Elegia Americana, il nuovo film di Ron Howard che non convince
'Elegia Americana', disponibile su Netflix, è il nuovo film di Ron Howard. Un film con le straordinarie interpretazioni di Glenn Close e Amy Adams che, purtroppo, non bastano a salvare una pellicola banale e insulsa
di Erika Pomella / 30.11.2020 Voto: 5/10
È arrivato il 24 novembre su Netflix Elegia Americana, il nuovo film di Ron Howard, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico firmato da J.D. Vance e uscito nel 2016, diventando in brevissimo tempo un vero proprio best-seller che riflette sull'idea del sogno americano e sulle molte sfaccettature che questo "credo" può avere. Il film è interpretato – magistralmente, aggiungiamo – da Glenn Close e Amy Adams che, forse proprio questa pellicola, potrebbero finalmente arrivare a stringere tra le mani un Premio Oscar che entrambe hanno dimostrato di meritare nel corso della loro carriera.
Elegia Americana è il racconto brutale di un gruppo famigliare disfunzionale: una famiglia e uno scambio generazionale che inizia da una gravidanza in giovane età e arriva fino all'ultima generazione, quando il protagonista J.D. cerca di allontanarsi dal mondo della madre (Adams), incapace di tenersi un uomo e dipendente da droga, con scatti d'ira così violenti da lasciare cicatrici che vanno al di là dei segni lasciati sulla carne. E J.D. è nella vita della nonna (Close) che cerca un rifugio, un luogo dove poter respirare senza essere costretto ad avere a che fare con la madre. In un continuo alternarsi tra passato e presente – J.D. bambino da una parte e dall'altra uno studente di Yale che sta cercando lavoro – Elegia Americana racconta i legami biologici: quelli che ci insegnano ad amare a prescindere, ma che a volte fanno più male di qualsiasi altra cosa. E mentre J.D. cresce e cerca di comprendere chi è e quale sia il suo vero posto nel mondo, altri dettagli sul passato della sua famiglia torneranno a galla.
Come abbiamo già detto qualche riga più su, è indubbio che il punto di forza di Elegia Americana sia da ricercarsi nelle interpretazioni delle due attrici protagoniste. Tanto Glenn Close quanto Amy Adams portano sul piccolo schermo il ritratto di due donne dalla vita difficile, piene di rabbia non sempre repressa, che devono pagare lo scotto e le conseguenze di determinate scelte fatte quando erano giovani. Le due donne sono, in qualche modo, l'esempio perfetto di come il sogno americano e la cosiddetta american way of life abbiano fallito. Negli Stati Uniti vige la favola secondo cui se ti impegni puoi essere quello che vuoi. Puoi diventare quello che vuoi. Eppure eccole qui, queste due donne dalle occhiaie profonde e le ossa spergenti, che non solo non sono diventate quello che volevano, ma hanno dovuto vedere ogni loro speranza cadere a terra, lasciandole con nient'altro in mano se non il proverbiale pugno di mosche. Sono due donne costantemente in guerra, con se stesse e con il mondo, che nella loro visione sembra essere stato messo lì solo per ricordar loro tutti i fallimenti in cui sono inciampate. La loro interpretazione è un'interpretazione che passa attraverso volti sconfitti e una voce che trova sempre il modo di farsi sentire, che sia urlando o sussurrando dal letto di un ospedale.
C'è da dire, però, che non bastano due interpretazioni mostruose come quelle dei due interpreti per salvare il film di Ron Howard. Elegia Americana, infatti, rappresenta una colossale occasione mancata. Il primo vero e proprio difetto è che il film si presenta agli occhi dello spettatore come un prodotto privo d'anima. Nonostante si parli di una famiglia che cerca di rimanere a galla nonostante i molti problemi, lo spettatore rimane sempre discostato, quasi a distanza di sicurezza. Non c'è alcuna empatia né un coinvolgimento emotivo che possa far sentire sulla pelle di chi guarda la sofferenza che i protagonisti mettono in scena. Ci si trova davanti piuttosto a un mero esercizio di stile, un film asettico e senza anima, che appare freddo tanto quanto le pareti dell'ospedale in cui Amy Adams si muove sui pattini che sembrano usciti dagli anni '80. Da questo punto di vista Elegia Americana appare come un compitino a casa svolto in modo alquanto svogliato, senza nessuna scintilla alla base. Senza che ci fosse un'urgenza nel raccontare la storia di questa famiglia. È un'indifferenza narrativa e di intenzioni che lo spettatore non può fare a meno di sentire sulla propria pelle.
Inoltre la regia di Ron Howard non si sforza nemmeno un po' di accendere il racconto, di dargli un guizzo artistico e registico che possano salvare la pellicola. Invece lo spettacolo messo in scena è piatto in modo spaventoso, infarcito da buoni sentimenti, luoghi comuni, cliché narrativi e una costante tendenza alla banalizzazione di temi come i legami e la resistenza alla propria discendenza che non solo annoiano, ma a lungo andare finiscono per indispettire lo spettatore. Sentimento che viene risvegliato anche dalla consapevolezza del film che Elegia Americana sarebbe potuto essere, con un cast di quel livello e un regista che di certo non è l'ultimo arrivato a Hollywood e sa il fatto suo. Invece Glenn Close e Amy Adams sono costrette a portarti sulle spalle il destino di cui rappresentano il punto più alto. Ma Elegia Americana finisce con l'essere così insulto, come film, che nemmeno le loro interpretazioni o la colonna sonora di Hans Zimmer e David Fleming riescono a salvare. Troppo banale e superficiale per entrare nel cuore dello spettatore, Elegia Americana rimarrà impresso nella memoria soprattutto come una grande occasione mancata.