'La casa delle bambole - Ghostland' è un film che, pur cadendo in alcune trappole del genere di appartenenza, finisce col colpire lo spettatore con un uso sapiente dell'inquietudine e un ribaltamento molto intelligente dell'idea di soggettività.
Arriverà nelle sale il prossimo 6 Dicembre La casa delle bambole – Ghostland, il film scritto e diretto da Pascal Laugier, distribuito in Italia da Midnight Factory, etichetta di Koch Media. La pellicola, di genere horror, si concentra sulla storia di Beth e Vera, due sorelle che, insieme alla madre Pauline (Mylène Farmer), si trasferiscono nella casa di una vecchia parente. Le quattro pareti sono piene di bambole e oggetti inquietanti che da una parte nutrono la vena fantasiosa di Beth, che sogna di scrivere storie degne di Lovecraft; dall'altra, invece, convincono Vera di aver fatto uno sbaglio ad accettare il trasloco. Se Beth ha sempre un libro tra le mani, Vera non si stacca mai dal suo telefono. Tuttavia, durante la prima notte nella nuova casa, con Vera che si sente meno amata rispetto alla sorella, le tre donne vengono assalite da due strani personaggi. L'intrusione avrà un impatto incredibile sulle due e anni dopo Beth (la Crystal Reed di Teen Wolf), divenuta ormai una scrittrice di successo con il suo ultimo romanzo Ghostland, riceve una chiamata da parte della sorella Vera (Anastasia Phillips), che non ha mai superato il trauma dell'aggressione. Beth, dunque, è costretta a tornare a casa dalla madre per assicurarsi che tutto sia in ordine …
La casa delle bambole – Ghostland è un film horror che appare pienamente consapevole del genere a cui decide di appartenere. La pellicola, infatti, gioca con molti stereotipi del genere: una casa che rimanda gli echi di aggressioni e che sembra essere rimasta intrappolata in una realtà che trasuda sangue; sensi di attesa dilatati e amplificati da suoni che tengono lo spettatore sulle spine; e, infine, il ricorso alle due sorelle, una più fantasiosa e un'altra testardamente legata alla realtà. Su tutto questo regna il peso di un'iconografia – quella legata alle bambole – che trasuda inquietudine e che si fa terrore quando viene associata ai mostri che irrompono nelle vite di Beth e Vera, rischiando di distruggerla. Ma a queste scelte che potrebbero apparire quasi banali, Pascal Laugier contrappone una costruzione scenica che riscrive, narrativamente, l'idea di un film girato e raccontato in soggettiva. Non tanto per la tecnica di ripresa scelta per raccontare la sua visione personale di quello che un film horror dovrebbe essere, ma per la scelta narrativa di raccontare la verità attraverso lo sguardo fantasioso di una ragazza che ama Lovecraft e sogna di diventare ricca raccontando storie. Non possiamo avventurarci molto più a fondo nella descrizione di quanto sia stata geniale questa scelta stilistica da parte del regista e sceneggiatore, perché La casa delle bambole è quel genere di film che non può essere presentato in anticipo, ma che anzi deve aprirsi davanti allo sguardo dello spettatore senza che egli sia messo a parte dei segreti e delle idee che lo compongono.
Il risultato è un film che può intendersi horror nel senso più spaventoso del termine. Un film che pone al proprio centro narrativo una casa che respira e che scricchiola, che piega le dita e si intromette nei sogni. Una casa che si dipana sullo schermo come un labirinto da cui è impossibile uscire, neanche conoscendone la struttura a memoria. Una pellicola, questo Ghostland che più che a prenderti di sorpresa con visioni improvvise e suoni che si alzano all'improvviso per aumentare la corsa dei battiti cardiaci, mira a colpire lo spettatore con un senso sempre crescente di inquietudine, una sensazione che rimane addosso a chi è seduto in poltrona anche nelle ore successive alla conclusione della visione. Non che questo significhi che il film sia esente da difetti. Beth, il personaggio interpretato non troppo bene da Crystal Reed, viene ridotto molto spesso a una ragazzina spaventata che non fa altro che piangere e piangere e piangere. Un vero peccato, perché il potenziale avrebbe potuto portare alla costruzione di un personaggio davvero incredibile, che avrebbe potuto giocare molto su quel senso di colpa dei sopravvissuti che colpisce tutti coloro che riescono a uscire fuori da una tragedia molto meglio dei propri familiari o amici. Invece Beth si riduce ad un ammasso di carne che piange per qualsiasi cosa, facendo sì che il personaggio perda molta della sua forza. Inoltre, pur riuscendo a sorprendere lo spettatore e a giocare furbamente con le sue aspettative, la sceneggiatura del film finisce anche con il cadere in alcune trappole ormai vetuste del genere: come la polizia che non riesce mai a non farsi fregare dai cattivi o che nessuno voglia mai credere a qualcuno che lamenta un qualche disagio. Ma al di là di questi difetti (quasi del tutto perdonabili) Il gioco delle bambole costruisce un impianto narrativo e visivo da brividi, che spaventa per la possibile aderenza alla realtà. Un film che più che farvi urlare di paura, vi farà restare immobile, con gli occhi spalancati, chiedendovi se il destino delle sorelle Beth e Vera potrebbe accadere anche a voi. Da non dormirci la notte.
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