Harry Potter e i doni della morte (Parte 1) – La Recensione
Recensione del film Harry Potter e i doni della morte (Parte 1) (2010) diretto da David Yates e con protagonisti Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Helena Bonham Carter, Michael Gambon, Alan Rickman.
di Redazione / 19.11.2010 Voto: 9/10
Recensione del film “Harry Potter e i doni della morte (Parte 1)“, la prima parte dell’ ultimo capitolo della saga del maghetto più famoso. Al terzo tentativo con il personaggio di Harry Potter e la sua redditizia saga cinematografica il regista David Yates ha finalmente centrato il bersaglio. Che stesse aggiustando la mira si era già intuito nel passaggio da L’ordine della fenice a Il Principe Mezzosangue, quando si era notato un certo sviluppo nell’attenzione alla coerenza estetica del prodotto, fattore che avevamo attribuito soprattutto alla fotografia elegante di Bruno Delbonnel. Evidentemente il dazio di inesperienza pagato con l’esordio alla regia del primo è stato progressivamente superato col passare dei film.
Con Harry Potter e i doni della morte parte I, infatti, Yates costruisce un lungometraggio che rispetto ai precedenti compie dei passi in avanti radicali, presentandosi come un’opera del tutto superiore. Prima di tutto il regista libera definitivamente il suo film ed i personaggi dalla fastidiosa ed equivoca idea di essere prodotti ad esclusivo consumo del pubblico più giovane. Yates infatti, colloca i tre protagonisti in una serie di ambientazioni che restituiscono tutto il dramma dell’essere in qualche modo dei reietti, braccati dalle forze del male che hanno ormai preso il sopravvento.
Autunnale, disperato, a tratti seriamente impregnato dei toni dell’horror, Harry Potter e i doni della morte parte I risulta un film finalmente costruito su basi solide, con impeccabili tutti gli attori britannici che compongono il cast di supporto.
Dimentichiamoci lo spettacolo fanciullesco del Quiddich, degli incantesimi divertenti, dei costumi e delle scenografie fastose di Hogwarts: Harry Potter è uscito definitivamente dal guscio patinato della sua fanciullezza ed è stato sbattuto in un mondo ostile e tenebroso, in cui il passaggio all’età adulta significa in qualche modo rimanere soli, esclusi dalla normalità, costretti a fronteggiare i propri fantasmi.