Man Down, la recensione
Man Down di Dito Montiel mostra i drammi interiori che la guerra provoca sull'uomo attraverso un film di grande impatto visivo e con un'ottima interpretazione del suo protagonista.
di Giorgia Tropiano / 07.09.2015 Voto: 7/10
Man Down è il sesto film di Dito Montiel, eclettico autore statunitense, allo stesso tempo scrittore e musicista, che inizia la sua carriera come regista nel 2006 con il suo film più famoso e apprezzato, ovvero Guida per riconoscere i tuoi santi, tratto dal suo omonimo libro del 2003, dove racconta la sua vita da adolescente nel Queens, New York, durante gli anni Ottanta. Ora torna a lavorare di nuovo con uno degli attori di quella pellicola, ovvero Shia LaBeouf, grande protagonista di Man Down. L'opera è presentata in concorso nella sezione Orizzonti alla settantaduesima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Due uomini, due soldati, due amici vagano a piedi per le strade di un'America desolata e distrutta, alla ricerca del bambino scomparso di uno dei due, in uno scenario post-apocalittico; è questo l'inizio del film. Attraverso poi un egregio lavoro di montaggio, la storia man mano prende forma, e tra flashback e flashforward continui, arriviamo a scoprire chi sono i due uomini e perchè il bambino è stato rapito. Gabriel (Shia LaBeouf) è un amorevole padre di famiglia, sua moglie (Kate Mara) e suo figlio sono tutto per lui, loro e il suo migliore amico, Devin (Jay Courtney), cresciuto con lui e quindi come un fratello. E' proprio quest'ultimo a convincerlo ad arruolarsi nell'esercito e quindi è costretto ad abbandonare la propria famiglia quando la guerra chiama.
Dito Montiel crea un'opera di grande impatto visivo ed emotivo, attraverso una bellissima fotografia assistiamo ad America devastata, una devastazione che si scoprirà poi essere molto più profonda, all'interno dell'anima delle persone, che semplicemente esterna. Quello che vediamo rappresentato in quelle immagini altro non è che il correlativo oggettivo di ciò che gli orrori delle guerra provocano nei soldati, nonché una crisi di un'intera nazione. Il post guerra che uccide l'anima di chi vi combatte è mostrato attraverso la mente del protagonista, viviamo tutte le sue paure in prima persona, tutto ciò che sente è rappresentato visivamente sullo schermo, è come se fossimo entrati nella sua testa. Questo non può che amplificare la potenza di quello che vediamo, un'anima spezzata, una vita distrutta, irrecuperabile, il tutto portato avanti da un grande Shia LaBeouf.
Man Down è un film che parla di guerra senza mai farla vedere ma che è forse più efficace di tante altre pellicole che invece scelgono di mostrarla.