Emily, recensione del biopic sull’autrice di ‘Cime Tempestose’
Emma Mackey (Sex Education) è la protagonista del biopic che ripercorre la breve vita di Emily Bronte, autrice di una pietra miliare della letteratura, in una storia tra realtà e immaginazione.
di Matilde Capozio / 12.06.2023 Voto: 6/10
Si capisce appieno l’impatto culturale di un’opera letteraria quando serve da ispirazione per un grande successo musicale: è accaduto quando un’allora diciottenne Kate Bush scrisse quello che sarebbe diventato il suo singolo di debutto, nonché un successo mondiale, Wuthering heights, prendendo a prestito il titolo dell’omonimo libro di Emily Brontë (da noi Cime tempestose, pubblicato per la prima volta nel 1847), unico romanzo della breve ma folgorante carriera della sua autrice, prima della sua morte a soli trent’anni.
Quello della famiglia Bronte è stato un contributo non indifferente al mondo della letteratura, poiché comprende anche la sorella maggiore Charlotte, autrice del celeberrimo romanzo Jane Eyre, e la più giovane Anne, poetessa e scrittrice, di cui si ricorda La signora di Wildfell Hall.
Il primo film con protagonista la (forse) più misteriosa ed elusiva delle sorelle Brontë
Emily, scritto e diretto dall’attrice anglo-australiana Frances O’Connor (tra i film in cui ha recitato, ricordiamo Mansfield Park, A.I. Intelligenza Artificiale, L’importanza di chiamarsi Ernest), qui al suo debutto alla regia, è il primo film ad avere per protagonista quella che è solitamente considerata la più misteriosa ed elusiva delle sorelle Brontë.
Il film è narrato come una sorta di flashback della scrittrice a cui, in prossimità della morte, viene chiesto di rievocare l’ispirazione dietro al suo romanzo: questo ci porta indietro nel tempo di alcuni anni, quando la giovane Emily, rimasta orfana di madre da bambina, vive con il resto della sua famiglia in un villaggio dello Yorskshire. Emily è restìa a lasciare la sua casa per andare a scuola con l’obiettivo di diventare un’insegnante, mentre la appassiona immaginare e creare mondi fittizi in cui far muovere storie e personaggi; ritenuta più eccentrica delle sorelle Charlotte (Alexandra Dowling) e Anne (Amelia Gething), coltiva un rapporto speciale con il fratello Branwell (Fionn Whitehead), dallo spirito più ribelle e trasgressivo. L’arrivo di un giovane nuovo curato, William Weightman (Oliver Jackson-Cohen), attrae le attenzioni femminili, ma Emily si mostra invece piuttosto indifferente o addirittura insofferente alla sua presenza, finché, per volere di suo padre, non comincia a prendere lezioni di francese da William, e tra i due si accende la passione, che sarò però complicata da diversi fattori.
Accade spesso che nel realizzare un film biografico su un artista e specialmente, come in questo caso, uno scrittore o una scrittrice, si vadano a cercare o a ricreare nella sua vita degli elementi in comune con quelli delle sue opere più famose, facendo sì che la sua esistenza rispecchi in qualche modo quella dei propri personaggi: è una chiave di lettura che possiamo trovare anche in Emily, una pellicola che si muove tra note biografiche e ricostruzioni di fantasia, con precisi riferimenti al suo romanzo. Il film ci presenta dunque la giovane scrittrice in erba come una ragazza dotata di una fervida immaginazione e della tendenza a lasciarsene trasportare, ma al tempo stesso dallo spirito volitivo, indipendente e anticonformista, decisa a provare a ribellarsi a norme e convenzioni in cui non si ritrova.
La trama ne mostra il lato passionale ma sempre con qualcosa di inaccessibile nel profondo, il desiderio di libertà della mente che però contrasta con le limitazioni, anche geografiche, della propria esistenza.
Si è detto e scritto molto, riguardo a Cime Tempestose, a proposito dei luoghi in cui è ambientata la storia, quell’aspra brughiera battuta dal vento, un paesaggio spesso freddo e inospitale che rispecchierebbe il carattere impetuoso dei protagonisti. Anche Emily, dunque, mette in evidenza i colori freddi e l’aspetto plumbeo e scarno dello Yorskshire rurale, accentuando il senso di isolamento dei personaggi. In tutto il film ricorre inoltre fortemente il tema della morte e della malattia, un presagio luttuoso con accenni però a una dimensione ultraterrena, di una permanenza e quindi di una possibile comunicazione con gli spiriti dei defunti.
Emma Mackey (la giovane attrice lanciata da Sex Education) dà vita a una Emily Brontë sfaccettata, incarnandone il lato più ingenuo, infantile e giocoso così come quello più malinconico, introspettivo ma anche maliziosamente spregiudicato, cercando quindi di farne una figura che possa essere anche in linea allo spirito di una giovane donna dei nostri giorni, avvicinandola magari così alla sensibilità di un pubblico, soprattutto femminile, contemporaneo.
Un biopic romanzato dalla sceneggiatura a tratti frammentaria
Emily è quindi un biopic romanzato dalla sceneggiatura a tratti frammentaria, che dilata i tempi del racconto arrivando a superare le due ore di durata, per una fruizione quindi non sempre fluida e agevole che potrebbe scoraggiare lo spettatore in cerca di un film più conciso e convenzionale. Nel complesso, il film sembra a volte indeciso tra un racconto più evanescente e allusivo, dalle parentesi quasi oniriche che portano dentro la mente della protagonista, e una narrazione che dia più definizione a personaggi e vicende concrete.
Si tratta comunque di un’opera interessante per chi volesse scoprire qualcosa di più su una figura importante nel campo della letteratura, con una storia che va a richiamare quei temi e quello spirito che hanno reso celebre la sua protagonista.