Saoirse Ronan e Paul Mescal in Il Nemico (Foe)
Saoirse Ronan e Paul Mescal in Il Nemico (Foe)

Il nemico, recensione del thriller sci-fi con Saoirse Ronan e Paul Mescal


Fra thriller psicologico e fantascienza, un nuovo film che propone uno scenario distopico con una Terra in preda ai cambiamenti climatici e le nuove tecnologie che propongono di migliorare la qualità della vita, fra rischi e preoccupazioni.
Voto: 5/10

Tra i primi titoli in arrivo su Prime Video in questo inizio dell’anno, troviamo anche in Italia il film Il nemico (Foe), ultima fatica dell’australiano Garth Davis, già regista di Lion-La strada verso casa (2016) e Maria Maddalena (2018), ed è tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore canadese Ian Reid, autore molto corteggiato dal cinema: il suo romanzo di debutto, I’m thinking of ending things, è già stato trasposto in un film da Netflix, per la regia di Charlie Kaufman, e anche del suo ultimo libro, We spread, è previsto un adattamento cinematografico.

La storia si svolge in un prossimo futuro, per la precisione nel Midwest del 2065, in cui il nostro pianeta è in preda a una grave crisi ambientale e non solo, flagellato da tempeste di sabbia e siccità; Henrietta (Saoirse Ronan) e suo marito Junior (Paul Mescal) sono una giovane coppia di sposi che abita in una zona rurale ormai semideserta, dove lui lavora come operaio in una fabbrica, lei fa la cameriera in una tavola calda, e insieme gestiscono una fattoria, incarico delicato ed evidentemente ambito, in una situazione in cui acqua potabile e terra che si possa abitare e coltivare sono diventate dei beni di lusso, e sembra aleggiare una sensazione generale di diffidenza, ostilità ed esasperata stanchezza. Una sera, i due ricevono a sorpresa la visita di Terrance (Aaron Pierre), un uomo che si presenta come un funzionario di una corporation aerospaziale, il quale annuncia che Junior è stato selezionato da una lotteria casuale come uno degli uomini che si recheranno presso una stazione spaziale in orbita intorno alla Terra, dato che l’obiettivo finale del governo è quello di cominciare a creare nuove colonie interplanetarie in cui eventualmente, un domani, tutta la popolazione sarà chiamata a trasferirsi. I due coniugi protestano all’idea di essere separati, ma non è l’unico cambiamento proposto da Terrance, e inizierà così per la famiglia un periodo che li metterà a durissima prova sotto più punti di vista.

Una storia tra fantascienza distopica e thriller psicologico

Il nemico è un film che affonda le sue radici nel genere della fantascienza distopica, immaginando uno scenario futuro ma non troppo distante da noi, sia da un punto di vista temporale sia nell’aspetto concettuale, per il modo in cui fa leva su certi concetti e su alcuni rischi che potrebbero eventualmente concretizzarsi: la deriva sempre più estrema dei cambiamenti climatici, un futuro in mano alle grandi corporation sempre più a braccetto con i governi, e anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in una maniera estensiva ed estremamente avanzata, tanto da poter arrivare in più di un esempio a sostituire l’essere umano.

La sceneggiatura però getta anche fin dall’inizio i semi dell’ambiguità e della suspense, per cui il film assume presto i contorni del thriller psicologico, andando a scavare nel matrimonio dei due protagonisti per portare alla luce (e questo si esprime man mano, soprattutto tramite i presunti test psicologici a cui la coppia è sottoposta da parte di Terrance) dubbi, tensioni, forse segreti mai confessati tra i giovani coniugi.

Si potrebbe così tracciare un parallelo tra lo stato di un pianeta arido, stremato e forse in fin di vita, e un rapporto coniugale che, allo stesso modo, inizia a scricchiolare fra timori e incertezze nei confronti del futuro, il che può portare a un’altra riflessione, ancora più sottile e forse per questo non completamente sviluppata: in che modo il progresso tecnologico di una scienza tecnicamente sempre più avanzata, ma di fondo sempre fredda e impersonale, vada a intrecciarsi con i cambiamenti, molto più umani perché naturali, a cui le persone vanno incontro nel corso della loro vita e quindi anche all’interno di un rapporto di coppia.

Una sceneggiatura più debole nella parte centrale non fa decollare completamente il film

Proprio nel punto in cui il film dovrebbe andare a decollare definitivamente, nella parte centrale, la trama invece si fa più confusa e a tratti lenta o ripetitiva, in un crescendo di angoscia quando la routine quotidiana dei personaggi inizia a essere punteggiata da eventi apparentemente inspiegabili, e anche da esplosioni di rabbia, o dolore, o inquietudine; alcuni passaggi restano quindi volutamente criptici in attesa delle spiegazioni finali che però, quando arrivano, non sono completamente soddisfacenti, mentre la regia cerca, in una maniera interessante ma non sempre padroneggiata alla perfezione, di mescolare scene dal sapore quasi onirico a quelle più realistiche, e di esprimere anche visivamente il contrasto e l’alternanza tra momenti di affetto e anche di passione viva e pulsante, e una distanza che invece trasmette freddezza e meccanicità.

Un altro punto debole del film è che la struttura della storia non permette di tratteggiare in modo completo i caratteri dei due protagonisti, e di conseguenza di stabilire una forte connessione emotiva nei loro confronti da parte dello spettatore, mancando di una coerenza e consistenza narrativa solida e uniforme per tutta la durata del film: i loro ruoli sono affidati a due dei giovani interpreti, entrambi irlandesi, più apprezzati e promettenti del panorama cinematografico, Saoirse Ronan e Paul Mescal, ma qui non riescono a brillare del tutto, nonostante abbiano alcune potenziali scene madri, specialmente nel caso di Junior.
Da un punto di vista estetico e formale, la fotografia restituisce i colori desaturati di un paesaggio arido e spento, mentre lungo tutto il film ricorrono alcuni dettagli che mettono a contrasto lo scenario futuro con alcuni elementi decisamente più rétro, che fanno quasi da promemoria di un passato che non si riesce del tutto a lasciar andare via: il vecchio diner dove lavora la protagonista, le vecchie canzoni che ascoltiamo nella colonna sonora.

Il nemico è quindi un film che affronta temi e situazioni sempre più ricorrenti al cinema e in tv, proponendo una nuova variazione su un’ambientazione distopica che esprime preoccupazioni e rischi riguardo a un possibile futuro del nostro pianeta, ma lo fa senza grandi elementi di spicco, con un risultato trascurabile sia a livello intellettuale che emozionale.

Valutazione di Matilde Capozio: 5 su 10
Il nemico
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