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Homeland torna alla grande su Fox

In anteprima la nostra recensione del primo episodio della seconda stagione di Homeland - Caccia alla spia, serie pronta ad affascinare i fans italiani dal 30 Gennaio sul canale Fox.

La seconda stagione di Homeland – Caccia alla spia – serie rivelazione della scorsa stagione televisiva – è pronta ad affascinare i fans italiani, che potranno seguire le nuove avventure dei propri eroi a partire dalla serata del 30 Gennaio sul canale sky Fox. Basata sulla serie israeliana intitolata Hatufim, Homeland ha sbancato i Golden Globe anche quest'anno, portando a casa il premio per la miglior serie drammatica, oltre che due premi per i due attori principali Claire Danes e Damian Lewis.

La seconda stagione riprende le fila del discorso da dove le aveva lasciate. Il primo episodio, dal titolo Il sorriso, ritrova l'agente della CIA Carrie (Danes) rifugiata a casa dei suoi, dove cerca di riprendersi e di curarsi dai colpi che hanno rischiato di danneggiare la sua mente e i suoi ricordi. Passa il tempo divisa tra l'hobby del giardinaggio e un lavoro come insegnante d'inglese per stranieri. Brody (Lewis), invece, svolge il suo impiego al Congresso, con la speranza di diventare il vice di Walden, il candidato alle elezioni presidenziali. Le strade dei due protagonisti sembrano ormai distanti anni luce, ma capovolgimenti improvvisi rischiano di riportarli entrambi al punto dov'erano. Mentre Brody viene richiamato all'ordine, Carrie viene ricontattata dall'agenzia, che l'aveva allontanata per le sue precarie condizioni di salute. Destino vuole, infatti, che un'importante informatrice a Beirut, che potrebbe testimoniare sulla possibilità di un attacco agli Stati Uniti, sia anche una recluta di Carrie che si fida solo di lei.

Più volte si è cercato di dare una chiara classificazione ad Homelandcercando di farlo rientrare quasi prepotentemente in generi etichettati e chiusi a compartimenti stagni. Naturalmente, la serie prodotta da David Nevins, è una serie incentrata sul terrorismo che ben si sposa con un sotto testo filoamericano che ne ha sancito il successo, ma anche alcuni punti deboli, nella prima stagione. Eppure Homeland, nonostante le sue contraddizioni e i suoi paradossi, colpisce soprattutto per i personaggi che mette in gioco e per il modo in cui essi interagiscono non solo tra di loro, ma anche con la propria individualità, spesso spezzata, nascosta e falsa. In questo senso Il sorriso non fa eccezione: l'episodio, firmato da Michael Cuesta – che aveva girato anche il pilot, oltre ad aver maturato esperienza con la regia di alcuni episodi di Six feet under e Dexter – si concentra molto più sui suoi protagonisti che sulla guerra che incombe ai margini del quadro.

Se, infatti, la prima stagione si era chiusa con una bella metafora della perdita della memoria storica della contemporaneità, grazie a ciò che accade a Carrie Mathison, la prima puntata della seconda stagione sembra voler spingere verso la riappropriazione individuale. Ecco allora che mentre Carrie parte alla volta della sua nuova missione, zoppicando in un gioco di guerra di cui sembra aver dimenticato le regole, riesce a riprendere possesso della propria individualità, quella di cui si era spogliata durante gli accadimenti della prima serie.

Tutto questo viene reso da una regia sicura che riesce a solleticare la curiosità dello spettatore per ciò che deve ancora accadere. Come sempre, sono i due protagonisti i veri centri della ricezione emotiva: da una parte Carrie, con il suo bipolarismo, è la tela adatta su cui scrivere – si spera – importanti drammi interiori con svolgimenti interessanti. Dall'altra Brody, diviso ancora tra il volto pubblico, e quello nascosto da veli di bugie e menzogne, si candida a personaggio più conflittuale dell'intera vicenda. Staremo a vedere.

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