Game of Thrones 4x06 - The laws of Gods and Men
Game of Thrones 4x06 - The laws of Gods and Men

Recensione Game of Thrones 4×06 – The laws of Gods and Men


'The laws of Gods and Men' è un episodio incredibile, incentrato quasi interamente sul processo di Tyrion e sulle ottime capacità interpretative di Peter Dinklage.
Voto: 9/10

Dove eravamo rimasti: First of His Name

Dopo la morte di suo fratello, Tommen sale al trono ed è pronto a sposare Margaery, nel momento in cui Cersei fa sapere a suo padre di essere "pronta" a convolare a giuste nozze con Ser Loras. Intanto, al di là del Mare Stretto, Daenerys viene a sapere che la Baia degli Schiavisti è ricaduta nei vecchi vizi e la sua crociata di liberazione è stata resa vana. La madre dei draghi, allora, decide di accantonare per il momento la sua missione di conquistare Westeros, e si concentra sul regnare a Meereen. Ma il vero fulcro dell'azione è concentrato a Nord dove Jon Snow , insieme a un manipolo di uomini, muove guerra contro i ribelli che vivono nel castello di Craster, non sapendo che a pochi passi da lui c'è Bran, pronto a continuare il suo viaggio verso Nord alla ricerca del corvo dai tre occhi.

Cosa vedremo: The Laws of Gods and Men

Il sesto episodio della quarta stagione di Game of Thrones, dal titolo The Laws of Gods and Men si apre con Ser Davos e Stannis che devono convincere l'emissario della banca di Braavos a finanziare la battaglia del re di casa Baratheon per il possesso del trono. Mentre queste trattative vanno avanti, la macchina da presa si sposta verso Nord, dove Yara Greyjoy sta veleggiando per tentare di salvare suo fratello Theon, dopo aver ricevuto una lettera e un sanguinolento souvenir da parte di Ramsey. Il salvataggio non va come previsto, perchè Theon, più che mai reincarnato in Reek, comincia ad urlare, richiamando così l'attenzione del suo padrone Ramsey che, dopo aver sgominato il nemico, chiede a Reek di vestire i panni di Theon Greyjoy. Dopo, come in una partita a ping pong, Westeros si riduce a confini sbiaditi, e lo spettatore viene condotto a Essos, dove, tra le mura di Meereen, Daenerys sta affrontando i suoi primi giorni da regnanti, ricevendo i cittadini che hanno favori e/o lamentele da rivolgerle. Si passa da poveri pastori che hanno visto il proprio gregge decimato dalle fiamme dei draghi, fino a un figlio dei vecchi padroni che viene a chiedere di poter seppellire il padre, dopo averlo tirato giù dalla croce. Ma il vero cuore pulsante (e sanguinante) dell'episodio è rappresentato da tutta la seconda parte, ambientata ad Approdo del Re, dove Tyrion sta per affrontare il suo processo per omicidio.

