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L’Evocazione – The Conjuring

Recensione del thriller L'Evocazione - The Conjuring con Patrick Wilson e Vera Farmiga: James Wan mostra solo l'orrore indispensabile, con molta suspance e attesa, demoni e streghe. La parte legata alla possessione è però debole.

In un rito demoniaco – laddove, cioè, è preponderante la presenza di uno spirito maligno – sono tre le fasi che bisogna aspettarsi: infestazione, ossessione e possessione. A spiegarlo ad un pubblico di attenti uditori sono Ed e Lorraine Warren, due coniugi studiosi del paranormale, le cue esperienze soprannaturali hanno già ispirato la saga di Amityville Horror. Ora a prendere ispirazione dagli studi dei due ricercatori è il regista James Wan – che già aveva spaventato le platee di tutto il mondo con il terrificante Insidious, dopo aver debuttato alla regia con Saw. Proprio come un vero rito demoniaco anche L'evocazione sembra dividersi drammaturgicamente in tre fasi, che ricalcano quelle già citate: infestazione, ossessione e possessione. E se le prime due trovano un buon riscontro sullo schermo, lo stesso non si può dire dell'ultima parte, che appare di certo la più debole.

Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson Vera Farmiga) sono da anni studiosi del sovrannaturale, considerati da molti delle vere e proprie guide nel mondo demoniaco, e da altri degli stolti con un bel bagaglio di storie inventate. Carolyn e Roger Perron (Ron Livingston Lili Taylor) si sono da poco trasferiti insieme alle cinque figlie in un vecchio casale ottenuto ad un asta fallimentare. Bastano pochi giorni di permanenza perchè strani episodi comincino a presentarsi: orologi che si fermano ogni notte alle 3.07, odori putrescenti che si spandono nelle stanze, animali che cadono morti ai lati della casa, strani rumori, presenze che sembrano essere visibili solo alla figlia più piccola … Quando la situazione si fa del tutto invivibile, Carolyn decide di chiedere aiuto ai coniugi Warren, che lasciando la propria figlia alle cure della nonna materna, in una casa piena di vecchi cimeli demoniaci, partono alla volta del casale, per scacciare una volta per tutte le varie entità che popolano la casa.

Come si diceva, L'evocazione può essere diviso idealmente in tre macro-sequenze con l'aggiunta di un prologo iniziale ambientato negli anni '60 (il resto del film è ambientato nel '71), dove i coniugi Warren entrano in contatto con un manufatto oscuro che si scoprirà importante nel dispiegarsi della storia. La prima parte del film, quella in cui la casa dei coniugi Perron comincia a mostrarsi infestata, è di sicuro la più riuscita della pellicola. Silenzi e cambi repentini di inquadratura, alternati a rumori improvvisi e a scene fortemente inquietanti tengono lo spettatore sul proverbiale filo del rasoio, impedendogli di rilassarli. Il casale infestato, con le sue porte che sbattono, la cantina buia e le scale ripide sempre imbevute di oscurità, giocano con la tradizione horror classica, facendo leva sui clichè del genere che, tuttavia, si mostrano sempre funzionali. Facendo leva sulle paure adamitiche dell'umanità, L'evocazione gioca la carta preferita del genere orrorifico: trasmuta un luogo sicuro in una prigione infernale. Il concetto di "casa" viene come maledetto, privato della sua aurea di tradizionale serenità. Il luogo dove si cresce e si vive diventa una rivisitazione di qualche girone infernale, dove i personaggi si trovano intrappolati, chiusi in un mondo fatto di storie spaventose e di nenie sottili sussurrate da un vecchio carillon.

L'ottima scelta di James Wan di mostrare solo l'orrore indispensabile – senza, quindi, esagerare con la messa in scena di fantasmi o demoni – si mostra senz'altro fruttuosa. L'immaginazione dello spettatore, che si immedesima nei protagonisti che affermano di vedere qualcosa, può così liberarsi in tutte le sue terribili creazioni, e lo spavento che ne risulta è decisamente maggiore. Suspance e attesa sono i sentimenti che più di tutti accompagnano questa prima parte, portando lo stesso stato di terrore anche nella parte centrale, quando cioè i coniugi Warren arrivano a cercare prove utili a convincere la Chiesa ad attuare un esorcismo. In questa prima ora di visione c'è davvero poco che manchi: dai demoni alle streghe, dai suicidi agli efferati omicidi, passando per bambole di ceramica difficilmente dimenticabili e temporali spaventosi. Quando, tuttavia, il mistero legato al casale viene compreso il film perde la sua marcia in più.

In L'evocazione la parte legata alla possessione – e, di conseguenza, al tentativo di esorcismo – è la più debole. L'attenzione dello spettatore, che fino a quel momento era rimasta vigile, si accartoccia su se stessa e l'attesa della fine della pellicola prende il sopravvento anche sulla tensione legata allo scioglimento dei nodi drammaturgici.

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