'Firebrand' è il film con Jude Law e Alicia Vikander che è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
In lingua inglese il termine firebrand serve a indicare una persona che con passione e determinazione segue un obiettivo o un argomento che è caro al suo cuore. A voler semplificare estremamente il concetto, si potrebbe dire che firebrand indichi una “testa calda”, ma anche un agitatore, un sobillatore. Definizioni che vanno bene per entrambi i protagonisti di Firebrand, il nuovo film diretto da Karim Ainouz e presentato alla Festa del Cinema di Roma. Tratto dall’omonimo romanzo di Elizabeth Fremantle, Firebrand racconta la storia della regina Catherine Parr (Alicia Vikander), sesta e ultima moglie del re d’Inghilterra Enrico VIII (Jude Law), che tutti noi ricordiamo dai libri di storia per la sua relazione con Anna Bolena e per la tendenza maniacale e tossica di liberarsi delle mogli una volta che se ne stancava.
Proprio perché conscia della facilità con cui suo marito potrebbe metterla da parte, Catherine “Kit” Parr è attenta a giocare bene le sue carte, ad assecondare i capricci di un re ossessionato dal suo ego e dalla sua virilità, che vede nemici ovunque. Durante il periodo che il re passa a combattere in Francia, Catherine si prende cura di una sua vecchia amica d’infanzia che ora predica contro il re e la chiesa, sottolineando come le autorità vogliano esercitare il potere sul popolo anche solo impedendo che i sudditi possano recitare le preghiere in inglese e non in latino. La scelta di aiutare una vecchia amica, però, si rivelerà una scelta azzardata e pericolosa, specie quando Enrico, ferito alle gambe, torna a casa, reclamando di nuovo tutta l’attenzione della sua regina, che deve stare attenta a ogni cosa che dice e che fa, per non incorrere nella rabbia del marito.
Enrico è la “testa calda” del film: un uomo capace di cambiare umore con la stessa facilità con cui la notte lascia il posto al giorno. Uomo fatto di bassi istinti e ubriacato dal suo stesso potere, sentendosi alla stregua di un dio, Enrico VIII è una miccia sempre pronta ad esplodere, attorno a cui tutti si muovono con estrema delicatezza, quasi nel desiderio di non attirare attenzione. E Kit è quello che fa: manipola gentilmente il re, cerca di convincere se stessa di avere un destino diverso da quello delle donne che l’hanno preceduta. E che pure è costretta a fingere e a recitare costantemente, perché il ruolo di una donna, in un mondo di uomini, è quello di sottostare alla boria del marito, soprattutto quando tuo marito è anche il tuo re. Forte di una splendida messa in scena – che richiama quella de L’altra donna del re -, Firebrand deve parte della sua riuscita soprattutto al cast di attori scelti. Jude Law, è il caso di dirlo, è davvero maestoso nei panni di questo re imbolsito e ferito nella carne, rabbioso e violento, un mostro vestito d’oro e tessuti preziosi. Allo stesso tempo, Alicia Vikander riesce perfettamente a restituire l’immagine di una regina gentile ma determinata, che usa il suo potere per fare qualcosa di buono per il suo popolo. I due, insieme, riescono a riempire lo schermo anche nei momenti in cui la storia rallenta, si fa forse troppo rarefatta. In definitiva, però, Firebrand è un film godibile, che continua a nutrire la convinzione storica della negatività di un sovrano come Enrico VIII.
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