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Il Grinch, la recensione

'Il Grinch' riporta al cinema il nemico giurato del Natale, l'essere verde entrato prepotentemente nell'immaginario collettivo, con un film d'animazione che non mancherà di incantare grandi e piccini.

Chi è che non conosce il Grinch?
Che sia per il racconto in versi del Dr. Seuss, per lo sceneggiato del 1966 che Kevin McCallister guarda in Mamma Ho Perso l'Aereo o per la pellicola con Jim Carrey come protagonista, il Grinch è entrato così prepotentemente nell'immaginario collettivo da essere immediamente riconoscibile.
Pelle verde menta, alito che sa di muffa, un cuore di due taglie troppo piccolo e uno sconfinato astio per le festività natalizie.

Il Grinch (Benedict Cumberbatch, e in italiano Alessandro Gassmann) vive nella città dove abitano i Chinonsò, una ridente popolazione che si appresta a festeggiare il Natale, con decorazioni ed eventi tre volte più grandi di quelli degli anni passati. Abituato a godere della sola amicizia del leale compagno canino Max, il Grinch partorirà un piano malvagio per rubare ai suoi "vicini di casa" il Natale, prima di comprendere che il Natale non è fatto di alberi e luci colorati.

Il Grinch, che è prodotto dal creatore dei Minions Chris Meledandri per Illumination e diretto da Peter Candeland, Yarrow Cheney e Matthew O'Callaghan, arriverà nelle sale italiane il prossimo 29 Novembre, leggermente in anticipo rispetto alle vacanze natalizie a cui, chiaramente, si ispira. Film d'animazione per tutta la famiglia, dunque, che riflette sull'ostentazione quanto sulla commercializzazione del Natale, festività che ha un fatturato annuo da far girare la testa. Senza contare che la pellicola, accompagnata dalle musiche meravigliose di Danny Elfman e da un impianto visivo che è un tripudio di colore, offre agli spettatori anche una visione più morbida di un mondo che non vede malvagità, ma solo grandissime solitudini. Concetto, questo, su cui ha riflettuto anche Alessandro Gassmann in conferenza stampa, asserendo che al giorno d'oggi forse non esistono i veri cattivi, ma solo persone che sono state abbandonate a se stesse e che hanno, dunque, finito con lo sviluppare un'armatura che impedisce loro di essere feriti di nuovo. E', questa, una visione chiaramente semplicistica, che sembra attingere alla favola. Ma, dopotutto, Il Grinch è sempre stato una grandissima favola di amicizia e rendenzione, con tutti gli stereotipi che racconti del genere si trascinano dietro. Eppure, in questo film d'animazione, tutto funziona così bene – i ritmi comici, la partecipazione alle sventure del protagonista, il benessere legato alle festività natalizie – che i topoi narrativi non infastidiscono né appesantiscono la fruizione, ma permettono una maggiore empatia e un abbandono totale alla fiaba messa in scena che, se non state attenti, finirà col farvi persino versare qualche lacrima di commozione, alla fine.

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