Jackie e Ryan
Jackie e Ryan

Venezia 71: Jackie e Ryan, la Recensione


Un ex cantante country che lotta per l'affidamento della custodia di sua figlia e un musicista folk che girovaga per l'America con zaino e chitarra in spalla incrociano le loro strade in un paesino dello Utah.
Voto: 8/10

Un ex cantante country che lotta per l'affidamento della custodia di sua figlia e un musicista folk che girovaga per l'America con zaino e chitarra in spalla incrociano le loro strade in un paesino dello Utah. Jackie (Katherine Heigl) cerca i soldi per pagare l'avvocato che dovrà assisterla nella causa di divorzio con il marito e Ryan (Ben Barnes) quelli per comprarsi una nuova chitarra, entrambi accumunati dalla passione per la musica iniziano a viaggiare su binari paralleli aiutandosi vicendevolmente ma continuando comunque a conservare una certa indipendenza.

"Qualche anno fa, mentre camminavo lungo South Congress Avenue ad Austin, ho sentito un gruppo di musicisti di strada suonare il tipo di musica degli inizi del XX secolo che ricordavo di aver ascoltato ai Fiddler's Gatherings in Indiana. Il livello era stupefacente e ho attaccato discorso con il suonatore di banjo, che mi ha detto che i membri del gruppo erano vagabondi che saltavano sui treni in corsa per non pagare il biglietto e si separavano e si ritrovavano ogni volta in un'altra città con formazioni sempre diverse. Sono rimasta colpita dal fatto che, nel momento di massima commercializzazione del mercato cinematografico statunitense, esistesse un gruppo di ragazzi il cui obiettivo era semplicemente raggiungere l'eccellenza nell'esecuzione della musica che amavano e poi cercare di vivere alla giornata suonando quella musica. Difficile non rispettarli. O non voler raccontare una storia sulla loro vita". È Ami Canaan Mann a spiegare la genesi di Jackie e Ryan, secondo lungometraggio (alla 71a Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti) per la regista figlia di Michael Mann che già nel 2011 aveva presentato al lido Le paludi della morte. Una storia d'amore contemporanea sullo sfondo di un'America che ricorda i road movie anni '70 e lo spirito della crisi economica e della grande depressione degli anni '30 attraverso gli sconfinati orizzonti e i paesaggi deserti e rocciosi dello Utah ma soprattutto tramite le note nostalgiche di una colonna sonora intra e d extra diegetica.

Jackie e Ryan è profondamente femminile e se c'è un merito che va innanzitutto riconosciuto alla Mann è la sua capacità di isolare i personaggi nella loro intimità facendo sì che sia la sola macchina da presa ad esplicitare i rapporti. Basta guardare attraverso l'obiettivo e osservare semplici episodi di vita quotidiana per intuire le tensioni emotive che ci sono e si creano fra i protagonisti. Il solo fatto di incontrarsi e stare insieme per un certo periodo di tempo cambia le vite di Jackie e Ryan, il loro è un amore effimero, forse solo temporaneo, e non necessariamente Ryan riuscirà ad avere un contratto discografico o diverrà un padre per la figlia di Jackie sebbene il finale induca a pensare ad una certa evoluzione della storia. Ad Ami Canaan Mann interessa mostrare lo spaccato di un'umanità confusa e che spesso va alla deriva, aprire una finestra non classicamente convenzionale su due persone alla ricerca di se stesse che un giorno per caso incrociano le loro strade e conducono un viaggio che non si sa dove li condurrà, un viaggio in cui ad indicare la meta son le passioni, gli incontri e il caso. Mettendo da parte le ambizioni della pellicola precedente la Mann incanala bene la tradizione paterna offrendo allo spettatore un racconto di una tenerezza e sensibilità non comuni nella cinematografia contemporanea.

Valutazione di redazione: 8 su 10
Jackie e RyanVenezia 2014
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