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Nimona, recensione del film d’animazione Netflix

Dalle ceneri dei Blue Sky Studios (L'Era Glaciale, Rio) arriva su Netflix Nimona, un'avventura ritmata guidata da personaggi irresistibili, che celebra la diversità immergendo piccoli e adulti in una fiaba dai risvolti mai banali

A partire dal 2018 lo Spider-Man prodotto da Phil Lord e Christopher Miller ha rivoluzionato il modo di fare animazione attraverso un utilizzo innovativo dell’animazione 3D a cui è stata integrata la stilizzazione del disegno 2D e un’infinità di tecniche come l’aberrazione cromatica o la stampa in quadricromia, estremamente fedeli al linguaggio stilistico dei fumetti. La lezione di Lord e Miller non è rimasta inascoltata, film della Pixar come Turning Red o il recente Il Gatto con gli Stivali 2 – L’Ultimo Desiderio della DreamWorks sono il perfetto esempio di come la computer grafica 3D sia in fase di evoluzione, anche grazie ad autori che attingono a piene mani dal ricchissimo immaginario visivo del fumetto americano e dal dinamismo dell’animazione giapponese. Nimona, di cui vi proponiamo la recensione, diretto da Nick Bruno e Troy Quane, è un film che si inserisce perfettamente in questo filone della “nuova animazione” attraverso uno stile immersivo che unisce la profondità di campo del 3D con il dettaglio e la sostanza del disegno a due dimensioni.

La storia si svolge in un regno medievale-futuristico non precisato governato dalla regina Valerin. Gli abitanti del regno sono protetti dall’Elite dei Cavalieri, discendenti diretti dell’eroina Gloreth che mille anni prima salvò il regno da una creatura malvagia. Ballister Blackheart (voce di Riz Ahmed) non discende da Gloreth, ma la regina Valerin andando contro la tradizione decide di proclamarlo eroe per dimostrare che chiunque, attraverso le proprie virtù, può esprimere il proprio valore. Ballister durante la proclamazione è affiancato dal suo fidanzato Ambrosius Goldenloin (Eugene Lee Yang), anch’egli valoroso cavaliere del regno. Un grave incidente costringe Ballister a fuggire e a nascondersi perché incolpato ingiustamente di aver compiuto un omicidio, durante la fuga incontra Nimona (Chloë Grace Moretz), un’esuberante adolescente mutaforma che decide di aiutarlo a dimostrare la sua innocenza.

Una produzione travagliata

Nimona non è un’opera originale ma un adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto di ND Stevenson, fumettista e produttore statunitense. La gestazione del film è stata lunga e travagliata: dopo l’acquisizione dei diritti del fumetto nel 2015 il film doveva essere inizialmente prodotto dai Blue Sky Studios, casa di produzione che ha realizzato film come L’Era Glaciale, Rio e Snoopy & Friends: Il Film dei Peanuts; con l’assimilazione dei 20th Century Studios da parte della The Walt Disney Company nel 2019, i Blue Sky Studios chiusero i battenti e venne bloccata la produzione di Nimona, considerato un progetto troppo audace a causa della sua prevalenza tematica di elementi LGBTQI+. In seguito all’acquisizione del film da parte dell’Annapurna Pictures, Nimona ha finalmente trovato una casa di distribuzione, sbarcando su Netflix il 30 giugno di quest’anno.

I grandi pregi di Nimona che evidenzieremo ora nella recensione, oltre ovviamente alla ricchezza grafica dell’animazione, sono la linearità della narrazione e la capacità di riuscire a tratteggiare i personaggi e le tematiche principali della storia con consapevolezza e tridimensionalità, offrendo elementi di intrattenimento e riflessione mai banali per un’eterogenea fascia di spettatori. Il cuore del film è, ovviamente, rappresentato dal personaggio di Nimona, eroina mutaforma che cambia continuamente il proprio aspetto: da ragazza adolescente a gorilla fino a trasformarsi in un’enorme balena. Proprio a causa di questo suo potere è sempre stata considerata dagli altri un mostro, incapaci di accettarla e affrontare la paura di ciò che appare diverso. Nimona non riesce a soffocare la sua identità di mutaforma, ha imparato a sentirsi a proprio agio nelle sue continue trasformazioni senza apparentemente preoccuparsi troppo di quello che gli altri possano pensare di lei, mascherando così la sua sofferenza e la sua fragilità. Grazie ad un intelligente lavoro di scrittura, le tematiche LGBTQI+ risultano perfettamente integrate alla caratterizzazione dei personaggi principali e sempre al servizio del racconto, che si sviluppa linearmente e con grande ritmo verso un finale emozionante. Lo spirito ribelle di Nimona si riversa anche nella riuscita e dinamica colonna sonora, di cui va evidenziato l’inedito brano punk T-Rex dei K.Flay inserito durante i titoli di coda.

Nimona forse non raggiunge le vette di Spider-Man: Into The Spoder-Verse – come già evidenziato all’inizio della recensione inevitabile pietra di paragone per chiunque si cimenti oggi nell’animazione 3D – ma dimostra sicuramente una chiarezza espositiva e un’ambizione contenuta che rendono la visione fluida e priva di complicazioni narrative che rischierebbero di appesantire la visione come nel recentissimo sequel Spider-Man: Across the Spider-Verse. Il film forse pecca di una regia poco incisiva che, per quanto asservita giustamente al racconto, non è in grado di sorprendere o regalare scene che possano restare impresse nella memoria dello spettatore. A parte quindi qualche piccola riserva sulla regia ben vengano film d’animazione come Nimona, lineare narrativamente e dai risvolti non sorprendenti, ma in cui ogni elemento è curato e funzionale allo sviluppo narrativo del racconto e alla caratterizzazione dei personaggi.

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