Il faraone, il selvaggio e la principessa, la recensione del film di Michel Ocelot
La nostra recensione de 'Il faraone, il selvaggio e la principessa', il nuovo film d'animazione di Michel Ocelot
di Erika Pomella / 28.11.2023 Voto: 7/10
Era il 2018 quando in Italia uscì Dilili a Parigi, film d’animazione firmato dal regista Michel Ocelot, ambientato durante la Bella Epoque e incentrato su “una principessa che viene dall’altra parte della Terra” e un suo amico, che si trovano a indagare sulla sparizione di alcune ragazze a Parigi. A distanza di cinque anni da quel piccolo gioiello, arriva Il faraone, il Selvaggio e la Principessa, nuovo lungometraggio d’animazione che arriverà in sala a partire dal prossimo 14 dicembre. Presentato nel 2022 al festival del cinema d’animazione di Annecy – tra i più noti nel suo genere – il nuovo film di Michel Ocelot rappresenta un progetto molto importante anche perché è il primo a essere stato realizzato con la collaborazione del Museo del Louvre. E proprio la presenza del musée tra i collaboratori del film svela immediatamente l’impianto quasi educativo del film.
Già con Dililì a Parigi, in effetti, Michel Ocelot aveva dimostrato di intendere la sua arte e la sua cinematografia come un mezzo immaginifico da sfruttare per rivolgersi ai più piccoli e insegnare loro qualcosa, che sia un qualche evento storico e l’importanza di determinati sentimenti, come l’accettazione di ciò che è diverso o la caparbietà di inseguire un certo bisogno di conoscenza. Con Il faraone, il selvaggio e la Principessa l’intento è più o meno lo stesso. La pellicola si apre con una narratrice vestita di un completo pastello che attira l’attenzione, mentre alle sue spalle si vedono gli ingranaggi e i ponteggi di qualcosa in costruzione, come se lo spettatore si fosse trovato a sbirciare per caso in un momento del passato, dove la Tour Eiffel doveva ancora innalzarsi verso il cielo e riempire i parigini di sdegno. Davanti alla narratrice – che asserisce che chi conosce una sola storia non ha abbastanza immaginazione – ci sono personaggi in ombra, sagome che mangiano e attendono e che non chiedono altro di sentire una bella storia. Dal momento che la cultura è estesa, le lingue sono tante e le tradizioni ancora di più, la Narratrice è ben felice di accontentare più richieste possibili e decide così di raccontare tre storie. Il Faraone, il Selvaggio e la Principessa è dunque un lungometraggio diviso in tre macro-episodi che rispecchiano i personaggi del titolo: tre storie, dunque, ambientate nell’Egitto dei Faraoni, durante il Medioevo francese e nella Turchia del 18° secolo. Raccontando vecchie leggende, miti che abbiamo inseguito sui libri di storia, e portando in scena storie d’amore incontrastati e ambizioni al potere, Michel Ocelot porta sul grande schermo un affresco coloratissimo e interessante, che però affascinerà soprattutto il pubblico più giovane.
È questo, forse, il vero limite del film. Se l’animazione di Il faraone, il Selvaggio e la Principessa è di un’eleganza che sembra richiamare i quadri conservati nel museo del Louvre e costruisce quelli che si possono senza sforzo considerare dei quadri in movimento, la realizzazione e il tipo di narrazione sono comunque molto “educativi”. Il che non rappresenta necessariamente un difetto. L’ambizione e la pretesa del lungometraggio d’animazione è molto chiara e rimane fedele ad esso. Viene però da domandarsi se non sarebbe stato possibile ottenere lo stesso risultato cercando di coinvolgere anche un pubblico più adulto che, al contrario, si sente tagliato fuori da una diegesi che racconta storie anche interessanti, ma con il tono di chi sa di dover necessariamente insegnare qualcosa.