Rim – La Rivolta, recensione
La saga ideata da Guillermo Del Toro si arricchisce di un secondo capitolo con Pacific Rim - La Rivolta, diretto da Steven S. DeKnight con John Boyega e Scott Eastwood come protagonisti.
di redazione / 22.03.2018 Voto: 5/10
A cinque anni dall'uscita dell'esperimento cyborg di Guillermo Del Toro Pacific Rim, la Universal arriva al cinema con il secondo capitolo del franchise del regista messicano intitolato Pacific Rim – La Rivolta.
Le vicende narrate accadono circa dieci anni dopo la battaglia del primo film e vedono come protagonisti il figlio di Pentecost (John Boyega) e Nate Lambert, un pilota di Jaeger. I due dovranno allearsi per allenare i nuovi cadetti che dovranno un giorno prendere il posto dei piloti di Jaeger in servizio e si vedranno costretti ad affrontare un nuovo pericolo che minaccia di distruggere il pianeta Terra.
Quelli che erano gli aspetti più interessanti del film ideato e diretto da Del Toro, ovvero l'ibridazione tra cultura giapponese e americana e il profondo legame che si instaura tra i piloti e gli Jaeger, nel secondo capitolo diretto da Steven S. DeKnight vengono completamente posti in secondo luogo per dare spazio a sequenze d'azione spettacolari. Infatti, sono proprio gli effetti speciali 3D e le sequenze d'azione gli unici elementi che rimangono impressi dell'intera operazione portata avanti da Pacific Rim – La Rivolta.
I rapporti tra i personaggi si perdono in una sceneggiatura completamente raffazzonata e piena di buchi narrativi che lascia tanto, forse troppo, all'immaginazione dello spettatore e poco alla spiegazione di quello che il film sta raccontando e del perché determinate cose stiano accadendo. La ricomparsa dei Kaiju appare improvvisa, senza motivazione, così come sembra senza senso qualsiasi legame possibile tra i personaggi e gli Jaeger che vengono pilotati. Insomma, Pacific Rim – La Rivolta sembra più un film che strizza l'occhio agli ultimi Transformers piuttosto che una creatura nata dalla mente visionaria di Guillermo Del Toro. Non c'è un solo personaggio o rapporto interpersonale che si salva dalla diegesi della vicenda ma sono gli effetti speciali che portano il film fino alla fine. Tecnologie digitali cui dovrebbero fare riferimento i prima citati film del franchise Transformers che forse, con qualche innovazione in più, potrebbero riuscire a diventare un prodotto discreto almeno dal punto di vista visivo. Nel caso di Pacific Rim sono proprio gli effetti speciali che in qualche modo riescono a salvare il film ricorrendo ad espedienti tecnologici ma soprattutto registici che fanno rimanere lo spettatore concentrato fino alla fine.
Anche il carismatico John Boyega non appare al meglio in questo film soprattutto perché il suo personaggio, che di base potrebbe essere un buon elemento, finisce col diventare il solito figlio di un eroe che non riesce a tenere alto il nome del padre fino a quando un evento catastrofico arriva a risvegliare in lui quell'istinto di "fare del bene" che era proprio del genitore. Le poche peculiarità interessanti iniziali del personaggio si perdono con l'instaurarsi di nuovi legami e con il ritrovamento di vecchi compagni e vecchie abitudini che risveglieranno un senso di condivisione e compassione tipici dei film d'avventura dove il protagonista, dapprima solitario, si riunisce ad un gruppo di persone simili a lui per portare a termine la sua missione. Di trame del genere ormai se ne sono viste tantissime ma, al contrario di questo film, altri titoli sono stati in grado di costruire un personaggio più interessante o di modificare il solito svolgersi dei fatti con elementi inaspettati o imprevisti, alcuni film recenti potrebbero essere Star Trek o I Guardiani della Galassia.
Pacific Rim rimane comunque un discreto prodotto che, più che evolvere l'immaginario di Del Toro, sposta il suo obiettivo nella spettacolarizzazione dell'azione utilizzando le più moderne tecnologie disponibili. Pacific Rim – La Rivolta è nelle sale cinematografiche, anche in 3D, dal 22 Marzo.