Cane e padrone

The Laws of Gods and Men ha molti pregi e molti meriti. Uno di questi è quello di aver fatto tornare Ramsey Snow in primissimo piano. Sebbene sia un villain e sia piuttosto crudele negli intenti e nei metodi – tanto da spingerci a perdonare Theon Greyjoy per la sua idiozia nel bruciare Grande Inverno – è indubbio che il suo personaggio sia tratteggiato con grande maestria. A questo, naturalmente, si deve aggiungere l'apporto dato dall'interpretazione di Iwan Rheon, che sembra inquietantemente a suo agio nei panni di questo psicopatico. In questo episodio assistiamo al tentativo di Yara Greyjoy di salvare suo fratello. Theon, però, che è rinchiuso in gabbia insieme ai cani del bastardo di casa Bolton, comincia a urlare, sospettando che quello di sua sorella sia un trabocchetto ordito da Ramsey per testare la sua fedeltà. Le sue urla e i suoi lamenti finiscono con il richiamare l'attenzione e alla fine Yara, che dice alla sua gente che suo fratello è ormai morto, scappa. Theon, ribattezzato ormai Reek, resta con il suo padrone. E nella scena possiamo constatare quanto sia andata a fondo la tortura effettuata da Ramsey. Non solo ha privato Theon della sua identità, ma lo ha anche privato di qualsiasi speranza, di qualsiasi redenzione. Reek ormai è come un fuscello battuto dal vento. Così quando Ramsey gli offre un bagno lui sembra non credere alle proprie orecchie: al contrario, è così spaventato e, insieme, umiliato che quasi non riesce a muoversi. Ed è solo grazie alla paura che riesce a muoversi in direzione della vasca e ad immergersi. Ramsey cerca di rabbonirlo, proprio come farebbe come il più fedele dei segugi, parlandogli con voce dolce, rassicurandolo, ringraziandolo per la fedeltà. Eppure quando lo tocca, Theon/Reek salta comunque, spaventato. Il ragazzo, infatti, sembra essere solo in attesa dell'ennesimo colpo, dell'ennesima incisione da portare sul corpo. Ma Ramsey ha per lui un altro piano: "Ho bisogno del tuo aiuto per riprendermi un castello," dice, sotto lo sguardo perplesso di Reek. "Vorrei che tu interpretassi un ruolo. Che fingessi di essere qualcuno che non sei. Theon Greyjoy". Il sorriso luciferino che si affaccia sul volto di Ramsey parla più di quanto potrebbero fare mille parole. Non sappiamo ancora molto delle intenzioni del bastardo Bolton; eppure con quella richiesta e con quel sorriso è riuscito ancora una volta ad umiliare il suo prigioniero, a renderlo un semplice oggetto in balìa dei suoi desideri, un docile cane che scodinzola in attesa degli ordini del suo padrone. Da brividi.

Il processo

La seconda parte dell'episodio – sicuramente la più bella e la più riuscita – è incentrata interamente sul processo che Approdo del Re sta facendo a Tyrion, accusato di aver ucciso Joffrey durante il matrimonio. L'atto giudiziario, che si presenta subito sotto forma di una farsa che ha l'unico scopo di condannare il Folletto, dà l'occasione a molti nemici di Tyrion di parlarne male, di renderlo così il bersaglio di una cattiveria gratuita da far venire i brividi. Obbligato sin dalla nascita a combattere contro un mondo ostile, Tyrion sa fronteggiare gli attacchi, sa difendersi con un'ironia e una dignità che lo rendono senza dubbio il personaggio migliore di Game of Thrones. Ecco perciò che quando gli rinfacciano tutte le minacce perpetuate nei confronti di Joffrey, l'uomo riesce a difendersi usando la sua arma migliore: la verità. Con la sua lingua biforcuta e il cervello sempre attento, Tyrion ricorda al popolo giunto a condannarlo le nefandezze di cui Joffrey si era macchiato. Risponde ad un accusatore ricordandogli che lui era presente mentre Joffrey mirava contro Sansa con una balestra stretta tra le mani, mentre la ragazzina veniva brutalmente picchiata. Alle parole velenose di sua sorella, addirittura, Tyrion quasi non risponde, sapendo quando profondo sia l'odio che Cersei nutre nei suoi confronti da quando sono nati. Tyrion è lì, da solo contro il mondo, a prendersi odio, e derisione; eppure nemmeno per un momento appare debole, o vulnerabile. E' un combattente, un uomo che è pronto ad affrontare il destino, a sfidarlo quasi. E ci appare forte, dignitoso, degno del nostro amore di spettatori. Poi, qualcosa, si incrina. Dopo che suo fratello Jaime – che sacrifica la sua posizione nella guardia reale per convincere suo padre a perdonare Tyrion – gli ha detto di chiedere pietà per poter così avere salva la vita e unirsi ai Guardiani della Notte, ad entrare nel "tribunale" è Shae. Ora, su questo personaggio, bisognerebbe fare una piccola premessa. Perchè sono stati in molti – quasi tutti quelli che non l'hanno conosciuta sulle pagine dei libri – a farsi abbindolare dalle frasi e dagli occhi dolci che rivolgeva verso Tyrion. Quello che però molti si sono dimenticati – o che hanno finta di non vedere – è che Shae è, essenzialmente, una donna d'affari. 

