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Imagine Dragons: Live in Vegas, la recensione

'Imagine Dragons: Live in Vegas' è il docu-concerto disponibile su Disney+ in cui la band di Dan Reynolds si racconta

Il 14 luglio ha debuttato su Hulu, prima di approdare su Disney+ Imagine Dragons: Live in Vegas il docu-concerto della famosa band che ha fatto tremare anche il Circo Massimo di Roma lo scorso 5 agosto con una delle tappe del Mercury Tour. Svoltosi all’Allegiant Stadium di Las Vegas, in mezzo a hotel e casinò che hanno reso famosa la città in mezzo al deserto del Nevada, il concerto a Las Vegas si apre con le immagini del frontman Dan Reynolds con una mano sul cuore, mentre prende ampi respiri in attesa di poter salire sul palco. “È la prima volta che sappiamo di essere gli Imagine Dragons,” spiega il cantante e, in effetti, appare subito evidente a chi guarda che lo show a Las Vegas non è un concerto come tanti, anzi. Perché rappresenta il ritorno a casa della band, la chiusura di un cerchio che, allo stesso tempo, è pronto ad aprirsi all’infinito. Perché anche se gli Imagine Dragons sono tornati a casa non sono arrivati a destinazione: il loro viaggio è ancora in divenire, ma nella band c’è ora quella consapevolezza di essere un gruppo internazionale, famoso in tutto il mondo, con il potere di cambiare le giornate alle persone con la sola forza della loro musica e delle loro canzoni.

Per Dan Reynolds, inoltre, il concerto a Las Vegas ha ancora più significato: il cantante è nato proprio a Las Vegas, a pochi passi di distanza da dove sta festeggiando il successo della sua band e l’uscita dell’ennesimo album pieno di sentimenti e consapevolezza. Nel cantare i brani della discografia davanti ai membri della sua famiglia, in uno stadio pieno di persone accorse lì per sentirlo urlare contro il cielo rischiarato dalle luci di Las Vegas, Dan Reynolds mette a nudo non solo la sua voce, ma anche la sua anima.  E lo fa negli intermezzi delle canzoni: lo prima di Thunder, o poco prima che le note di Demons comincino a riempire l’aria.

Imagine Dragons: un live e poche interviste

Proprio come suggerisce il titolo Imagine Dragons: Live in Vegas è soprattutto questo, uno spettacolo live, un concerto che propone alcuni pezzi storici della band come Radioactive It’s time, insieme a brani più recenti come Enemy Bones. E forse il “demerito” del prodotto è proprio questo. È “solo” un concerto. Certo, è un concerto in cui tutta la band mette l’anima, uno spettacolo nel senso più alto del termine, che trascina e diverte, ma che non aggiunge molto al ritratto degli Imagine Dragons. Sarebbe stato bello se l’operazione diretta da Matt Eastin avesse fatto ricorso sia a più materiale d’archivio – proprio per sottolineare lo straordinario cammino fatto dalla band – sia a interviste in cui i membri della band potessero raccontarsi. Questo tipo di materiale, invece, è molto scarso come quantità all’interno del docu-concerto. Sono solo postille messe qua e là come trait d’union tra le parti che compongono il live e quindi non aggiungono davvero nulla al ritratto degli Imagine Dragons. È anche vero che il “film” si intitola Live in Vegas, quindi è lecito aspettarsi che sia proprio il concerto ad avere il maggiore spazio. Ma, ecco, sarebbe stato ancora più bello godere dell’interpretazione della band e della voce straordinaria di Dan Reynolds mentre, sullo sfondo, veniva raccontato qualcosa di più su di loro, su quello che avviene dietro le quinte, su chi sono gli Imagine Dragons quando il loro nome non è gridato da più di settantamila persone. Detto questo, però, la visione di Imagine Dragons: Live in Vegas è comunque un’esperienza che intrattiene e che trascina, e che mostra la personalità e l’anima di un cantante che attraverso le canzoni ha combattuto i suoi demoni e sta ancora continuando a lottare contro la sua parte più oscura. Un film che i fan degli Imagine Dragons adoreranno comunque. Perché è la musica, soprattutto, a parlare.

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