Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione, Recensione
Il Ragazzo Invisibile 2 ha tanti buoni propositi - aumentano i supereroi, i villain e le scene più 'adulte' - e i toni sono molto più oscuri rispetto al primo film, ma non bastano per soddisfare lo spettatore.
di redazione / 21.12.2017 Voto: 5/10
Torna Salvatores al cinema e lo fa ripartendo dallo stesso punto dei tre anni fa. Non molla quindi l'idea del supereroe adolescente, modificando l'assetto rispetto al primo: Michele è cresciuto, adesso ha sedici anni e l'adolescenza lo devasta in toto. Non è un ragazzo normale e questo, se possibile, complica ancora di più il suo rapporto con il mondo che lo circonda.
Dopo aver fatto la conoscenza di Natasha, sua sorella, Michele torna dalla sua famiglia originaria, anch'essa caratterizzata da superpoteri ed inizia a far parte della cerchia degli Speciali, fino ad oggi perseguitati dall'esercito sovietico prima e da un folle magnate russo poi. È giunta l'ora della vendetta ma non tutto sembra andare nel migliore dei modi. Dubbi e deliri di onnipotenza caratterizzano il Michele sedicenne, interpretato dal giovane Ludovico Girardello. Coerentemente con lo sviluppo adolescenziale del protagonista, ovviamente cresciuto rispetto al 2014 ed entrato nell'età young adult, il giovane invisibile dovrà confrontarsi con la morte, l'abbandono le delusioni d'amore e tutte quelle incertezze che lo porteranno a cercare un posto nel mondo. In questo secondo capitolo, l'allegoria legata al binomio tra carattere e superpotere (che tanto ricorda la serie britannica Misfits) passa in sordina, raccontando prima di ogni cosa il processo di crescita di un ragazzo in un contesto particolare. Il risentimento snoda l'intreccio, la ricerca costante di vendetta nei confronti di chi ha maltrattato il povero Michele. Risentimento personale che poi si amplifica verso chi invece ha maltrattato gli Speciali. Si passa dunque dal micro al macro con una discreta frenesia, tanto da mettere in secondo piano l'iniziale rivalità d'amore tra Michele ed il suo compagno di classe.
Questo film di formazione ha tantissimi buoni propositi da come si evince ascoltando il regista presente in conferenza stampa. Salvatores vorrebbe creare un filone che guarda non tanto ai cinecomics moderni quanto più "ad Harry Potter, a quel suo percorso di crescita che accompagna una generazione d evolve insieme a loro". C'è tuttavia un "però" che va comunque analizzato: i problemi narrativi che caratterizzavano il primo film rimangono. Sono evidenti le debolezze nella narrazione, un po' troppo soffocata da quegli stereotipi americani che rimandano comunque agli X-Men ed a quella diatriba perenne tra il voler combattere ogni forma di supremazia in favore di un uguaglianza sociale. Nonostante qualche buona scelta registica (parliamo comunque di regista premio Oscar) e di un comparto visivo molto curato, il film non riesce a convincere a pieno, forse un po' schiavo di una storia che può essere percepita come un qualcosa di già visto.
Il livello contenutistico si alza, rispetto al primo, ed assume toni molto più oscuri. Aumentano i supereroi, aumentano i villain (anche loro con i superpoteri) ed aumentano le scene più "adulte", come quella memorabile ed onirica che vede una Valeria Golino sotto una pioggia di fuoco. Ma la sceneggiatura balla troppo, soggiogata da troppi flashback e da passaggi gestiti frettolosamente in favore delle curate scene d'azione. In altre parole, il fulcro della storia passa quasi in secondo piano riducendosi a qualche buon momento favorendo le scene più movimentate. Un po' come accade nel filone odierno targato Marvel/DC Universe ma con un budget ridottissimo.
Insieme alla variopinta colonna sonora, ricercata e di spessore, che va da Rossini ai Linkin Park passando per gli Who, una menzione speciale la merita proprio Victor Perez, il curatore degli effetti speciali che dopo Rogue One e Il Cavaliere Oscuro, si è lanciato in questa sfida. Perez afferma che "il problema non è mai il budget perchè quello non è mai abbastanza. Bisogna essere capaci di far di necessità virtù e saper costruire il meglio con quello che hai. E bisogna abbattere un preconcetto: anche in Italia si possono fare film pieni di effetti speciali". I pochi buoni spunti che offre "Il Ragazzo Invisibile: seconda generazione" non sono però sufficienti a salvare questo film dall'insufficienza.