Recensione Game of Thrones 4x07 - Mockingbird
Recensione Game of Thrones 4x07 - Mockingbird

Recensione Game of Thrones 4×07 – Mockingbird


'Mockingbird' è un episodio con un filo conduttore ben preciso: si parla di orgoglio e di famiglia, con Tyrion e Oberyn che sovrastano tutti i personaggi per l'impatto emotivo che hanno sugli spettatori. Un personaggio ci saluta per sempre e nuove sfide si affacciano all'orizzonte.
Voto: 8/10

Dove eravamo rimasti: The Laws of Gods and Men

The Laws of Gods and Men, l'episodio numero sei di questa bellissima quarta stagione di Game of Thronesera quasi interamente incentrato sul processo che Tyrion sta subendo per la morte di Joffrey. Davanti alla corte formata da Tywin Lannister, Oberyn Martell e dal padre di Margaery, Tyrion vede sfilare un numero imprecisato di nemici che sono più che mai contenti di parlar male di lui, rendendolo colpevole sebbene le sue mani siano pulite, così come la sua coscienza. Nella sala, dove la gente di Approdo del Re ascolta incuriosita, ci sono anche Cersei, Margaery e molti che sono divisi tra colpevolezza e innocenza. Jaime, che è incapace di accettare la morte del fratello minore per un reato che non ha commesso, si reca da suo padre e gli propone di salvare Tyrion in cambio della sua rinuncia al posto nella Guardia Reale. Jaime diventerà lord di Castel Granito se suo padre gli promette di salvare la vita di suo fratello. Tywin accetta il patto ed è pronto a concedere al Folletto un passaggio verso i Guardiani della Notte, purchè chieda pietà. Tyrion sarebbe anche disposto ad accettare, ma quando vede entrare Shae e la sente denigrare ed umiliare il loro rapporto, Tyrion non riesce a nascondere l'orgoglio ferito e la rabbia. Si rivolge allora al pubblico e recita un discorso bellissimo. Epico. Confessa la sua colpa di essere un nano, e si congratula con coloro che sono lì, coloro che lui ha salvato durante l'attacco delle Acque Nere e che sono pronti a giudicarlo solo per il suo essere diverso. Poi torna a rivolgersi alla giuria: sapendo che non riceverà giustizia in una sala dove tutti sono pronti ad condannarlo, Tyrion decide di sottomettersi alle leggi degli dei, e chiede un verdetto per singolar tenzone.

Cosa vedremo: Mockingbird

Una delle caratteristiche più sorprendenti di Game of Thrones è che, quando ci troviamo davanti ad un episodio sottotono rispetto all'andamento dello show, stiamo comunque assistendo ad uno spettacolo di altissimo livello. Questo è un discorso che si presta alla perfezione per descrivere un episodio come Mockingbird. Dopo la meraviglia messa in scena con l'episodio 4×06, in cui Tyrion travalicava il concetto di bello per trasformarsi in qualcosa di epico e leggendario, Mockingbird appare, soprattutto nella prima parte, nettamente inferiore. Il fatto è che il concetto stesso di inferiore, adattato ad un telefilm come questo, rappresenta comunque un'operazione drammaturgica capace di intrattenere ed emozionare. Si pare subito in quarta, con Tyrion e Jaime che sono in prigione a parlare. Jaime si sta lamentando con suo fratello perchè la sua volontà di avere un verdetto per singolar tenzone ha reso vano il suo sacrificio di rinunciare alla guardia reale. Il confronto tra i due è molto bello e intenso – come sempre – e ha il merito di mostrare i due volti di una famiglia come quella dei Lannister, piena di fango e di onore allo stesso tempo. Da questo punto per Tyrion comincia la ricerca di un campione che possa battersi per la sua sopravvivenza. Dopo il rifiuto di suo fratello, il Folletto si rivolge al migliore amico Bronn. D'altra parte il mercenario già una volta l'aveva salvato da un verdetto all'ultimo sangue. Bronn, però, rimanendo coerente a se stesso e al personaggio che, nonostante tutto, abbiamo imparato ad amare, afferma che ora che ha trovato un posto (remunerativo) nel mondo non se la sente di rischiare tutto, battendosi contro la Montagna. Il break up tra i due personaggi, però, non avviene né con rancore, né con astio. Tyrion, piuttosto, accetta il carattere dell'amico, lasciandolo andare con una stretta di mano piena di affetto. Nel frattempo, a Nord, Jon Snow, di ritorno dalla sua missione vittoriosa, sta ancora cercando di far ragionare i suoi compagni, parlando delle insidie che si nascondono nell'esercito dei bruti (come ad esempio i giganti). Eppure nessuno sembra pronto ad ascoltare i ragionamenti – per quanto giusti possano essere – di un ragazzo così giovane che, per di più, è solo un attendente. Poco più a Sud, Arya Stark continua il suo viaggio con il Mastino che, in questo episodio, ci regala un altro lato della sua umanità, quella stessa fragilità che nasconde dietro un volto offeso e un atteggiamento alla vita che definire cinico sarebbe un eufemismo. Sulle tracce di Arya sono, a loro insaputa, Brienne e Podrick che, fermatisi in una locanda, si imbattono in Frittella, che parla loro dei suoi giorni passati con Arya, quando l'erede Stark si faceva passare per un ragazzino di nome Arry. Tutta la scena permette anche a Podrick di emergere un po' dal suo semplice ruolo di spalla. Intanto, al di là del Mare Stretto, dopo aver giaciuto con l'affascinante Daario, Daenerys si fa convincere dal suo fidato (e geloso?) consigliere Jorah Mormont a rivedere la sua posizione nei confronti di Yunkai. La decisione della Khaleesi di condannare a morte tutti i vecchi e i nuovi padroni viene ridimensionata in un libero arbitrio appena accennato: i padroni potranno decidere di inginocchiarsi davanti al nuovo mondo rappresentato dalla Madre dei Draghi, o morire tuffandosi nel vecchio mondo, quello caratterizzato dalla schiavitù. L'episodio si concluderà a Nido dell'Aquila, dove Lysa dimostrerà ancora una volta di essere profondamente gelosa di Sansa che schiaffeggia Robin Arryn e si lascia baciare da Petyr.

