Guns Akimbo, la recensione del folle film con Daniel Radcliffe
'Guns Akimbo', appena arrivato su Prime Video, è un film folle ma pieno di intelligenza, con al centro un Daniel Radcliffe costretto ad affrontare uno show in streaming mondiale dove l'unico scopo è uccidere o venire ucciso.
di Erika Pomella / 14.04.2020 Voto: 8/10
Quando viene fatto il nome di Daniel Radcliffe il primo pensiero vola quasi immediatamente verso la scuola di magia e stregoneria di Howgarts, dove il mago Harry Potter ha scoperto non solo le sue potenzialità, ma anche il suo ruolo in un mondo diviso tra maghi e babbani. Dopo aver preso parte ad una saga tanto popolare e iconica come quella nata dai libri firmati da J.K. Rowling, il rischio che il giovane attore correva era, appunto, quello che rimanere per sempre incollato ai lineamenti del mago cresciuto al numero 4 di Privet Drive.
Forse è proprio per evitare questo, per ampliare lo spettro della sua carriera e non essere etichettato solo come "l'attore che ha fatto Harry Potter" Daniel Radcliffe ha scelto di prendere parte a progetti molto diversi non solo dall'universo di Hogwarts, ma anche molto vari tra di loro. L'ultimo progetto a cui l'attore ha preso parte è il folle, colorato ed eccentrico Guns Akimbo. La pellicola, diretta da Jason Lei Howden, era stata presentata in anteprima mondiale lo scorso settembre al Toronto Film Festival, prima di ritagliarsi uno spazio anche al Festival di Torino dello stesso anno. Alla fine Guns Akimbo è approdato su Amazon Prime Video, dove è arrivato lo scorso 23 Marzo.
La storia è ambientata in un futuro non meglio identificato, dove esiste un reality show in streaming mondiale, chiamato SKIZM, dove degli esseri umani, sconosciuti tra di loro, sono spinti a uccidersi tra di loro. Di questo show è fan anche Miles (Daniel Radcliffe), che lavora nel mondo dei videogiochi e che si definisce come un uomo che trolla i troll che prolificano sempre di più in rete. Una sera, forse complice anche una dose troppo massiccia di birre, il ragazzo comincia a scrivere commenti pieni di odio sulla piattaforma di SKIZM, al punto da essere richiamato all'ordine dall'amministratore del sito. Quando anche a questo Miler risponde con tono da hater la sua vita subisce una svolta: viene rapito e sulle sue mani vengono cucite delle pistole.
È dunque entrato nel gioco, con 50 colpi disponibili ad ogni arma, e l'obiettivo di uccidere Nyx (Samara Weaving, apparsa anche nel bellissimo 3 Manifesti a Ebbing, Missouri), una vera e propria fuori classe del gioco. Le cose, per Miles, si complicano ancora di più quando il creatore del gioco, Riktor (Ned Dennehy) prende di mira anche una persona che Miles ha a cuore. L'unica possibilità che ha è cercare di sopravvivere mentre Nyx gli da la caccia e trovare un modo per porre fine al gioco.
Forse il modo migliore per iniziare la recensione di Guns Akimbo è quella di dire immediatamente, senza giri di parole, che si tratta di un film folle, nell'accezione più positiva del termine. Come altro si potrebbe definire una pellicola in cui il protagonista ha le pistole letteralmente inchiodate alle mani, se ne va in giro in vestaglia, con l'inalatore in una tasca e il cellulare nell'altra? L'estetica del film è quella che strizza l'occhio all'universo videoludico, all'universo di quegli sparatutto a cui tutti, presto o tardi, abbiamo fatto almeno una partita. Ma la mossa intelligente del regista, dal punto di vista formale, è stato quello di creare l'allure dell'universo videoludico, senza portare sul grande schermo una copia della tecnica che fa parte della tradizione del gaming. Quindi nessun POV in soggettiva con la visuale dall'alto delle mani che stringono le armi, per fare l'esempio più classico: si tratta di un film dall'impianto estremamente cinematografico, che però riesce a miscelare con molta capacità le sensazioni e l'universo che, di solito, sono associate al mondo dei videogiochi, che è il sottotesto di partenza di questa pellicola. Ecco allora che ci sono anche i colori accesi, quasi troppo forti, i proiettili e corpi che si muovono con l'estetica del bullet-time, resa nota (ça va sans dire) da Matrix, e inquadrature dove in sovrimpressione appaiono informazioni aggiuntive per il pubblico.
Guns Akimbo è un film da vedersi tutto d'un fiato, lasciandosi divertire da esso, dai toni di splatter che esplodono (è il caso di dirlo!) al centro del quadro, da quel tono scanzonato di inesorabile rassegnazione che invece di essere declinato nelle note grige del dramma, esplodono nella lotta alla sopravvivenza del più inaspettato degli eroi. Ma al di là di questa estetica molto attenta e intelligenza, in cui il cattivo sembra voler omaggiare l'universo diegetico di Mad Max, con la sua figura allampanata, la testa calva e i tatuaggi, c'è anche una riflessione da non sottovalutare. Una riflessione che non passa mai attraverso i toni edulcoranti da professore in cattedra, ma inseriti così profondamente nel racconto stesso da rappresentarne quasi l'esoscheletro. Si parla naturalmente del fenomeno del trolling, del provocatore e gettare odio in rete solo per passare il tempo, solo per cercare il divertimento da parte di individui presumibilmente frustrati che prolificano attraverso coloro che rispondono alle loro provocazioni. Allo stesso tempo si parla anche dell'idea stessa di community, di visioni condivise, che nel nostro presente fatto di Netflix, Prime Video, Disney+ e chi più ne ha più ne metta, sembra essere quasi all'ordine del giorno.
In definitiva, dunque, Guns Akimbo è un film folle e divertente, realizzato con un chiaro intento narrativo e con un'estetica precisa che arricchisce l'esperienza della visione, che viene approfondita anche da un sottotesto non così banale né così superficiale, che dà concretezza alla struttura di base del world building portato in scena dal film. E, in tutto questo, una nota a margine per Daniel Radcliffe, estremamente credibile nei panni (assurdi) di Miles: che non solo cattura naturalmente le simpatie del pubblico, ma che riesce a tenere sulle spalle il peso di un personaggio tragicomico, senza mai scadere nella maschera o nella macchietta, ma riuscendo a mantenere un tale equilibrio istrionico da convincere a pieni voti.