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Il mio grosso grasso matrimonio greco 3, recensione della commedia di e con Nia Vardalos

Terzo capitolo della saga famigliare cominciata con uno strepitoso successo nel 2002, che stavolta porta la famiglia dei Portokalos direttamente in Grecia, Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 è un sequel che, però, non può vantare idee originali.

La famiglia dei Portokalos è tornata: con Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 la saga iniziata nell’ormai lontano 2002 si arricchisce di un nuovo, e forse ultimo, capitolo che riporta i protagonisti direttamente alle loro origini.
La storia, infatti, è ambientata all’incirca un anno dopo la conclusione del secondo film e si apre con più di un cambiamento all’interno della famiglia Portokalos: il patriarca Gus è venuto a mancare (Michael Constantine, l’attore che lo aveva interpretato nei precedenti film, si è spento nel 2021, all’età di 94 anni) e sua moglie Maria (Lainie Kazan) sta iniziando a perdere la memoria; prima della sua scomparsa, però, Gus aveva espresso il desiderio che il suo diario, in cui lui aveva annotato i ricordi di una vita, venisse consegnato ai suoi tre amici d’infanzia, in Grecia. Così, quando la famiglia riceve un invito a partecipare a una rimpatriata nel paesino natale di Gus, Toula (Nia Vardalos) pensa che sia l’occasione ideale per fare quel viaggio in Grecia di cui in famiglia si era sempre parlato, senza mai portarlo a compimento, e cogliere anche l’opportunità per portare a compimento le ultime volontà di suo padre. Così lei, il marito Ian (John Corbett, reduce dal suo trionfale ritorno nei panni di Aidan Shaw nella seconda stagione di And just like that…Sex and the city), da poco andato in pensione, la loro figlia Paris (Elena Kampouris), in pausa dal college, il fratello minore di Toula, Nick (Louis Mandylor) e la zia Voula (Andrea Martin), partono alla volta della Grecia. Una volta arrivati nel minuscolo villaggio di Vrisi, però, troveranno più di una sorpresa ad attenderli e, come da tradizione, il viaggio sarà l’occasione di bilanci, riflessioni e nuove scoperte.

Una saga famigliare basata su una storia parzialmente autobiografica

All’epoca della sua uscita in sala, il primo Il mio grosso grasso matrimonio greco, girato con un budget bassissimo, ottenne un successo clamoroso e sicuramente inatteso, scritto e interpretato da Nia Vardalos a partire da un suo monologo teatrale, a sua volta parzialmente autobiografico, dato che si ispirava alla sua stessa famiglia e al suo matrimonio con un uomo non di origine greca; questo terzo capitolo le appartiene, per certi versi, ancora di più poiché, oltre ad esserne protagonista e sceneggiatrice, stavolta è anche la regista (era già passata dietro la macchina da presa nel 2009 con la commedia romantica 5 appuntamenti per farla innamorare, sempre interpretata al fianco di John Corbett), mentre tra i produttori ci sono nuovamente Tom Hanks e sua moglie Rita Wilson, lei stessa di origini greche.
Trattandosi dunque di una storia in cui l’identità etnica e culturale dei protagonisti ha sempre avuto un ruolo importantissimo, era quasi inevitabile che questa volta si finisse per andare effettivamente a visitare la madre patria e si mostrasse quindi la Grecia vera e propria; tra l’altro Nia Vardalos aveva già sfruttato l’occasione di mostrare il Paese ellenico sul grande schermo in quanto protagonista della commedia romantica Le mie grosse grasse vacanze greche (2009), in cui era affiancata nel cast dall’attore (e politico) locale Alexis Georgoulis, che ha un ruolo anche in questo film.
Se a prima vista si potrebbe pensare a una sfilza di luoghi comuni su usanze e tradizioni, e immagini da cartolina o da spot turistico, si può dire che, sebbene questi non manchino nel film, sono forse in numero minore o meno ostentati di quanto ci si potesse aspettare; quella che potrebbe essere una buona notizia però viene quasi del tutto vanificata dalla constatazione che non si sia fatto qualche sforzo in più per tirare fuori una sceneggiatura più valida, originale e corposa.

Un sequel dalla trama stanca e con poche idee

Il primo film si reggeva su un canovaccio semplice ma funzionale, mentre già Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 (2016) soffriva di uno svolgimento piatto, troppo scarno e senza verve; questo terzo capitolo non riesce a risollevare le sorti della saga: non si può dire che la storia faccia acqua da tutte le parti, (con uno spunto di partenza già di per sé non originalissimo) ma sembra che non abbia la voglia o la forza di sviluppare fino in fondo le situazioni che propone; sia le gag che le scene più sentimentali sono proposte in maniera stanca e svogliata e hanno spesso il respiro corto, con musica e paesaggi che arrivano a colmare i vuoti nella storia.
Si parla naturalmente di relazioni familiari, rapporti tra genitori e figli, giovani amori contrastati e vecchi ricordi di gioventù, celebrando complessivamente quei valori belli e solidi delle persone sempre pronte, in fondo, anche tra qualche battibecco e incomprensione, ad aiutarsi e comprendersi a vicenda.
Il personaggio di Ian continua ad apparire piuttosto scialbo, ed è un peccato perché il film esalta e omaggia anche l’amore duraturo e profondo della coppia che ha dato il via a tutta la storia; ci si aspettava qualcosa di più anche dalla zia Voula, notoriamente sfacciata e irriverente ma che qui risulta sempre un po’ sottotono, senza essere davvero coinvolta in qualche avvenimento degno di nota; per quanto riguarda invece Paris/ Elena Kampouris (già vista, oltre che nel capitolo precedente, anche in film come Men, women and children e Prima di domani), la giovane attrice ha un volto interessante, che sembrerebbe proprio chiedere di essere sfruttato al meglio sullo schermo con una storia più avvincente.
Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 è quindi una commedia trascurabile e non necessaria, valida per chi avesse voglia di fare una vacanza con la mente tra spiagge, mare cristallino, ulivi e souvlaki, in compagnia di personaggi che magari aveva amato molto tempo fa.

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