I'll be your champion

Sin dalla sua prima apparizione Oberyn Martell ci ha conquistati. Il suo stile quasi indifferente e la sua eleganza innata, oltre che la capacità di andare così intelligentemente contro i Lannister, offendendo Cersei con un sorriso sulle labbra, lo hanno reso una delle new entry più interessanti di sempre, nel quadro generale dello show. In Mockingbird Oberyn tiene fede a tutte le sue premesse e continua a conquistare cuori. Come abbiamo detto poco più sopra, Tyrion è alla ricerca di un Campione. Suo fratello Jaime e il suo migliore amico Bronn gli hanno risposto di no lasciandolo, per motivi diversi, da solo con se stesso, costretto a fronteggiare la consapevolezza di una morte pressoché certa. Perchè che speranza potrebbe avere il tanto umiliato Folletto contro la Montagna? Quando Tyrion è ormai convinto del suo annientamento una visita inaspettata arriva: è Oberyn. Il principe di Dorne si mette a parlare con Tyrion, rievocando il giorno del primo incontro tra i due, quando Tyrion era ancora in fasce. "Ci avevano detto che eri un mostro" esordisce Oberyn, tratteggiando un ritratto fatto di dicerie pieno di code, artigli e occhi rossi. "Non siamo riusciti a nascondere la nostra delusione" continua, specificando che quando si era trovato davanti quel neonato con le gambe e le braccia un po' troppo piccole, quello che aveva trovato davanti era stato solo un bambino. Oberyn ne approfitta anche per rievocare la reazione di Cersei che, dolce come al solito, aveva commentato dicendo che quel neonato deforme aveva ucciso sua madre e che sarebbe morto. "Prima o poi Cersei ottiene sempre quello che vuole" dice il Tyrion del presente, con uno sbuffo di ironica rassegnazione, mentre gli occhi sono carichi di quelle lacrime che non ha mai potuto versare per non dare al mondo l'ennesima possibilità di ridere di lui e delle sue debolezze. Davanti a questo sconosciuto del Sud, Tyrion mostra un altro lato di se stesso, una vulnerabilità che ha sempre tenuto nascosta dietro il suo esuberante cinismo. E' a questo punto che il personaggio di Oberyn si infiamma, diventando un vero e proprio faro in mezzo all'oscurità in cui è precipitata l'esistenza del Folletto. "E quello che voglio io?" Sbotta Oberyn, prima di aggiungere: "Giustizia per mia sorella e i suoi figli". Al suono di quelle parole, Tyrion quasi sbotta a ridere, dicendo che Approdo del Re non è proprio il luogo adatto per cercare giustizia. Oberyn, però, si mostra in disaccordo con questo assunto e si lancia in un monologo bellissimo, sentito, dove vendetta e senso del dovere vanno di pari passo, grazie anche all'interpretazione di Pedro Pascal, che unisce rabbia e dolore sul suo volto in modo assolutamente magistrale. "Sono nel posto giusto," dice, alzandosi in piedi e coprendo il perimetro della cella con ampie falcate. "Voglio giustizia contro coloro che mi hanno fatto un torto. E tutti quelli che mi hanno fatto un torto sono proprio qui". Prima che Tyrion possa capire esattamente quello che sta accadendo Oberyn continua: "Comincerò da Ser Gregor Clegane che ha ucciso i figli di mia sorella e poi l'ha violentata con il sangue ancora sulle mani, prima di uccidere anche lei". Tyrion ascolta quel discorso e il suo volto quasi si trasforma quando capisce che direzione sta prendendo quella conversazione. Quando alla fine, con la musica in crescendo, Oberyn afferma "Sarò il tuo campione" un sorriso riconoscente si affaccia sul volto di Tyrion e i suoi occhi lucidi di dolore di colpo brillano del fuoco della speranza e delle infinite possibilità. D'altra parte tutta Westeros conosce le doti e le capacità del principe di Dorne come spadaccino. Nel suo momento di massimo sconforto Tyrion trova un alleato insperato e tutto ciò passa sul suo volto, nel quale si riflette quello determinato di Oberyn. Questa scena e l'interazione tra i due attori – che ad ora sono assolutamente i migliori della quarta stagione – rappresenta di sicuro il momento più alto dell'episodio, quella scintilla improvvisa che separa il buono dall'eccellente.

