Licorice Pizza
Licorice Pizza

Licorice Pizza, recensione del film di Paul Thomas Anderson


Uno dei più importanti e acclamati registi e sceneggiatori dell'attuale panorama cinematografico realizza una storia che ci porta nella California dei primi anni Settanta, fra primi amori, buffi personaggi del mondo dello spettacolo, e cambiamenti nella società.
Voto: 7/10

Licorice Pizza è ambientato nella California del 1973, dove Gary Valentine (Cooper Hoffman) è uno studente liceale quindicenne, attore da quando era un bambino, il quale un giorno conosce Alana Kane (Alana Haim), che ha una decina d'anni più di lui e se ne innamora a prima vista; lei inizialmente respinge le attenzioni di quel ragazzino intraprendente e chiacchierone, ma ben presto fra i due si sviluppa un'amicizia dai confini incerti, un rapporto che tra alti e bassi li accompagna mentre entrambi cercano la propria strada.

Boy meets girl, dunque, uno dei soggetti più classici del cinema, ma anche racconto di formazione per i due protagonisti che, sebbene in età diversa, si trovano entrambi alle prese con dubbi e insicurezze da un lato, speranze e slancio ottimistico dall'altro, tanto a livello lavorativo quanto sentimentale. Il nuovo film di Paul Thomas Anderson ha fra i suoi primi motivi di interesse, oltre che di commozione, nel casting: uno degli attori feticcio dello sceneggiatore/regista era infatti il grandissimo e compianto Philip Seymour Hoffman, e qui fa il suo debutto al cinema il suo primogenito Cooper, che lo ricorda in alcune movenze ed espressioni; la protagonista femminile è una delle componenti del trio pop-rock Haim, assieme alle sorelle Este e Danielle (che compaiono anche loro nel film, così come i loro genitori Moti e Donna), per cui PTA ha diretto diversi video musicali. I grandi nomi compaiono invece in ruoli secondari, a volte poco più che comparsate, da Bradley Cooper a Sean Penn e Tom Waits fino a John C. Reilly, che interpretano personaggi realmente esistenti o ad essi ispirati, esponenti di quel mondo dello spettacolo di cui fa parte lo stesso Gary (il film nasce proprio da storie e aneddoti raccontati all'autore da Gary Goetzman, ex attore bambino, oggi produttore di successo).

Con Licorice Pizza (titolo ispirato a una vecchia catena di dischi in vinile) Anderson torna nella sua San Fernando Valley, già scenario dei suoi film più famosi, girando su pellicola 35mm con l'utilizzo di lenti più vecchie per ricreare un look anni '70; questo, oltre a elementi come le scenografie, i costumi, la colonna sonora (che comprende, tra gli altri, David Bowie, Paul McCartney, Doors, Nina Simone) ha il risultato di immergere lo spettatore in quel periodo: in maniera simile al tarantiniano C'era una volta a Hollywood, la ricostruzione di un'epoca non si limita a fare da sfondo, ma diventa parte integrante del tessuto narrativo, con le peripezie dei protagonisti che vanno a intrecciarsi con la realtà socio-politica del tempo, con sguardo in parte nostalgico ma anche ironico.

La trama di Licorice Pizza procede spesso in maniera fluida, non necessariamente compatta, un collage di situazioni che spesso ruotano intorno a personaggi grotteschi e bizzarri, incontri a volte solo fugaci, mentre seguiamo i due protagonisti muoversi, letteralmente, lungo la loro storia: dal primo incontro, una lunga camminata con lui a placcare lei da vicino, alle corse a perdifiato che li spingono l'uno verso l'altra, fin quando non ci si trova a bordo di un camion senza carburante e non si può che lasciarsi trasportare dalla strada, dove la sfida a quel punto è cercare di non sbandare e restare in carreggiata, manovrando abilmente il mezzo fino a riprendere il controllo sul proprio percorso.

Anderson si dimostra ancora una volta regista particolarmente capace e ispirato nella direzione degli attori, e qui riesce a valorizzare al massimo la freschezza, la spontaneità e l'alchimia dei suoi due protagonisti esordienti; a differenza della fredda perfezione formale del precedente Il filo nascosto, qui invece troviamo atmosfere colorate, allegramente scombinate e gioiosamente incerte, per una storia che punta soprattutto a far presa dal punto di vista emotivo, un viaggio indietro nel tempo carico di affetto ed empatia.

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
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