Hit Man, a Venezia 80 Richard Linklater conquista tutti
'Hit Man' è il nuovo film di Richard Linklater che conquista con la sua scrittura brillante e la sua capacità di far ridere senza mai dover rinunciare alla qualità
di Erika Pomella / 08.09.2023 Voto: 8/10
Ai festival cinematografici sembra esserci una regola non scritta secondo la quale tutti i lungometraggi che val la pena vedere sono quelli che hanno un messaggio morale da raccontare, una sorta di “chiamata alle armi” che deve avere un alto valore intellettuale, quasi snob, che non deve essere pensato per piacere anche al “grande pubblico”, questa creatura multiforme e crudele che sembra essere il nemico giurato della settima arte, quando in realtà ne é il destinatario assoluto. Fortunatamente di tanto in tanto – e qui il merito va senza dubbio ad Alberto Barbera e al suo staff di selezionatori – ai festival arrivano anche piccoli gioiellini che riescono a fare qualcosa di incredibilmente difficile: fanno ridere con intelligenza. Questo è il caso di Hit Man, film presentato Fuori Concorso a Venezia 80 per la regia di Richard Linklater. Un regista che, comunemente, è considerato come uno dei fautori del nuovo cinema indipendente americano, fatto di storie individuali e al tempo stesso collettive che non hanno l’appoggio dei grandi studios. Quegli stessi stessi studios con cui sono in sciopero gli attori di Hollywood, motivo per cui molti attori non hanno potuto prendere parte al Festival di Venezia.
Una trama che non ti aspetti
Dicevamo, Hit Man. Un titolo che potrebbe far pensare immediatamente ad un film d’azione comunemente inteso: una sorta di the killer meno di autore, fatto di sparatorie ed esplosioni roboanti. Ma non appena il pubblico si siede in poltrona per vedere il film capisce che il lungometraggio è uno di quelli pensati per essere una completa sorpresa, motivo per cui saremo molto stringati con la trama, per non correre il rischio di rovinare a chicchessia l’esperienza di visione. Hit Man è la storia di un professore (Glen Powell, visto anche in Top Gun: Maverick, e qui anche in veste di co-sceneggiatore) che lavora part-time come “consulente” per le forze dell’ordine. Quando un poliziotto abituato alle missioni sotto copertura viene sospeso, al nostro protagonista viene chiesto di prendere il suo posto e fingersi un mercenario, un sicario che uccide le persone dietro pagamento. Il nuovo lavoro si mostra un mestiere nelle corde del timido professore, che finirà con l’incrociare la strada di una giovane e bellissima donna (Adria Arjona).
Hit Man, un ottimo protagonista per una sceneggiatura straordinaria
Hit Man è uno di quei film che dimostra quanto siano fondamentali attori e sceneggiatori nel panorama hollywoodiano. Un discorso che si rende molto attuale visto lo stato di agitazione del sindacato SAG-AFTRA e WGA, che hanno spinto attori e sceneggiatori ad incrociare le braccia finché non verranno esaudite le loro richieste più impellenti (e che probabilmente rimarranno in questo stato fino a gennaio). Un regista, per quanto formidabile dietro la macchina da presa, non può fare molto senza una buona sceneggiatura e degli attori che rendano vivo ciò che viene scritto nello script. Grandi movimenti di macchina, capacità di visione d’insieme, inventiva sono elementi fondamentali perché un regista possa definirsi bravo, ma in un film sono necessari solo se c’è una storia da portare sul grande schermo ed attori da dirigere. E, appunto, Hit Man dimostra come si possano realizzare gioielli inaspettati quando tutte le parti funzionano alla perfezione. Il primo plauso, naturalmente, va a Glen Powell. Questo giovane attore che sta dimostrando sempre di più il suo talento si affaccia nel film come Gary, un timido insegnante che si sente strano, fuori luogo, come se al mondo non esistesse un posto o una persona in cui sentirsi a suo agio. Poi, nel corso del film, il suo personaggio non solo evolve, ma si diverte a trasformarsi.
Ancora una volta, non vogliamo andare troppo a fondo nello svelamento della trama, perché rovineremmo molto il divertimento di chi lo andrà a vedere (anche se ancora non c’è una data di uscita ufficiale). Basti però sapere che Glen Powell riesce a trasformarsi e ad essere sempre credibile, come se ci fossero tanti attori diversi ed egualmente bravi a interpretare vari personaggi. L’attore è in qualche modo irresistibile: lo spettatore non riesce a distogliere lo sguardo da lui, dalle sue espressioni cangianti, dalla verve che utilizza per passare da un sentimento all’altro. Tutto questo, poi, è reso ancora più straordinario grazie ad una sceneggiatura che definire brillante significherebbe utilizzare uno sciocco eufemismo: Hit Man è un film scritto in modo intelligente, puntuale, capace di far ridere senza mai scadere nella trivialità, senza mai prendere scorciatoie, ma giocando sulla capacità delle parole e delle situazioni di evocare un senso dell’umorismo che non annoia mai e che fa uscire dalla sala con il sorriso sulle labbra e l’animo un po’ più leggero. Perché, davvero, non c’è scritto da nessuna parte che un film, per essere di valore, deve essere drammatico o scioccante. A volte sono i film più leggeri e brillanti quelli che ci salvano veramente. E Hit Man, grazie anche agli scambi tra Powell e Arjona che sono così coinvolgenti da spingerti a chiederne sempre di più, è un film che senza dubbio riuscirà a rischiarare una giornata, senza costringervi a rinunciare alla qualità.