Di fratelli e sorelle

Qualche settimana fa avevamo analizzato un episodio che sembrava essere incentrato sul concetto di regalità di Westeros ed Essos. Sebbene Game of Thrones non sia famoso per le sue puntate tematiche, è indubbio che di tanto in tanto capiti un episodio in cui è possibile riconoscere un filo conduttore che lega tutti i cinquanta minuti di messa in scena. Nel caso di Mockingbird questo trait d'union è rappresentato dai rapporti fraterni. Ad aprire l'episodio, come si diceva, è proprio il confronto tra Jaime e Tyrion. Per quanto possano essere diversi – e lo sono! – i due sono comunque amici e sembrano gli unici capaci di mostrarsi l'un l'altro limiti e debolezze. Jaime parla dell'orgoglio di Tyrion, condannandolo. Tyrion, da parte sua, non si preoccupa di parlare a Jaime del suo rapporto incestuoso con Cersei. "Fai attenzione," gli dice Jaime alla fine. "Sono l'unico amico che ti è rimasto". Ed è vero: prima ancora che fratelli, i due leoni di casa Lannister sono essenzialmente amici, complici, uniti contro i dispetti e la crudeltà del mondo. Jaime è pronto anche ad andare contro la volontà dell'amata Cersei pur di aiutare Tyrion. Ma questo fino ad un certo punto: proprio per i limiti di cui sopra, l'amicizia tra i due è sempre segmentata, abbozzata, sorretta da una moltitudine di fili intreccianti che rendono la vita un vero e proprio inferno. Un altro rapporto fraterno di cui si parla è quello del Mastino e della Montagna. Avevamo già scoperto in passato che tra i due non scorre affatto buon sangue e che la menomazione di Sandor è dovuta alla violenza gratuita di Gregor. Eppure in questo episodio, quando sentiamo il Mastino raccontare ad Arya il suo passato avvertiamo per la prima volta quanto profondo sia il senso di solitudine che l'uomo è costretto a trascinarsi dietro dall'infanzia. Arya, che piange la sua famiglia distrutta (non sapendo che i superstiti sono più di quanto osi immaginare), si ritrova ad ascoltare quest'uomo che un giorno desiderava uccidere con le sue mani e sentendo questa storia sembra non trovare parole di consolazione per lui. Rimane in silenzio, in ascolto, con lo sguardo quasi disgustato. Lei, piccola guerriera contro il mondo, nella lunga lista di ingiustizie subite, ha avuto comunque la fortuna di avere un'infanzia felice. Cosa che è stata negata al suo carceriere e guardiano. Per due fratelli di cui si parla, nella simmetria perfetta che caratterizza Game of Thrones, c'è anche la possibilità di trattare di due sorelle. Sorvoliamo su Cersei, perchè ormai abbiamo chiarito quanto profondo sia il suo odio per Tyrion; ci interessa concentrarci piuttosto su due sorelle, che sono al centro di disegni di vendetta. La prima è Elia, la sorella per cui Oberyn è disposto a mettere a ferro e fuoco il mondo. Sposata con Rhaegar, Elia ha avuto la doppia sfortuna di non vedersi amata da suo marito – che, per quanto ne sappiamo, si era innamorato di Lyanna Stark – e, successivamente, di aver visto i suoi figli morire, di essere stata violentata e di essere stata uccisa. Tutto per l'ascesa al potere dei Lannister. L'odio di Oberyn, allora, non solo è comprensibile, ma è anche legittimo. E' l'amore imperituro per sua sorella, ora, a muovere