Recensione Guardiani della galassia
'Guardiani della galassia' è una pellicola ben confezionata che, nonostante una buona scelta in fatto di colonna sonora, appare colpevolmente privo di anima e di guizzi narrativi. Un film che si lascia guardare, ma che è ben lontana dal raggiungere le vette di altre pellicole targate Marvel.
di Erika Pomella / 23.10.2014 Voto: 6/10
E' stato presentato all'interno di Alice nella Città, sezione autonoma della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Guardiani della galassia, nuova pellicola dell'universo Marvel, firmato da James Gunn, che sta sbancando i botteghini di tutto il mondo. Era uno dei film più attesi di questa stagione cinematografica e gli spettatori non hanno perso occasione di confermare questa reputazione con incassi da capogiro. Purtroppo, però, le aspettative – almeno secondo chi scrive – non sono state pienamente soddisfatte.
Guardiani della Galassia si apre con un vecchio walkman che fa subito pensare agli anni '80 e ai cult di quella generazione cinematografica. Quasi a voler creare un paradosso con il titolo fantascientifico della pellicola, quel walkman, così come la maggior parte delle canzoni scelte come colonna sonora, rimandano subito allo spettatore un'esistenza molto più umana, molto più terra terra. E quel walkman è il talismano da cui Peter Quill (Chris Pratt), ladruncolo e ricettatore spaziale, non si separa mai, essendo uno degli ultimi ricordi legati alla sua defunta madre. Durante una spedizione nello spazio, Quill entra in possesso di una misteriosa sfera che tutto l'universo sembra bramare. Più di tutti, però, è Ronan (Lee Pace) a desiderla, perchè essa rappresenta il modo per ottenere un'alleanza con Thanos (Josh Brolin) per distruggere l'impero Nova, a poco tempo da un trattato di pace interspaziale. Ronan manda Gamora (Zoe Saldana), figlia di Thanos tramutata in una sorta di arma, sulle tracce di Peter Quill, sulle quali si sono messi in moto anche Groot (Vin Diesel) e Rocket (Bradley Cooper). Il tentativo di rapimento però attira l'attenzione della polizia, che conduce tutti quanti nel carcere di massima sicurezza di Kyln, dove Peter salva Gamora dal desiderio di vendetta di Drax (David Bautista), che ha visto la sua famiglia morire per mano di Ronan, il signore che Gamora serve. Quest'ultima, però, annuncia a sorpresa di voler tradire il suo padrone e dare la sfera al Collezionista (Benicio Del Toro) per una somma non inferiore ai quattro miliardi. Tutti quanti allora decidono di far squadra comune, ma ben presto il loro piano di ricettazione si scontrerà con Ronan e Nebula (Karen Gillan), sorella di Gamora.
Per quanto possa sembrare superfluo, inesatto e fuori luogo aprire una recensione con un paragone, è indubbio che una delle prime cose che salta alla mente, vedendo Guardiani della Galassia, è l'altro film "di gruppo" di casa Marvel, The Avengers. Il paragone nasce non solo dalla volontà di mettere tanti personaggi insieme, seguendo il nascere di un'amicizia partendo da un odio non proprio civilizzato, ma anche dall'universo di appartenenza che, in questo caso, è il medesimo. E si soffermiamo ad analizzare questo paragone, Guardiani della Galassia ne esce irrimediabilmente sconfitto. Il problema, infatti, è che il film di James Gunn sarebbe piuttosto debole anche senza altri prodotti a raffronto. Nonostante una scelta oculata in fatto di colonna sonora, e alcuni personaggi riusciti (Groot con la sua dolcezza e Drax con il suo carattere di fuoco), Guardiani della Galassia è un bel giocattolone completamente privo di anima. Nonostante gli stupefacenti effetti visivi – penalizzati da un 3D quasi del tutto inutile che rende oscure moltissime scene -, il plot del film, sviluppandosi in tutti i suoi stereotipi, è sciatto, privo di verve. Il protagonista, Star-Lord alias Peter Quill, è solo una fugace ombra di altri personaggi, supereroi o anti-eroi che siano, che abbiamo imparato ad amare nel corso della nostra carriera di fruitori cinematografici. E' a tratti fastidioso, piatto, senza nessuno slancio di personalità; tenta di fare battute divertenti, o di giocare all'uomo di mondo che ha sempre una risposta pronta da dare, ma la verità è che questo Peter Quill assomiglia alla brutta copia di qualcosa che abbiamo già visto milioni di volta. Difficile, dunque, entrarci in empatia. A questo punto siamo molto più attratti dal villain interpretato piuttosto bene da Lee Pace.