Insidious – L’ultima chiave, la Recensione
Ben lontano dai tipici horror d'atmosfera, Insidious - L'ultima chiave si inserisce tra i migliori capitoli della saga Insidious.
di redazione / 11.01.2018 Voto: 7/10
Circa un decennio fa, James Wan rivoluzionava il mondo dell'horror mainstream con il primo Insidious. Grande fu il successo, tanto da dar vita ad una saga che oggi giunge al quarto capitolo ma che, così come in quello precedente, non vede il creatore alla regia. Al suo posto, Adam Robitel, già regista del foud footage diventato cult The Taking of Debora Logan. In "Insidious – L'ultima chiave" il bisogno principale era quello di dare linfa vitale ad una saga che si stava già spegnendo dopo il terzo episodio. La decisione di voler fare un sequel del prequel poteva essere avventata e forse anche una vera e propria pietra tombale sul giocattolo di Wan. Ma così non è stato.
Con un occhio al passato della protagonista, la sensitiva Elise Rainier, scopriamo la sua travagliata infanzia caratterizzata da un padre padrone che la maltrattava a causa del suo "dono", quello di poter comunicare con il mondo parallelo chiamato "l'altra parte". Un mondo che, Insidious docet, è fatto di spiriti di ogni forma.
Raccontata brevemente e senza far spoiler, la trama potrebbe sembrare all'apparenza scontata, come un qualcosa di già visto o letto. Cosa che di fatto è. La saga non ha mai preteso di raccontare storie dal contenuto originale quanto più di esaltare lo stile di ripresa orrorifico, creando il più alto numero di jumpscare possibili. Ad onor del vero, Insidious ci è sempre riuscito a pieno. In altre parole, il contenuto non è mai stato oggetto principale.
Stavolta però la musica è ben diversa. In "Insidious – L'ultima chiave" c'è un ritorno alle origini, al passato tormentato di Elise che torna ad insinuarsi nella sua vita, facendole ripercorrere quella strada di casa che aveva abbandonato. Il mostro, l'inferno, non si limitano ad essere solo ultraterreni. La follia umana viene affiancata prima al sovrannaturale per poi essere inglobata totalmente. La trama dunque non è più solo un pretesto per la messa in scena ma offre moltissimi spunti di riflessione e di analisi, difficili da raccontare in quanto lo spoiler è dietro l'angolo.
Nonostante tutto, permangono alcuni difetti legati ai dialoghi ed a scelte che lasciano un po' in imbarazzo, come quella di voler bloccare con un comò una porta che apre verso l'interno della stanza, come capita al Grande Lebowski. Ciò che però viene esaltato è appunto la costruzione dell'intreccio, carico di colpi di scena e plot twist per nulla banali. Il tutto contronato da un sottotesto di pregevole fattura che ad oggi è sempre raro trovare negli horror partoriti dalla Blumhouse. Il passato viene visto come un mostro che silenzia le vittime per poi renderle soggiogate a lui. Metafore e simbolismi si alternano in questo film, regalando un vero tocco di classe per ciò che è l'horror mianstream.
Ovviamente siamo ben lontani dai tipici horror d'atmosfera ma questo nuovo capitolo di Insidious si inserisce tra i migliori capitoli della saga.