Memorie di un assassino, recensione del film dal regista di Parasite
Dal regista di 'Parasite', un thriller drammatico che racconta la vera indagine sugli omicidi effettuati da un serial killer a partire dalla fine degli anni '80.
di Matilde Capozio / 12.02.2020 Voto: 7/10
In conseguenza del grandissimo successo di Parasite (fresco trionfatore agli Oscar con quattro statuette, tra cui quella come Miglior Film), esce in Italia Memorie di un assassino – Memories of murder: si tratta del secondo film da regista di Bong Joon-Ho, uscito originariamente nel 2003, visto da milioni di spettatori nelle sale della Corea del Sud, presentato in numerosi Festival del cinema internazionali, e da allora film di culto per i cinefili, uno su tutti Quentin Tarantino che ne è un grandissimo estimatore.
Memorie di un assassino (che con Parasite condivide il protagonista Song Kang-ho, attore feticcio del regista) si basa su uno spettacolo teatrale che a sua volta si ispirava a un vero fatto di cronaca nera, una serie di omicidi avvenuti tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, attribuiti al primo serial killer nella storia sudcoreana. Il film ricostruisce quindi la vicenda, ambientata in un piccolo villaggio, dove la polizia comincia a rinvenire cadaveri di giovani donne abbandonati in campagna da un assassino che sembra non lasciare alcuna traccia.
Al centro della storia ci sono dunque i detective che indagano sul caso, affidandosi a metodi poco ortodossi: siamo infatti in un periodo in cui perfino l'analisi del DNA sembra quasi fantascienza, e manca una vera e propria tecnica investigativa accompagnata da una metodologia scientifica per risolvere casi di questo tipo; ci si affida quindi a interrogatori recitati, pettegolezzi, perfino a sciamani che propongono pratiche rituali per conoscere il volto dell'assassino.
È un thriller drammatico, attraversato da lampi di ironia, realizzato con uno stile naturalmente differente da quello dei polizieschi occidentali, in particolar modo americani, a cui siamo abituati, ma con una sua linearità e chiarezza che lo rendono universalmente comprensibile e apprezzabile; un film lungo, dal passo disteso, che non punta sui momenti d'azione o di suspense, tranne che in un paio di sequenze, ma piuttosto immerge lo spettatore all'interno della storia insieme ai suoi personaggi, fra le strade di campagna bagnate dalla pioggia, nelle grigie stanze del commissariato: luoghi opprimenti, che non lasciano scampo, custodi di misteri, crudeltà o anche di miseria umana più o meno nascosta o esibita.
Memorie di un assassino è un film consigliato a chi voglia scoprire (o riscoprire) le opere di Bong Joon-Ho, e ritrovarvi gusto e tematiche che avrebbero poi contrassegnato il suo cinema, fino ad arrivare proprio a Parasite.