Hunger Games – Ballata dell’Usignolo e del Serpente, la recensione del prequel [No Spoiler]
È uscito in libreria lo scorso 19 Maggio 'Hunger Games - Ballata dell'Usignolo e del Serpente', romanzo prequel della nota trilogia, firmato sempre da Suzanne Collins ed edito da Mondadori
di Erika Pomella / 27.05.2020 Voto: 6/10
Il 19 Maggio è arrivato in Italia, grazie a Mondadori, Hunger Games – Ballata dell'Usignolo e del Serpente, romanzo prequel con cui la scrittrice Suzanne Collins ha scelto di tornare a Panem dopo la chiusura della trilogia nel 2010, diventata poi una saga cinematografica composta da 4 film che Italia 1 ha trasmesso in prima serata durante la quarantena e il cui ultimo episodio, Hunger Games – Il Canto della Rivolta parte II andrà in onda Giovedì 28 Maggio.
Nell'anno in cui anche Stephenie Meyer ha annunciato di voler tornare sul mercato con Midnight Sun, romanzo che racconta la storia di Twilight usando il punto di vista di Edward Cullen dopo 14 anni dalla tetralogia edita da Fazi Editore, non sorprende che anche la Collins abbia cercato di cavalcare l'effetto nostalgia per riportare i suoi fan affezionati nel mondo brutale degli Hunger Games.
A differenza della collega, che ha fatto lo "sforzo" di pubblicare un romanzo in cui di base racconta la stessa storia, Suzanne Collins ha accolto una vera e propria sfida. Non solo Hunger Games – La Ballata dell'Usignolo e del Serpente è ambientato ben 64 anni prima rispetto ai 74simi Hunger Games in cui prende avvio l'avventura di Katniss Everdeen e Peeta Mellark, ma la scrittrice ha scelto come protagonista un giovane e non ancora del tutto corrotto Coriolanus Snow, che noi tutti conosciamo per essere il presidente di Panem nonché il villain contro cui esplode la rivolta dei distretti guidati dalla ghiandaia imitatrice rappresentata proprio dalla ragazza in fiamme. Di quel Presidente Snow sapevamo che era egoista e crudele, vanesio come tutto il popolo di Capitol City (o quasi), con l'alito che odora di sangue e una passione quasi morbosa per le rose bianche.
Il Coriolanus Snow che appare in Hunger Games – La Ballata dell'Usignolo e del Serpente è un ragazzo di appena 18 anni, che viene tenuto su solo dal buon nome della sua famiglia, visto che gli è rimasto ben poco. La guerra contro i ribelli e la conseguente distruzione del distretto 13, su cui la sua famiglia aveva investito del denaro, hanno lasciato gli Snow con davvero pochi soldi. Così quando a Snow viene proposto di entrare nel programma dell'Accademia che frequenta per fare da mentore a uno dei tributi dei decimi Hunger Games, il ragazzo accetta con la speranza di vincere e ottenere il premio che gli permetterebbe di ottenere una borsa di studio per proseguire gli studi all'Università e porre le basi per una buona carriera. Peccato che, durante la Mietitura, il ragazzo scopra che il tributo che gli è toccato in sorte è la ragazza del Distretto 12, Lucy Gray, che non sembra in grado di combattere all'interno di un'arena per la sopravvivenza. Eppure Lucy ha una dote che nessun altro tributo ha: sa cantare. Coriolanus cercherà così di sfruttare questa sua capacità per far avere a Lucy Gray la possibilità di sopravvivere il più a lungo possibile dentro l'arena, affinché la sua sopravvivenza sia uno specchio delle grandi doti del ragazzo. Ma c'è una cosa che Snow non aveva previsto: un suo attaccamento sentimentale alla ragazza. Il nuovo sentimento lo prenderà alla sprovvista, mentre intorno a lui esplodono bombe e si sviluppano giochi di potere che non hanno poi molto a che fare con l'arena.
La prima buona scelta che ha fatto Suzanne Collins nel decidere di scrivere questo romanzo – a parte cogliere tutti di sorpresa nella scelta del protagonista – è stata quella di utilizzare la terza persona per raccontare il punto di vista di Snow. Come dicevamo qualche riga più su, noi tutti sappiamo cosa Snow è destinato a diventare, quale mostro avido e crudele. Renderlo con la prima persona (come invece era successo con Katniss) avrebbe rischiato di creare un'empatia tale da spingere la scrittrice prima e il lettore poi a vedere Snow come un personaggio totalmente opposto a quello che già conoscevamo, e tanti cari salute alla coerenza letteraria. E sempre a Snow è legato un altro aspetto positivo di Hunger Games – La Ballata dell'Usignolo e del Serpente: il protagonista di questo romanzo mostra già in nuce alcune delle caratteristiche che saranno imprescindibili dal presidente che al cinema aveva il volto di Donald Sutherland. Questo diciottenne dai capelli biondi e gli occhi chiari è già un uomo votato all'ambizione, un uomo che non si fa scrupoli a manipolare le persone affinché facciano quello che vuole o a sacrifare gli altri per ottenere risultati migliori, che lo possano mettere in buona luce. È già un ragazzo che tende all'egoismo e che alle spalle ha una famiglia per cui si capisce tanto il suo portamento regale sia quell'aria da snob che lo accompagna.
Allo stesso tempo, però, sarebbe stato assurdo pensare a un diciottenne già totalmente cattivo, pieno solo di sfumature nere e cupe: e in questo Suzanne Collins è stata brava nel calibrare due aspetti della personalità, nel rendere dunque verosimile questo personaggio. Peccato che questo approfondimento non sia stato allargato agli altri personaggi. Se gli adulti che compaiono in questo prequel sono solo macchiette bidimensionali, agli altri personaggi non va poi tanto meglio. Appaiono o solo per far numero, o solo perché rappresentano qualcosa: un sentimento, un proposito, un ostacolo, una risoluzione. Ma sempre e solo un aspetto, qualcosa che appiattisce la storia. Anche la protagonista cade in questo tranello, finendo con l'essere solo una versione un po' più circense di Katniss e una copia decisamente sbiadita, nonostante l'abito variopinto che indossa dall'inizio alla fine del romanzo.
Oltretutto, e questo è forse uno dei difetti più imperdonabili del romanzo, Hunger Games – Ballata dell'Usignolo e del Serpente mostra degli Hunger Games che sono soporiferi. Quella che dovrebbe essere comunque la parte più "action" della storia e anche quella che lo spettatore attende di più si risolve in pagine di una noia assoluta, dove non succede quasi nulla e quel poco che succede oscilla tra l'assurdo e il banale, al punto da spingere ad alzare gli occhi al cielo. Diciamo che se la prima metà di Hunger Games – La Ballata dell'Usignolo e del Serpente funziona abbastanza bene, con incursioni sia di riflessioni tutt'altro che scontate, sia della violenza che comunque caratterizzava la prima trilogia, nella seconda c'è un tracollo abbastanza evidente che raggiunge i suoi picchi (in negativo) nelle pagine conclusive, dove la risoluzione delle problematiche raccontate nel corso del romanzo vengono risolte troppo facilmente e velocemente, con delle soluzioni che sono al limite dell'assurdo. Questo fa sì che questo prequel di Hunger Games sia solo un regalo per i fan della saga originale, ma che non aggiunge veramente nulla alla storia che già conoscevamo. E se da una parte è bello tornare a calpestare i confini di Panem e di Capitol City, dall'altra è evidente che questo romanzo non aveva poi così tante ragioni di esistere. Detto questo, però, va detto anche che lo stile della Collins è sempre molto buono e che la lettura è sempre abbastanza fluida.