Last Light, recensione della miniserie apocalittica con Matthew Fox e Joanne Froggatt
Un thriller apocalittico che parte da una premessa spaventosa ma plausibile per coniugare scene d'azione alle peripezie di una famiglia che lotta per ricongiungersi, interpretato dalle star di Lost e Downton Abbey.
di Matilde Capozio / 17.03.2023 Voto: 6/10
Tra i nuovi arrivi su Prime Video, troviamo Last light, miniserie in cinque episodi che sta fra la fantascienza distopica e i riferimenti al presente: Andy Yeats (Matthew Fox) è uno stimato ingegnere petrolchimico che vive nel Regno Unito con la moglie Elena (Joanne Froggatt), la figlia adolescente Laura (Alyth Ross), convinta ambientalista, e il figlio Sam (Taylor Fay), un bambino affetto da una malattia degenerativa che porta alla cecità; la famiglia si trova alla vigilia di un momento importante, perché Sam sta per sottoporsi, in un ospedale parigino, a un intervento per riacquistare la vista, quando Andy è improvvisamente costretto a partire per un viaggio di lavoro: la sua presenza è richiesta con urgenza in un Paese medio-orientale, dove si sta verificando una crisi mai vista e apparentemente inspiegabile che riguarda il petrolio.
Una volta giunto sul posto, però, Andy capisce che la situazione è molto più grave del previsto e in breve tempo il mondo intero precipita nel caos, mentre la sua famiglia si ritrova separata: Elena e Sam sono in Francia, mentre Laura è rimasta a Londra. Ciascuno di loro deve lottare per la sopravvivenza, e nel frattempo si cerca di capire chi o cosa ci sia dietro questi eventi catastrofici, e se qualcuno dei protagonisti abbia la capacità di fermarli.
La serie, tratta da un romanzo dell'inglese Alex Scarrow, adattato dagli sceneggiatori del primo Tomb Raider cinematografico e diretta da Dennie Gordon, è dunque un thriller apocalittico su scenario globale dai forti richiami all'attualità: la dipendenza della nostra società dal petrolio è un valido spunto per la trama perché l'idea di una crisi come quella qui suggerita è spaventosamente plausibile; la serie inoltre rimarca l'ambiguità e le contraddizioni spesso connesse ad alcuni argomenti di estrema rilevanza a livello sociale, economico e politico, e quindi come solitamente dai grandi idealismi si finisca per scendere a compromessi, specialmente quando ci sono in ballo forti interessi e certe comodità dell'era moderna.
Partendo quindi da una premessa interessante, Last light diventa poi una storia che sa in parte di già visto, con una sceneggiatura che, se non proprio forzata, in alcuni punti è quantomeno un po' grossolana, senza lavorare sui dettagli o andare davvero in profondità; è un prodotto che probabilmente non ha potuto contare su investimenti produttivi pari ad altri titoli più acclamati, e quindi anche le scene d'azione rimangono nella media, senza avere grandi elementi di spicco. Per quanto riguarda il versante umano, invece, i personaggi principali sono tutti affidati a volti noti delle serie tv: Fox, che aveva raggiunto la fama nei primi anni duemila grazie a Lost ma poi era quasi scomparso dagli schermi, Froggatt che da Downton Abbey in poi sembra un po' condannata alle parti di donne e madri sofferenti, e poi troviamo anche Tom Wlaschiha, ormai specializzato in personaggi ambigui, con Game of Thrones e, più di recente, Stranger Things; le interpretazioni restano però un po' troppo anonime, senza avere una forza e uno spessore tali che avrebbero aggiunto qualcosa in più al coinvolgimento emotivo dello spettatore, dando più impatto anche alla conclusione.
Last light resta dunque una serie che si lascia guardare senza troppe pretese, che affronta tematiche riconoscibili e attuali con uno sviluppo non particolarmente originale ma che punta su situazioni collaudate, supportate da un cast internazionale.