How I Met your mother: il finale di serie tra polemiche e nostalgia
Dopo nove stagioni si conclude l'avventura dei protagonisti di How I met your mother. Se siete fan dello show fatevi un favore: fingete che questo episodio non sia mai stato scritto o trasmesso.
di Erika Pomella / 03.04.2014 Voto: 4/10
Ovviamente il primo avviso che dobbiamo fare in apertura è che questo articolo contiene spoiler, quindi, qualora non abbiate ancora visto l'episodio finale di How I met your mother e non volete rovinarvi (?) la sorpresa, non andate avanti.
Abbiamo atteso la bellezza di nove stagioni, per un totale di 208 episodio, seguendo le avventure dell'architetto Ted Mosby, un romantico ragazzo di New York che, nel 2025 – ormai ingrigito – inizia a raccontare ai propri figli la storia di come ha conosciuto la madre, The Mother, questo fantomatico personaggio che ha pesato come un'ombra su tutte le stagioni, allargando la propria presenza fuori quadro, attraverso un vecchio ombrello giallo dimenticato il giorno di San Patrizio, o un volto anonimo in una grande aula d'economia iper-affollata. Abbiamo atteso su tetti adibiti a feste di Halloween in attesa di una zuppa; abbiamo passato capodanni fuori dal comune bloccati in un taxi; abbiamo persino concesso ai protagonisti di prendersi e lasciarsi come meglio credevano, dando persino ai mielosi e, al contempo, adorabili Marshmellow e Lilypad la possibilità di prendersi una pausa verso gli orizzonti di San Francisco. E abbiamo concesso tutto con un sorriso sulle labbra, quasi come genitori amorevoli che permettevano ai propri discendenti di spiccare il volo e prendere il via. Perchè, in fin dei conti, How I met your mother, nonostante il titolo, ha sempre avuto ben poco a che vedere con il personaggio con cui Ted sarebbe convolato a giuste nozze.
La storia creata da Carter Bays e Craig Thomas è piuttosto un lungo – e, all'inizio, quasi sempre divertente – saggio sull'amicizia, perchè quello che cattura l'attenzione, alla fine dei conti, non sono le rocambolesche avventure di Ted (che, nel corso della serie, finisce con il diventare il personaggio meno interessante dello show), ma il forte legame tra i cinque personaggi, tutti con i loro difetti e le loro ossessioni. Il vero golden ticket del telefilm è sempre stato quell'amicizia che sembrava in grado di sconfiggere ogni cosa, quel tipo di rapporto che tutti speriamo di incontrare e vivere e assaporare nella vita reale. Un rapporto che, inutile nascondere la testa sottoterra, strizza l'occhio a quella che, secondo almeno chi scrive, è la sitcom per antonomasia, Friends. Anche lì avevamo un gruppo di (sei) amici di New York – di cui due avevano condiviso la stanza al college – che dovevano affrontare la quotidianità dell'esistenza con gag e scene divertenti. E, proprio come in Friends, che aveva il suo indimenticabile Central Perk, così How I met your mother aveva il suo locale di ritrovo, il MacLaren, dove, come dirà Marshall nell'ultimo episodio, "E' successo di tutto". Il paragone, però, si ferma qui; perchè se Friends aveva in mente di raccontare essenzialmente la vita di sei persone e gli intrecci che si possono venire a creare, How I met your mother utilizza le esistenze e gli intrecci dei personaggi per mirare ad un punto preciso: l'incontro tra Ted e The Mother.
