Recensione Mai così vicini
'Mai così vicini' è un film scialbo, che ripropone schemi e personaggi visti milioni di volte al cinema. Diane Keaton sembra ormai intrappolata in ruoli sempre uguale e la regia anonima e grigia di Rob Reiner non aiuta il film ad uscire dal pantano della mediocrità.
di Erika Pomella / 09.07.2014 Voto: 5/10
Se si mettono insieme il nome di Rob Reiner e il genere cinematografico della commedia sentimentale non si può fare a meno di richiamare alla mente Harry ti presento Sally, vera e propria pietra miliare del genere, film cult che di generazione in generazione ha insegnato ad un pubblico vastissimo che non si può essere solo un amico per l'altro sesso. Probabilmente è colpa proprio di Harry ti presento Sally se tante persone si sentono un po' depresse durante le feste, specie durante il capodanno. Questa premessa serve a spiegare che il regista non è affatto nuovo a questo tipo di pellicole; film dove l'aspetto sentimentale e quello ironico vanno di pari passo. Elemento, questo, che per esempio troviamo anche nella favola La storia fantastica. Era dunque logico aspettarsi un buon risultato da Mai cosi vicini, ultima fatica del regista che vede nei panni dei protagonisti due mostri sacri come Diane Keaton e Michael Douglas.
Oren (Douglas) è un vedovo arrogante, pieno di sè, egoista. La vita è il suo personale parco giochi, e non ci pensa proprio a cambiare registro. Quando però gli viene affidata la nipotina Sarah (Sterling Jerins) Oren non sa proprio da dove cominciare per reinventarsi nell'insolito ruolo di nonno. Per questo decide di chiedere aiuto a Leah (Keaton), la sua vicina di casa. Anche lei vedova, Leah è l'opposto del suo vicino di casa. Romantica, attenta ai dettagli, ma con una grande insicurezza che la spinge a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro, Leah accetta di aiutare il suo vicino di casa. Ma i caratteri opposti dei due rischiano di mandare la "collaborazione" in frantumi.
La prima cosa che salta all'occhio, in Mai così vicini, è che i due protagonisti sembrano una variante più spenta dei protagonisti di Tutto può succedere. Lì Diane Keaton impersonava Erica, ed anche lì era una donna sola, che nascondeva le sue insicurezze dietro un'iperattività quasi inquietante. Una donna romantica che, nonostante la sua vita e i suoi orari, in fondo cercava l'anima gemella. In Tutto può succedere era interpretata da Jack Nicholson, un attempato single che si godeva la vita, senza pensare minimamente ad un rapporto stabile e duraturo. In Mai così vicini, dunque, si ha per tutto il tempo l'idea di assistere ad un continuo deja vu. Questo anceh a causa dei ruoli che Diane Keaton ha collezionato in questi ultimi anni, in film come Perchè te lo dice mamma, o Il buongiorno del mattino, in cui la sua verve istrionica viene sempre impacchettata in ruoli adorabili che, alla lunga, non sorprendono più e finiscono con l'annoiare.
Così come annoia Mai così vicini: lo sviluppo della trama lo si evince dopo circa cinque secondi di visione. Ma la banalità del racconto non sarebbe un problema se Rob Reiner riuscisse a renderlo accattivante o anche solo divertente. Invece ci si ritrova davanti ad un prodotto filmico che mostra tutte le crepe di un regista stanco, smarrito, che non riesce più a trovare il proprio guizzo creativo. Persino le gag – alcune delle quali sfiorano il cattivo gusto – risultano insipide e scialbe e lasciano lo spettatore in uno stato quasi catatonico, incapace com'è di reagire ad una diegesi che funziona solo per somma di elementi e inquadrature. Peccato.