La libertà non deve morire in mare di Alfredo Lo Piero
La libertà non deve morire in mare di Alfredo Lo Piero

La liberta’ non deve morire in mare, la recensione


'La libertà non deve morire in mare', il docufilm di Alfredo Lo Piero, da voce ai diretti interessati, ai testimoni di questo immenso e attuale dramma umano che sono i flussi migratori che approdano incessantemente sulle nostre coste, in particolare, quelle di Lampedusa. Si tratta di un'opera illuminante e toccante che mostra tutto ciò che accade, si vive e si prova durante i salvataggi in mare. Un documento prezioso di un'umanità sofferente e di quella generosa, che tende la mano a chi chiede disperatamente di essere salvato.
Voto: 8/10

"La libertà non deve morire in mare" di Alfredo Lo Piero è uno dei docufilm più belli, incisivi e autentici che abbia mai avuto modo di vedere sull'argomento quanto mai attuale delle migliaia e migliaia di migranti che sbarcano ogni giorno sulle coste italiane con la speranza di trovare un futuro migliore e invece trovano spesso la morte nelle nostre acque. Se ne parla spesso con l'asetticità dei numeri, di chi ce l'ha fatta e di chi no. Ma dietro quelle stime numeriche ci sono vite, legami familiari e sogni spezzati, sogni ancora da inseguire e storie, soprattutto, ci sono storie umane dietro cifre che quasi non ci scandalizzano più, non ci destano dall'assuefazione ormai latente con cui se ne sente parlare quotidianamente. E il docufilm punta proprio a questo, a porre in attenzione, a scuotere le coscienze di chi vuole conoscere davvero, per amore della verità, qual è la situazione recente di questo enorme dramma umano che sta segnando l'umanità.  

Il bravo regista documentarista siciliano Lo Piero con grande sensibilità e semplicità ha realizzato un documento umano che dice tutto sullo stato del tragico fenomeno, ed è riuscito a farlo dando voce ai diretti interessati. E a chi meglio di loro si può dare ascolto come portatori di verità? I testimoni, dunque, sono i sopravvissuti alla grande traversata, chi ce l'ha fatta, ma che mai dimenticherà di aver visto la morte in faccia; chi è rimasto dall'altra parte della barricata, a "casa sua", tra le rovine di guerre assassine; i medici, che negli ospedali, prima dei bombombardamenti, hanno tentato di salvare chiunque e di fare il possibile senza fermarsi un attimo; i "nostri" soccorritori italiani, dalla Croce Rossa, alla Guardia Costiera e la Guardia di Finanza che sorvegliano le acque e fanno il possibile per mettere in salvo chi arriva sui barconi affollati in maniera disumana; semplici pescatori o subacquei abitanti dell'isola di Lampedusa che hanno visto uomini in mare che tendevano la mano e neppure per un attimo si sono chiesti cosa fosse giusto fare in quel momento. Perchè succede proprio così, come dice il regista, "il sangue degli uomini è rosso, sopra e sotto il mare, e le lacrime hanno lo stesso sapore dell'acqua salata sotto qualsiasi latitudine. "Dell'isola diventi ospite desiderato" e lo diventi qualunque sia la tua origine, la tua carnagione, il cielo sotto il quale hai dormito e quello in cui credi." E sono proprio i lampedusani, grande esempio di genorosità, i primi a sapere quale sia la cosa più giusta da fare quando si parla di uomini in mare. E la risposta la si può leggere nei loro occhi o nel tono della loro voce con il tipico accento siculo rotto dall'emozione, quell'emozione di aver partecipato alla salvezza di un altro essere umano, e contemporaneamente di aver assistito alla morte per annegamento di chissà quanti altri. "Soccorrere": diritto e dovere, e quelle mani tese che chiedono aiuto, quegli occhi rivolti verso l'altro mentre scivolano giù ingoiati dal mare profondo e buio, no, i testimoni di questa continua sciagura umana, non potranno dimenticarli mai.

Ma il mare è e deve essere fonte di vita, come dice un pescatore, e "la libertà non deve morire in  mare. Anche se la mia era già morta in terra, la libertà non deve morire comunque" dice un sopravvissuto. Ed è così, la libertà è e deve essere un valore riconosciuto universalmente, non chiudibile, non confinabile, per definizione.

"La libertà non deve finire in mare" è una gran bell'opera ottimamente realizzata con la partecipazione, la competenza e l'entusiasmo di tutti in maniera gratuita, tanto è stato il desiderio di contribuire a creare un documento che scuotesse le coscienze di tutti, soprattutti dei più restii all'argomento. Essa non vuole essere un'opera di strumentalizzazione politica, bensì un modo per far conoscere, per far sentire la voce di chi questo dramma della migrazione lo vive ogni giorno. Perchè solo quando si sa, si conosce qualcosa, è possibile farsi una propria opinione critica. Proprio a questo mira questo bel lavoro di approfondimento umano, alla maggiore diffusione possibile; nelle scuole, nei canali tv, nei cinema; per combattere, con la voce dei superstiti, la cattiva comunicazione e le fake news, che vogliono far credere che il fenomeno sia sotto controllo, ma che è solo un girarsi dall'altra parte e non guardare in faccia i volti, gli occhi e la disperazione di chi questa tragedia la sta vivendo sulla propria pelle. Perchè il rischio è proprio che questo buon docufilm lo veda chi è già d'accordo.

Quindi, fatevi un regalo, comprate un biglietto per voi e per un'altra persona e fate il passaparola, dal 27 settembre "La libertà non deve finire in mare" vi aspetta nelle sale cinematografiche per portarvi direttamente con il cuore e la mente a Lampedusa.

Valutazione di Marica Miozzi: 8 su 10
La liberta’ non deve morire in mare
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