i suoi passi e i suoi desideri. Il fatto che Elia sia morta così brutalmente sembra suggerire che, nel mondo di George Martin non c'è spazio per i rapporti positivi. I superstiti di questa guerra sono quasi sempre i personaggi negativi, crudeli, con colpe immense sulle spalle. Tuttavia bisogna ammettere che, di tanto in tanto, un breve lampo di giustizia arriva ad affacciarsi. E qui ci spostiamo verso l'altra sorella chiamata in causa. Si tratta di Catelyn Stark. Siamo infatti a Nido dell'Aquila e, dopo aver tirato uno schiaffo al viziato e insopportabile Robin, Sansa viene baciata da Petyr che prima ne aveva elogiato la bellezza. La scena, sebbene inquietante, lascia però intravedere un lato quasi ossessivo di Lord Baelish. Abbiamo sempre saputo del suo amore per Catelyn e quando Sansa gli chiede perchè abbia ucciso Joffrey, Petyr risponde: "Se ne avessimo l'occasione che cosa faremmo a coloro che hanno fatto soffrire coloro che amiamo?". Ditocorto, allora, suggerisce che le sue gesta siano state mosse dal desiderio di vendicare la sofferenza della sua amata Catelyn. Parte di questa dichiarazione è facilmente contestabile, visto che Petyr fu responsabile della morte di Ned Stark: quindi, alla fine dei conti, è giusto dire che Petyr non si cura della sofferenza della sua amata (dal momento che aiutare ad ucciderne il marito non è proprio quello che si definisce un atto di gentilezza), ma della propria. Se è vero che l'uccisione di Joffrey ha a che vedere con la sorte toccata a Catelyn, la sensazione che abbiamo è che Petyr possa aver voluto vendicarsi del torto ricevuto. Perdere la sua amata, d'altra parte, è un colpo piuttosto duro per Ditocorto. "In un mondo migliore," continua "Dove l'amore vince ogni cosa, tu saresti potuta essere mia figlia". Dicendo questo, Petyr tocca i capelli rossi di Sansa, prima di complimentarsi per la sua bellezza e baciarla. La scena, però, viene colta dallo sguardo geloso e possessivo di Lysa che un attimo dopo tiene Sansa sospesa sulla porta della Luna, pronta ad ucciderla. Sarà solo l'intervento di Petyr che fermerà la sua mano. L'uomo promette a sua moglie di cacciare via Sansa e quando la ragazza è in salvo, si avvicina a Lysa e le dice: "In vita mia ho amato solo una donna". Sul volto di Lysa allora si affaccia un sorriso pieno d'amore. Peccato che un attimo dopo Petyr aggiunge: "Tua sorella". E con queste parole spinge Lysa fuori dalla porta della Luna, incontro alla sua (meritata, se permettete) morte.

Cosa ci è piaciuto:

• Qualsiasi scena prevedesse Tyrion. In questa stagione è davvero lui il cuore pulsante dello show.
• Oberyn Martell. Il principe di Dorne sta entrando ancora di più nel nostro cuore.
• La "confessione" del Mastino sul suo rapporto con il fratello.
• La scena finale a Nido dell'Aquila.

Cosa non ci è piaciuto:

• La scena tra la moglie di Stannis e Melisandre è alquanto noiosa. A tratti inutile.
• Vedere di nuovo distrutto Grande Inverno, anche se solo nella scala ridotta di una scultura di neve.
• Che i Guardiani della Notte ancora non abbiano capito che Jon Snow, di solito, tende ad aver sempre ragione.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
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