Un film coraggioso che mette in campo tanti elementi importanti ma che ci fa riflettere sulla solitudine, quella vera, di Norman e di tutte le persone come lui. Richard Gere ci regala un'interpretazione elegante e sofferente ma che lascia spazio anche a risvolti comici che acuiscono la tenerezza sprigionata dal personaggio da lui interpretato.
Norman Oppenheimer è un uomo anziano che vive a New York. Tutti lo conoscono ma nessuno sa chi sia veramente. Norman passa le giornate a vagare per la Grande Mela con l’intento di realizzare i desideri di persone più o meno influenti convinto che poi questi possano diventare delle importanti carte da giocare in accordi successivi. L’incontro con Micha Esher, diplomatico israeliano, cambierà totalmente il gioco di Norman fino a portarlo ad una scelta definitiva per la sua vita.
L’incredibile vita di Norman (id. Norman) è una delicata commedia che vede come protagonista Richard Gere nei panni del protagonista Norman ma non si limita solamente alla solita e banale trama da commedia dove tutto sembra dover ritornare al posto giusto, anzi, sembra piuttosto una di quelle tragedie che vengono rappresentate a teatro. Anche la divisione in atti del film pare indicare una chiave di lettura diretta più verso la drammaticità che verso la commedia ed è solo vivendo il film che lo spettatore si rende conto della sofferenza intrinseca del personaggio e della solitudine che lo pervade.
A sostenere Gere nelle sue imprese ci sono anche Michael Sheen, Steve Buscemi, Charlotte Gainsbourg, Dan Stevens e Lior Ashkenazi, un attore israeliano che è stato presente in concorso a Venezia74 in ben due pellicole tra cui Foxtrot.
La vita di Norman è così difficile e complicata da non venire mai svelata nella sua completezza tanto che non sappiamo quanto effettivamente le storie che l’uomo racconta ai suoi potenziali “clienti” siano veritiere. Ciò che sappiamo e ciò su cui si basa l’intero film è che Norman è una persona generosa che vuole la felicità di tutte le persone che incontra in modo tale che queste possano anche rendere felice lui stesso. Ma quando le relazioni che Norman crea vanno a toccare i rapporti che una personalità influente come il Primo Ministro Israeliano va a stringere con gli Stati Uniti allora le cose diventano più complicate da gestire per l’uomo che, trovatosi solo, cerca fino all’ultimo di sistemare la situazione per soddisfare tutti i suoi “amici”.
Il film si apre comicamente in quanto arriviamo alla conoscenza del protagonista tramite le “mappe di persone” che è solito disegnare per risolvere i problemi. Allo spettatore appare buffo vedere un signore sulla settantina, vestito di tutto punto, seguire incessantemente la sua “preda” a qualsiasi ora del giorno ma, come si dice, non è tutto oro quello che luccica. Il regista ci fa conoscere Norman come lo conoscono anche i suoi clienti: la quotidianità viene interrotta dalla presenza di un signore per bene con una parlantina elitaria che elargisce biglietti da visita appena ne ha l’occasione. È solo con il passare del tempo che la commedia lascia spazio alla drammaticità della vita di Norman. Norman è solo, si veste sempre con gli stessi abiti, non ha una casa, mangia quello che trova nella dispensa dell’edificio della comunità ebraica di New York, non ha amici né parenti, è allergico alle arachidi e l’inseguimento assiduo di alcune persone influenti di New York, che ai nostri occhi sembra una gag comica, non è altro che un’ossessione che porta Norman a diventare sempre più evidentemente un outsider della società.
L’incredibile vita di Norman è un film coraggioso che mette in campo due realtà di cui si parla poco oggigiorno: la comunità ebraica e quella israeliana. È un film capace di prendere una posizione crudele nei confronti della vita e, come il suo protagonista, è un outsider che meriterebbe quei riconoscimenti che Norman non è mai riuscito ad ottenere.
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