Non tanto per il suo essere una prostituta, quanto piuttosto per il suo non aver mai fatto segreto di seguire la ricchezza. E', in altre parole, un mercenario al femminile, che si volge sempre al miglior offerente. Attenzione, però: perchè la ricchezza che la donna segue non è fatta solo d'oro o di gioiello. E' una ricchezza più intima e personale, che tocca cose dell'intimità di Shae e che probabilmente riguardano solo lei. Quando la vediamo entrare, con le spalle dritte e lo sguardo quasi derisorio (quanto la si può odiare?) capiamo immediatamente che a muovere i suoi passi c'è qualcosa di oscuro. Non una minaccia che pende sulla sua testa, nè il timore che possa succedere qualcosa ad una persona a lei cara. No. Shae è più meschina e più crudele. Dopo essersi sentita rifiutata dall'uomo che avrebbe potuto cambiare il suo destino, ed essere stata cacciata come la più volgare delle prostitute, Shae sembra aver accettato l'offerta del patriarca di casa Lannister: prendersi la propria vendetta. Così comincia ad umiliare Tyrion, rendendolo ridicolo agli occhi del popolo, deridendo i suoi tentativi di seduzione e rendendo vani e finti e sporchi i sentimenti che erano nati tra di loro. E in quel momento Tyrion si spezza: non per il volere dello Stato, ma per il tradimento della donna che aveva custodito nel suo cuore. E allora non c'è più spazio per l'ironia, e la dignità. L'uomo chiede il permesso di parlare per confessarsi e annuncia la sua colpa: essere un nano. "E' tutta la vita che sono sotto processo per il fatto di essere un nano" dice.  

Sin dall'infanzia, infatti, come si diceva, Tyrion ha dovuto rispondere di colpe non commesse per il semplice fatto di esistere. Umiliato a ripetizione da coloro che avrebbero dovuto amarlo, Tyrion è cresciuto solo, con la compagnia dei libri e di prostitute a lenire un dolore che ha scavato ferite profondissime. A questo segue un discorso bellissimo che, da solo, vale la visione dell'intera puntata. "Mi avete fatto dispiacere di non essere il mostro omicida che vorreste che fossi. Vorrei avere abbastanza veleno per annientarvi tutti! Darei la mia vita con estremo piacere per vedervi tutti buttare giu' quel veleno!" Urla, rivolgendosi al pubblico che subito scoppia al sentire le minacce. Poi Tyrion si rivolge verso il trono di spade, dove è seduto suo padre. "Sono innocente," dice, "ma non troverà giustizia qui dentro. Quindi non mi lasciate altra scelta che appellarmi agli dei. Io chiedo un verdetto per singolar tenzone". In questo momento tutto quello che vediamo è l'orrore dipingersi sul volto di Jaime e un vivo interesse accendere i tratti di Oberyn di Dorne. A riempire lo schermo però è Peter Dinklage, che riesce a dare un'immensità epica al suo personaggio, facendo risuonare la sua voce e creando una bella simmetria con la seconda stagione, quando il Folletto chiese una risoluzione simile a Nido dell'Aquila. Tyrion, piccolo colosso, si erge – ora come allora – da solo contro il mondo, schiacciato dalle leggi degli uomini e degli dei che danno il titolo a questo episodio strepitoso.

Cosa ci è piaciuto:

• Peter Dinklage. Il suo Tyrion è uno dei personaggi migliori dello show, se non il migliore in assoluto.
• Lo abbiamo già detto, ma lo ripetiamo: Iwan Rheon è pressoché fantastico nell'interpretare il crudele Ramsey Snow.
• La scena finale con gli sguardi incrociati tra Tyrion, Jaime e Oberyn.
• La scena del drago.

Cosa non ci è piaciuto:

• Tutto il lungo prologo con Stannis e Ser Davos.
• Shae. Dire che la odiamo è un eufemismo

Valutazione di Erika Pomella: 9 su 10
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