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Mr. Ove, la recensione

Dalla Svezia arriva una commedia drammatica che ha conquistato il pubblico in mezzo mondo, la storia di un uomo burbero alla (ri)scoperta dell'amicizia e della generosità.

Rimette prontamente in riga una donna che aveva tentato di mettersi in fila davanti a lui, sbotta contro la cassiera che gli comunica che per usufruire dello sconto deve comprare due mazzi di fiori invece che uno, e infine inveisce contro la responsabile del negozio che è andata a pranzo: è così che facciamo la conoscenza di Mr. Ove (o semplicemente Un uomo chiamato Ove, nel titolo originale), protagonista del film svedese reduce da uno strabiliante successo in patria (più di 1.700.000 spettatori nelle sale).

Mr. Ove, candidato a due premi Oscar tra cui quello come miglior film in lingua straniera e premiato come Miglior commedia agli European Film Awards, è tratto dal best seller L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman, e vede protagonista Rolf Lassgard (ex interprete del commissario Wallander in Tv, e anche nel cast dell’ultimo film di Alexander Payne, Downsizing), mentre è in preparazione un remake americano con Tom Hanks.

Alla vigilia dei 60 anni, Ove si ritrova vedovo e senza più un lavoro, e sfoga sul vicinato la sua ossessione per l’ordine e la pulizia: burbero e meticoloso, si è reso inviso agli altri abitanti del quartiere (che infatti, anni prima, gli avevano preferito un altro vicino per il ruolo di Presidente dell’Associazione dei condomini), di cui tollera a fatica le abitudini e gli animali domestici.

Ove si sente ormai privo di uno scopo al mondo quando, grazie anche all’arrivo di una nuova famiglia di vicini, di cui fa parte l’iraniana Parvaneh (Bahar Pars), comincerà ad aprirsi alla vita e ai rapporti umani.

Se la premessa del racconto può far pensare, per certi versi, a Gran Torino (amore per le macchine compreso: nel caso del personaggio di Clint Eastwood per la Ford del titolo, mentre Ove è un accanito sostenitore della Saab), in realtà i due film hanno poi un tono molto diverso: Mr. Ove è una commedia malinconica che racchiude quasi un film nel film.

Attraverso una serie di flashback, infatti, ci viene pian piano svelato il passato del protagonista (interpretato da giovane da Filip Berg), costellato per lo più di avvenimenti drammatici, da lui affrontati, fin quando possibile, con un candore misto a integrità, ostinazione e, su tutto, l’amore per la moglie Sonja (Ida Engvoll): le scene che ripercorrono l’evolversi della loro storia hanno un’atmosfera quasi fiabesca in certi momenti, per cui il regista Hannes Holm dice di essersi ispirato a film come Forrest Gump e La mia vita a quattro zampe, del connazionale Lasse Halstrom.

Personaggi e situazioni sono filtrati dallo sguardo di Ove, con il suo modo di fare brontolone che si adatta a fatica, e non senza stupore, al mondo di oggi, e questo è l’aspetto più umoristico del film.

La trama non può definirsi esattamente innovativa, così come è in parte prevedibile nella sua semplicità, e la regia, visivamente abile in certi punti, in altri momenti rischia qualche lentezza di troppo.

Mr. Ove è però un film che tocca alcune corde primarie nello spettatore, puntando su sentimenti condivisibili e un linguaggio universale che lascia lo spettatore soddisfatto.

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