Ritorno del regista di culto Terrence Malick, cast stellare per un'opera affascinante ma poco scorrevole.
Knight of Cups racconta la vita di Rick (Christian Bale), uno sceneggiatore che si muove tra Los Angeles e Las Vegas, disilluso e smarrito in un'esistenza di cui non riesce a trovare il senso: lo vediamo destreggiarsi tra i difficili rapporti con il padre e il fratello, e una serie di relazioni con bellissime donne.
Questa, in poche righe, la trama di un'opera a cui però bisogna aggiungere un'indispensabile precisazione: si tratta di un lavoro di Terrence Malick. Annunciato, atteso, rinviato, il settimo film del regista americano arriva infine nelle nostre sale, dopo la presentazione al Festival di Berlino 2015, a sua volta seguita a una post-produzione di circa due anni.
Malick, da anni avverso a qualsiasi forma di promozione mediatica, è noto infatti per uno stile e un processo di lavorazione del tutto personale: per Knight of Cups non ha fornito una vera e propria sceneggiatura, ma alcune pagine di dialogo e descrizione dei personaggi, affidandosi in gran parte all'improvvisazione durante le riprese.
Il Cavaliere di coppe del titolo fa riferimento a una carta dei tarocchi, dai molteplici significati: simboleggia cambiamenti e nuove opportunità, anche in campo sentimentale, un artista e un sognatore che si annoia facilmente; se capovolto, rappresenta inaffidabilità, false promesse, inganno. E non è il solo riferimento alle famose carte: il film infatti è diviso in vari capitoli, che prendono il nome (tranne che in un caso) da altrettante carte dei tarocchi, ciascuno dei quali ruota intorno a una persona diversa.
Altre fonti di ispirazione sono l'allegoria Il pellegrinaggio del cristiano, gli Atti di Tommaso, e il filosofo e mistico persiano Sohravardi: la storia del protagonista assume insomma i connotati di un viaggio metaforico e spirituale, e anche il tema musicale ricorrente è un vecchio brano, dal titolo simbolico di Exodus.
Come di consueto nei film di Malick, dialoghi ridotti all'osso, presenza costante del voice over, e una narrazione che si snoda attraverso il flusso delle immagini, esaltando le locations: dagli interni lussuosi ma asettici alle strade che si perdono a vista d'occhio, e su tutto la potenza irrefrenabile della natura.
Il mestiere del protagonista dà spazio anche a uno sguardo critico sull'ambiente hollywoodiano, dal lusso sfrenato che nasconde vuoto e superficialità.
Knight of Cups è però svuotato al massimo della trama, in cui l'anello debole diventa paradossalmente un protagonista privo di definizione e profondità, mentre le scene più intense sono affidate ad alcuni dei suoi comprimari: un cast comunque stellare, che comprende Cate Blanchett, Natalie Portman, Antonio Banderas, Freida Pinto, Wes Bentley e altri (alcuni dei quali compariranno anche nel prossimo lavoro del regista, girato a ridosso di questo).
Malick conferma quindi la capacità di creare immagini esteticamente bellissime, specialmente quando indugia sul paesaggio e su volti e corpi delle sue attrici; una certa ripetitività però, oltre alla prevedibile lentezza, rendono questo film un'opera più ostica che travolgente, e rimane la sensazione di avere un po' sprecato un cast di tale calibro.
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