Genius di Michael Grandage, Recensione
Colin Firth e Jude Law a confronto per la storia vera dello scrittore Thomas Wolfe e del suo editore, Max Perkins.
di Matilde Capozio / 28.10.2016 Voto: 7/10
"Non è buono. Ma è unico." Così viene descritto, all'editore Maxwell Perkins, il manoscritto di un ancora sconosciuto Thomas Wolfe, quando viene sottoposto alla sua attenzione, un giorno sulla fine degli anni '20.
Genius, presentato alla Festa del cinema di Roma dopo un passaggio al Festival di Berlino, è ambientato a New York dove, presso la casa editrice Scribner's, lavora Perkins (Colin Firth), editor letterario con il merito di aver scoperto autori come F. Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway. Ha fama di essere una persona attenta a scoprire e incoraggiare il talento altrui, per questo non si lascia sfuggire il romanzo di Wolfe (Jude Law), già rifiutato da molte case editrici, e inizia a lavorare con lui a quello che diventerà Angelo, guarda il passato e al successivo Il fiume e il tempo.
Il film, che si ispira al libro Max Perkins: Editor of Genius di A. Scott Berg, più che essere un tradizionale biopic, si concentra sulla contrapposizione tra l'indole seria e pacata di Perkins (che al cinema aveva già avuto il volto di Malcolm McDowell in La foresta silenziosa, 1983) e quella esuberante e incontenibile di Wolfe. Il genio del titolo, che nello scrittore si accompagna alla proverbiale sregolatezza, viene incanalato e convogliato in una forma che darà poi all'autore il successo, ma che apre a una riflessione sul valore e l'importanza del mestiere dell'editor, e forse in generale di tutti coloro che operano "dietro le quinte" dell'espressione di un artista: si va a migliorare il lavoro dello scrittore o soltanto a snaturarlo, modificandone la vera essenza? Questo dilemma si esprime nel difficile rapporto tra i due uomini, che assume caratteristiche simili a quello tra padre e figlio; allo stesso tempo, si mostra come la loro dedizione al lavoro, sebbene diversa nei modi, provochi tensioni con le persone che amano (Laura Linney interpreta la moglie di Perkins, madre delle sue figlie, mentre Nicole Kidman incarna Aline Bernstein, una donna sposata, più grande, con cui Wolfe visse una tormentata relazione).
Genius segna il debutto al cinema per l'inglese Michael Grandage, rinomato regista teatrale, che aveva già diretto Jude Law in Amleto ed Enrico V, e che dopo le riprese del film ha lavorato anche con la Kidman in Photograph 51. Il regista evidenzia il periodo storico con una fotografia sui toni del grigio e del seppia, per una messinscena che ha effettivamente un'impostazione in un certo modo teatrale: pochi i personaggi principali (con le apparizioni di Guy Pearce e Dominic West, rispettivamente Fitzgerald e Hemingway) e importanza dei dialoghi. Al cinema non è facile mostrare, attraverso parole e immagini, il mestiere dello scrittore: qui si riesce a restituire quella personalità debordante e appassionata che Wolfe riversa poi sulla pagina scritta, e che Perkins cerca di contenere e rimodellare.
Il risultato è un film di stampo piuttosto convenzionale, che vuol essere un'opera d'autore ma al tempo stesso è fruibile anche da un vasto pubblico, che intrattiene senza annoiare, e che poggia sulle interpretazioni, specialmente dei due protagonisti.