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Lilli e il Vagabondo, recensione del live action su Disney+
'Lilli e il vagabondo' è il film d'animazione classico del 1955 che ora si propone sotto una nuova veste con il live action della piattaforma Disney+.
di Erika Pomella / 14.04.2020 Voto: 7/10
Come è ormai noto, la Disney ha intrapreso la strada dei remake live action di alcuni dei suoi classici più amati. Sul grande schermo, infatti, sono già arrivate le versioni live de La Bella e La Bestia (con Emma Watson e Dan Stevens di Downton Abbey), de Il Re Leone, passando per il Dumbo rivisitato da Tim Burton e arrivando ad Aladdin, con Will Smith nei panni del genio della lampada. In attesa di vedere quello de La Sirenetta, che suscitò molto scalpore per la scelta di un'attrice molto lontana dai canoni estetici dettati nell'immaginario collettivo dal film d'animazione, Disney si è concentrata su un nuovo film che non è arrivato al cinema, ma ha debuttato direttamente su Disney+ , la piattaforma di video on-demand che lo studio ha lanciato in Italia a fine Marzo e che, nel mondo, ha già superato i 50 milioni di iscritti.
Mentre è stato lanciato il prossimo live action di Robin Hood, la casa di produzione di Walt Disney ha lanciato Lilli e il Vagabondo, storico racconto di una cagnolina domestica che incontra e si innamora di un randagio, che le insegna il sapore della libertà e del coraggio, mentre lei gli fa sentire la necessità della famiglia e del calore di una casa a cui tornare, con un tetto sopra la testa e nessun accalappiacani che ti insegue nelle strade. Il film d'animazione, che risale al 1955, era stato tratto dal racconto firmato da Ward Greene dal titolo Happy Dan, The Cynical Dog, apparso sulla rivista Cosmopolitan. Il Live Action è diretto da Charlie Bean, regista, sceneggiatore e animatore; nel cast, invece, ci sono Thomas Mann, nei panni di Gianni Caro, e Kiersey Clemons, in quelli di tesoro. A loro si aggiunge Yvette Nicole Brown nei panni di zia Sarah (la proprietaria dei terribili gatti siamesi che rappresentano il punto di partenza delle avventure di Lilli) e infine Adrien Martinez, che veste i panni dell'accalappiacani che da la caccia a Biagio, il vagabondo. I protagonisti canini sono invece doppiati da Tessa Thompson (Lilli) e Justin Theroux (il vagabondo). Sam Elliott presta invece la propria voce al vecchio Fedele, per gli amici conosciuto con il nome di Fido, uno dei due cani che abitano accanto alla casa di Lilli.
La trama di Lilli e il Vagabondo dovrebbe essere nota proverbialmente anche ai muri ormai: la cocker spaniel Lilli vive una vita molto bella in casa dei suoi padroni umani, Gianni Caro e Tesoro, un'adorabile coppia che sembra avere tutto. Tuttavia la vita di Lilli comincia a cambiare quando Tesoro annuncia di essere incinta. Il cane non capisce molto quello che sta accadendo intorno a lei, finché non arriva un piccolo umano, il pupo, come viene chiamato nel film d'animazione classico. Dopo la nascita della bambina, Lilli viene lasciata un giorno alle mani della zia Sarah, una donna molto più legata al mondo felino che a quello canino: porta con sé, infatti, i suoi due dispettosi gatti siamesi che distruggono una stanza. La colpa ricade su Lilli che, spaventata dalla zia che le fa mettere una museruola, scappa. Ed è qui che inizia la sua avventura con Biagio, un vagabondo che (nel live action) aveva già incontrato per caso e che le aveva spiegato che cosa era un bambino e che è occupato quasi tutto il tempo a fuggire alla possibilità di finire in un canale e di essere dunque, soppresso. L'amicizia tra lilli e il "vagabondo" li accompagnerà per tutto il tempo che Lilli impiegherà a tornare a casa, con ostacoli e nemici da sconfiggere.
Quando era stato annunciato il remake live action di Lilli e il vagabondo con dei cani veri e propri sono stati in molti a farsi prendere "dall'ansia", a domandarsi sempre che senso avesse tornare a riproporre film che già esistono, rischiando così tanto con un live action. Sebbene rimanga valido il quesito sull'utilità di continuare a pescare nel passato per trovare nuova linfa vitale al racconto (anche se gli incassi degli altri live action spiegano perché la Disney continui su questa rotta), Lilli e il vagabondo si presenta come una pellicola che pur seguendo quasi pedissequamente i frame del film d'animazione, aggiunge un minimo di backstory per il vagabondo e cerca di approfondire ancora di più la personalità dei due protagonisti canini, che si muovono in una New Orleans piena di fascino, dove tuttavia sono state abbattute le dinamiche del discorso di classi sociali e anche di razzismo che, già a metà anni '50, era centrale nel film. Qui tutto è stato un po' appiattito in nome del politically correct, dove i veri nemici sono sempre e solo coloro che non amano i cani. Non che questo sia un vero e proprio difetto, perché ci troviamo comunque davanti a un progetto pensato per passare sul piccolo schermo, all'interno di una piattaforma pensata soprattutto per gli spettatori più giovani (come dimostra la recente censura su Derryl Hannah in Splash – Una sirena a Manhattan). Perciò se pure rimane invariata la sensazione che la Disney fosse più coraggiosa negli anni '50, non possiamo fare alla pellicola la colpa di essersi assestata sul livello creato dalla richiesta di mercato.
Abbastanza buona anche la resa degli effetti visivi, coi cani che sono stati realizzati partendo da cani veri e propri che sono stati poi modificati: a parte in qualche occasione dopo l'artificiosità era troppo evidente (come nella scena dei cuccioli), la resa generale è abbastanza buona da rendere tutto abbastanza credibile e, soprattutto, fruibile. Lilli e il Vagabondo non si può neanche lontanamente definire un capolavoro o anche solo un colpo di fulmine capice di rapirti l'immaginazione, ma senz'altro è un film di buona resa tecnica, con un ritmo tutto sommato buono, che intrattiene e, alla fine dei conti, fa quello che gli viene chiesto.