Ed è da questo semplice assioma che emerge uno dei principali problemi legati all'episodio finale del telefilm, andato in onda lo scorso Lunedì. Un episodio finale che ha fatto storcere il naso alla maggior parte dei fans. E non basta dire che con nove stagioni perfette (dichiarazione facilmente contestabile) lamentarsi di quaranta minuti è voler andare a cercare l'ago nel pagliaio. O cercare la pagliuzza nell'occhio. Nessun proverbio potrebbe salvare l'ultimo episodio da un semplice dato di fatto: è scritto male. Per nove – nove! – stagioni, l'ultima delle quali si è spesso trascinata a stento, abbiamo atteso questo momento: per nove anni ci siamo fissati davanti alla tv aspettando che Ted trovasse finalmente quel pezzo mancante della sua anima. Quella persona creata appositamente per lui, per dare senso alla sua intera esistenza. Abbiamo aspettato pazienti che questa madre arrivasse e che ci fosse il tanto atteso incontro. E poi? Poi, in quaranta minuti scarsi, l'incontro viene trattato quasi en passant, come se fosse solo uno dei tanti elementi da rimettere a posto, e non il vero punto verso cui il telefilm si è sempre teso. E, il problema, è che questa superficialità nel trattare l'incontro (che a stento c'è stato!) non è neanche il danno peggiore. Il peggio arriva quando vediamo che questa donna attesa per tutta la vita rimane sullo schermo per un paio di minuti buttati lì quasi per sbaglio, prima di ammalarsi. Sì, insomma: la madre muore. Senza che noi potessimo conoscerla, senza nemmeno che potessimo piangerla. Perchè persino il funerale ci viene negato: tutto quello che abbiamo è l'immagine di un Ted sempre uguale a se stesso – e tanti saluti a chi parla della grande maturazione dei personaggi affrontata in questo ultimo episodio – che ascolta i figli dirgli qualcosa del tipo: "Sì, ci hai raccontato tutta questa storia solo per dirci che sei sempre stato innamorato di zia Robin". Prego? Stiamo scherzando? 208 episodi – di cui almeno la metà perfetti – sono stati spesi alla costruzione di un'attesa quasi ossessiva, e poi la madre, l'amore vero che tutti abbiamo aspettato e in cui ci hanno fatto credere, diventa solo una specie di tappabuchi, per dare a Ted il tempo di recuperare il suo bel corno blu, spolverarlo, e tornare da Robin, che a questo punto incarna il true love di Ted, alla faccia di colei che invece ha scelto per creare la sua tanto agognata famiglia.
Il problema numero due è forse meno grave quanto a coerenza, ma assolutamente imperdonabile per quel che riguarda il lato emotivo della narrazione. Barney e Robin divorziano nell'arco di un fotogramma e mezzo. La nona stagione è stata incentrata interamente sul loro matrimonio, dopo che per almeno due stagioni avevamo visto il loro amore crescere e andare quasi oltre il buon senso. Se da una parte possiamo apprezzare (con qualche sforzo, a voler essere sinceri) l'idea di aver voluto portare un tocco di realtà nello show, magari suggerendoci che a volte seguire il cuore ed ignorare la razione è una scelta tutt'altro che saggia, dall'altro non possiamo fare a meno di rimanere ancora con la bocca spalancata per lo stupore. Perché il punto centrale è uno solo: How i met your mother è uno show televisivo e, cosa ancor più importante, una comedy. E' un prodotto pensato per distrarre il pubblico, per intrattenerlo, e possibilmente con scelte di qualità. La gente non vede sitcom per trovarci la vita vera, e chiunque ammette il contrario è un bugiardo. La realtà non la troviamo neanche nei drama; la realtà la troviamo nella nostra quotidianità, in quei giorni da cui a volte fuggiamo, rifrugandoci proprio nelle comedy che alleggeriscono il peso di certe giornatacce da dimenticare. Perciò in una sitcom io non mi aspetto l'esegesi della condizione umana. Mi aspetto la più mera illusione, la più crudele speranza. Da una sitcom io mi aspetto l'happy ending. Specie dopo che mi è stato propinato uno show in cui vedo il don giovanni Barney bruciare il suo playbook per amore di Robin; specie dopo una stagione incentrata sul matrimonio dei due, dove – nell'episodio 9×22 – i promessi sposi risolvono le loro ultime diatribe. Che senso ha avuto farli sposare, alla fine, se nell'arco di un salto temporale che profuma di patetico li dobbiamo far separare per cose che avevano già superato due stagioni fa? Qual è il senso di questa scelta? Non aveva allora più senso permettere a Robin di scappare a pochi passi dall'altare, proprio come aveva progettato di fare? La risposta è che gli autori – categoria alla quale sembra essere preso un blackout collettivo da un mese a questa parte – hanno mostrato il loro lato più incoerente e, allo stesso tempo, più banale. Scegliendo una strada non solo troppo facile, ma così arida da non trasmettere neanche uno straccio di emozione.
Il finale di How i met your mother prometteva lacrime e addii nostalgici. Tutto quello che ha ottenuto è stata una valanga di polemiche da parte dei fans, a cui persino gli autori hanno dovuto rispondere su twitter. Quello che abbiamo ottenuto è stato uno show di quaranta minuti caratterizzato da salti temporali scanditi dalle scritte degli anni. Abbiamo ottenuto dei personaggi la cui maturazione è stata gentilmente mandata a quel paese, rifacendoli piombare al punto di partenza da cui avevano mosso i primi passi. E, per favore, qualcuno ci spieghi il senso dell'Illuminazione che Barney ha avuto nello stringere tra le braccia la figlia di non-sappiamo-bene-chi. Infine, un consiglio a coloro a cui questo finale è piaciuto: la vostra è una scelta legittima, ma per favore smettetela di giustificare il vostro amore paragonando questo finale a quello di Lost o Dexter. Così date solo prova che al peggio non c'è mai fine.