Molly’s Game, recensione del film con Jessica Chastain e Kevin Costner
Jessica Chastain protagonista dell'atteso debutto alla regia di Aaron Sorkin, sceneggiatore pluripremiato che racconta un'incredibile storia vera ambientata nel mondo degli incontri clandestini di poker.
di Matilde Capozio / 18.04.2018 Voto: 7/10
C'era comprensibilmente molta attesa intorno all'uscita di Molly's game: si tratta infatti del debutto alla regia di Aaron Sorkin, sceneggiatore pluripremiato, premiato con l'Oscar per il copione di The social network, nonché autore di serie tv di culto (The west wing, The newsroom).
Per il suo esordio dietro la macchina da presa Sorkin si è cimentato con la storia vera di Molly Bloom, definita dai tabloid americani la "Principessa del poker".
Giovane promessa dello sci, costretta ad abbandonare le speranze olimpiche dopo un grave infortunio, subito dopo il college Molly (Jessica Chastain) si trasferisce a Los Angeles per quello che dovrebbe essere un breve intervallo in attesa di proseguire la specializzazione; si ritrova invece a lavorare per un uomo che organizza dei tornei di poker super esclusivi a cui partecipano star del cinema, della musica, dello sport, imprenditori, e milionari di vario genere. Dopo aver imparato i trucchi del mestiere la stessa Molly comincia a gestire gli incontri in prima persona, a Los Angeles e in seguito a New York, prima di finire nel mirino dell'FBI e cominciare una battaglia legale con l'aiuto di un valido avvocato (Idris Elba).
Molly's game si basa sull'omonima autobiografia della stessa Bloom, anche se il libro, come puntualizza l'avvocato nel film, omette alcuni dettagli e termina con l'arresto della protagonista. Il film invece intreccia diversi piani cronologici, alternando l'infanzia e l'adolescenza di Molly, la sua ascesa nel mondo degli incontri clandestini di poker, e la preparazione del processo insieme al suo avvocato.
La vicenda ha avuto un grande eco mediatico soprattutto a causa delle celebrità coinvolte, ma non è questo l'aspetto su cui punta il film, che lascia da parte il gossip e il glamour di Hollywood (anche se alcuni nomi circolano ufficiosamente da anni, nel film sono emblematicamente sintetizzati nel personaggio del "giocatore X", che ha il volto di Michael Cera) per concentrarsi sul percorso tanto umano quanto professionale della protagonista: l'autore parteggia per la propria eroina, esaltandone la capacità di farsi strada in un ambiente al maschile solo grazie alla propria intelligenza e astuzia, sottolineandone la fedeltà ai principi quando rifiuta ripetutamente di fare nomi, andando a cercare la causa e l'origine delle sue azioni nella sua infanzia e nel rapporto tormentato col padre (interpretato da Kevin Costner).
Il soggetto è certamente congeniale ad Aaron Sorkin, che intreccia un biopic con una riflessione su potere e ricchezza, ambizione e dipendenza, mostrando gli aspetti oscuri e disperati sotto le superfici patinate, e raccontando la lotta di una persona sola contro il sistema, ascesa e caduta di un impero. Il film è lungo ma non perde il ritmo, facendo abbondante uso della voce narrante (della stessa Molly) e lanciandosi in spiegazioni tecniche, anche visive, sul gioco del poker.
Molly's game è un'opera prima riuscita, soprattutto grazie al talento per la narrazione del regista/sceneggiatore e alla bravura di tutti i membri del cast.