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Ferrari, recensione del film di Michael Mann con Adam Driver | Venezia 80

Ferrari è una pellicola che non lascia il segno, è di buona qualità ma non riesce a spiccare il volo. Adam Driver e Penelope Cruz sono molto bravi.

Nel concorso della 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia arriva Ferrari, pellicola che vede il ritorno al cinema di Michael Mann, che mancava da dietro la macchina da presa da otto anni. Un’attesa lunga che ha fatto sì che il film incentrato su Enzo Ferrari fosse tra i titoli più attesi della Selezione Ufficiale di Venezia 80. Tuttavia, bisogna dire che la pellicola lascia un po’ con l’amaro in bocca.

Venezia 80, Adam Driver è Enzo Ferrari nel film di Michael Mann

La storia prende il via nel 1957, quando Enzo Ferrari (interpretato da un quasi irriconoscibile Adam Driver) sta cercando di ritagliarsi un ruolo di spicco nel mondo delle corse. Come dice il suo stesso personaggio, Enzo Ferrari vendeva macchine per poter correre, a differenza dei diretti competitors che vincevano le corse per poter vendere macchine. Con uno spirito da ex pilota che non lo abbandona mai, come si evince dal suo bisogno di tenere sotto controllo tutto, Enzo Ferrari emerge in realtà come un uomo che non riesce a controllare nulla: né la morte del figlio, né il suo matrimonio sempre più burrascoso con una moglie (Penelope Cruz) che non riesce più a riconoscere, né il suo rapporto con l’amante (Shailene Woodley). Tutti problemi, questi, che passano in secondo piano, però, quando si parla delle corse. Enzo Ferrari vuole diventare un nome di spicco delle corse e per nutrire questa ambizione decide di partecipare alla Mille Miglia, ma nulla va come previsto e le conseguenze di alcune semplici decisioni finiscono col fare la differenza tra vittoria e sconfitta, ma anche tra vita e morte.

Ferrari è una pellicola che non lascia il segno

Ultimamente sul grande schermo la figura di Enzo Ferrari è apparsa spesso ma non come protagonista assoluto, come in questo caso, e soprattutto non raccontato da un regista del calibro di Michael Mann ed interpretato da un grande attore come Adam Driver, per cui tutto ciò comporta che l’attenzione e l’attesa riservata al film diventi alta. Purtroppo, Ferrari non ripaga del tutto l’hype che c’era intorno alla pellicola. Da Michael Mann ci aspettiamo più azione, più tensione, un racconto più centrato e asciutto. Ferrari pecca invece di lentezza in alcuni momenti, e soprattutto è una storia spesso raccontata in maniera piatta, senza climax, lo spettatore non riesce del tutto ad empatizzare con i protagonisti, la loro storia risulta poco interessante, nonostante i grandi attori in scena.

Ferrari è una pellicola che non lascia il segno. E’ assolutamente di buona qualità ma non riesce a spiccare il volo veramente. Adam Driver e Penelope Cruz sono molto bravi, soprattutto quest’ultima ha un talento naturale e una presenza scenica sempre così impressionante da stupire ogni singola volta, riuscendo a catalizzare tutta l’attenzione su di se anche solo per essere presente in scena o con un semplice sguardo, ma purtroppo non basta.

Adam Driver sembra amare particolarmente i ruoli dove interpreta grandi figure della storia recente italiana, prima Maurizio Gucci (House of Gucci) ora Enzo Ferrari, ma, nonostante sia un attore molto bravo, in entrambi i casi il film non merita molta attenzione. Oltretutto, come in House of Gucci, è molto fastidioso per noi italiani sentire recitare in inglese con accento italiano attori che però recitano in un contesto italiano, dove si sente gente parlare in italiano, tanto da far risultare quasi preferibile vedere la versione del film doppiata. Non si potrebbe semplicemente far recitare tutti nella lingua di produzione del film, inglese in questo caso, senza dover adattare il tutto al fatto che si racconta una storia di un altro paese? Perché il tutto risulta spesso ridicolo e fuori luogo.

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