

Leatherface, la recensione
Gli amanti del genere troveranno estrema (in tutti i sensi) soddisfazione in questo slasher che rende omaggio al cult di Hooper.
di redazione / 14.09.2017 Voto: 8/10
Ci avevano scandalizzato con "A l'interiour" nel periodo in cui la new wave dell'horror francese stava prendendo il largo con capolavori come "Martyrs" ed "Alta Tensione". La coppa Bustillo-Maury fa ancora una volta centro e, al primo film con produzione a stelle e strisce, crea uno slasher di tutto rispetto e di come non si vedeva da anni. E lo fanno con un prequel, Leatherface. Scelta azzardata se consideriamo che viene tirata in ballo una delle saghe più nobili nel cinema horror, quella di "Non Aprite Quella Porta", il cult del recentemente Tobe Hooper, qui nelle vesti di produttore esecutivo. Un vero peccato che non sia riuscito a vedere il prodotto finale. Una spirale di follia che impiega solo una manciata di secondi a trascinare con sè lo spettatore.
Non c'è posto per i buoni né tantomeno per la gente sana di mente. La follia tocca le corde e si fa leitmotiv di tutto il film. Nemmeno il braccio armato della legge è esente dalla cieca rabbia dettata dalla pazzia, come lo sceriffo Hartman che dà la caccia ai quattro evasi dal manicomio texano, accecato dalla vendetta nel voler giustiziare la persona che dieci anni prima uccise la figlia. E poco importa che la persona in questione sia un semplice ostaggio in balia di Ike e Clarice, due novelli Bonnie e Clyde mossi dall'incontrollabile pulsione di morte insita in loro. A spezzare questo contesto schizofrenico c'è la sola Lizzie, un'infrermiera anch'essa presa come ostaggio ed in balia degli eventi e delle costanti minacce della coppia. Bustillo e Maury costruiscono un film pregno di citazioni di quei maestri che hanno influenzato la carriera dei giovani registi francesi. Nei molteplici omicidi si notano molte analogie ai due capolavori "Profondo Rosso" e "Suspiria", uniti da un unico cadavere. Ma non solo Argento. C'è anche il maestro delle citazioni, Quentin Tarantino, con scene che rimandano inequivocabilmente a "Pulp Fiction" e "Kill Bill". Ed in fondo, c'è anche la scena più cruda di "American History X". Un cocktail sapiente che impreziosisce Leatherface ed aumenta il suo tasso estremo e disturbante. Quando fanno di testa propria, Bustillo e Maury ci regalano scene disturbanti, quasi gore, come un amplesso in cui viene coinvolto un cadavere e cadaveri smembrati con somma solerzia e poca perizia.
I due registi francesi hanno costruito un ottimo film in tempi record, in meno di un mese. Gli amanti del genere troveranno estrema (in tutti i sensi) soddisfazione in questo slasher che rende omaggio al cult di Hooper e che al contempo ne disegna un'ideale prequel senza scadere nel banale o nell'eccessiva retorica. Analizzare le origini del male non è mai un lavoro semplice, soprattutto quando si tratta di cult dell'horror che hanno segnato generazioni e che sono entrati nell'immaginario collettivo. Un film potente, disturbante che negli USA si è preso la Rated R, il nostro VM18. Una perla del cinema di genere che si candida ad essere uno dei migliori horror della stagione, se non il migliore.