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Light of My Life, la recensione

Ambientato in una società distopica in cui la maggior parte della popolazione femminile è stata decimata a causa di un'epidemia, Light of My Life, racconta la storia di un padre che dedica la sua vita alla protezione della figlia.

Casey Affleck torna alla regia, dopo la collaborazione con Joaquin Phoenix per il mockumentary Joaquin Phoenix – Io sono qui, con un film che indaga un rapporto padre-figlia un po' atipico dato il contesto in cui è ambientato: Light of My Life.

Rag e suo padre vivono da nomadi, la loro casa è una tenda che, giorno per giorno, spostano da un bosco all'altro. La vita per Rag non è semplice, è una delle poche donne a cui l'epidemia – la Piaga- non ha tolto la vita. Nella società in cui vivono i protagonisti, ormai, le donne sono diventate un bene prezioso e gli uomini a causa di ciò si sono incattiviti. La bambina, infatti, è costretta a vestire con abiti maschili e a tagliare i capelli molto corti per nascondere la sua identità.  

Il padre di Rag ha come unico scopo quello di proteggere sua figlia da pericoli che durante la storia diventano sempre più concreti. Durante i vari flashback che segnano la narrazione, il regista permette allo spettatore di conoscere anche la madre di Rag, interpretata da Elisabeth Moss, la quale, in fin di vita, esprime un unico desiderio: la protezione della figlia.  

Light of My Life contiene molti elementi caratterizzanti del genere distopico, ma non solo. Il rapporto padre-figlia è declinato attraverso molte sfumature, Rag e il padre crescono insieme, affrontano il loro cammino insieme superando ogni avversità. Spesso è la figlia che impartisce lezioni di vita al padre. In questo film spesso il contesto raccontato passa in secondo piano, ciò che conta sono i legami affettivi.  

Il personaggio di Rag subisce un'evoluzione durante il percorso del film, cresce sviluppando il suo carattere, infatti, saranno proprio la sua forza e la sua caparbietà a permetterle di salvare suo padre e sé stessa.  

La scrittura e la regia di Affleck riescono, senza tante pretese, a dare un tono delicato alla narrazione. Il regista sceglie di tenere lo spettatore "vicino" ai protagonisti, infatti, molte scene del film si svolgono in ambienti stretti, confidenziali, come la tenda in cui i due abitano. È come se la tenda rappresentasse il loro piccolo mondo ritagliato in quella società ormai alla deriva.  

Ad esemplificare questo concetto c'è la scena iniziale del film in cui Affleck dedica oltre 10 minuti al racconto di una storia, ripresa in piano sequenza, nella quale Rag e suo padre, distesi nella tenda in mezzo ai boschi, parlano e si confidano. 

È innegabile l'efficacia e la forza emozionale della sequenza, così come l'interpretazione dei due protagonisti. Rag è interpretata dalla giovane e talentuosa Anna Pniowsky, la quale riesce a dare un giusto tono al personaggio. Casey Affleck da un'ennesima prova del suo talento, interpretando il ruolo in maniera limpida e sincera.  

I due attori sono riusciti a creare un'intesa che crea empatia nello spettatore, il quale avverte costantemente la tensione che attraversa il film (sempre sottintesa) che viene spesso esplicitata dalla paura paterna per la propria figlia.  

Il tentativo di Casey Affleck si può dichiarare riuscito, The Light of My Life è un film coinvolgente che, grazie alla sincerità delle emozioni portate in scena dai due protagonisti, riesce a catturare il cuore dello spettatore.  

Il film sarà nelle sale a partire dal 21 novembre (distribuito da Notorious Pictures), dopo essere stato presentato con grande successo alla 69a edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino e ad Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma. 

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