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Echo: il penultimo episodio è un viaggio intimo nei conflitti interiori dei personaggi

Maya affronta il suo passato e Kingpin cerca di riconquistare la sua fiducia, ma una rivelazione sconvolgente potrebbe cambiare tutto.

Siamo alla recensione del penultimo episodio di Echo, che nei fatti ci prepara al gran finale di stagione per questa serie televisiva incentrata sul personaggio di Maya Lopez (Aqua Cox). Strutturalmente ci si trova davanti a uno degli episodi migliori dell’intera serie tv incentrata sul personaggio della Marvel, specialmente per quella scrittura dei personaggi che cerca di dirci quel qualcosa in più che non è stato possibile assaporare con la serie di Hawkeye o addirittura con altri prodotti cinetelevisivi del MCU.

Echo: Maya si confronta con Chula e Kingpin

Le corde toccate dall’episodio sono più intime, con una discrezione dello “io interiore” di Maya Lopez e, in un certo senso, anche di Kingpin (Vincent D’Onofrio). La giovane eroina della storia viene chiamata ad affrontare due situazioni sui rapporti personali con le altre persone: l’atteso confronto con la nonna Chula (l’attrice Tantoo Cardinal) e il rapporto di amore/odio con l’acerrimo villain di Wilson Fisk.

Il caffè tra Echo e Chula

L’atteso confronto con la signora Chula, seppur volgarmente “telefonato” da almeno i precedenti due episodi, in “Taloa” diventa quasi una necessità per Maya La ragazza deve chiarire il perché delle molteplici visioni dei nativi da quando è tornata in Oklahoma, con certe risposte che – almeno secondo Black Crow – può darle solo l’anziana donna nativa americana. È ovvio che nel freddo incontro tra nonna e nipote, la situazione familiare di Maya sia venuta fuori, con la fatidica domanda “Nonna, perché mi hai abbandonato dopo la morte della mamma?” che è venuta fuori e ha fatto emergere il cuore spezzato dell’anziana donna nativa dopo la dipartita di sua figlia.

Kingpin cerca di comprendere Echo

Se l’incontro Maya-Chula dice importanti cose, ma forse poteva chiarire meglio la sfera paranormale/fantastica attorno alla dimensione dei nativi (potevano essere ricollegati a tanti personaggi dell’universo MCU come gli Eternals), altra piega prenda il confronto tra Kingpin e la stessa ragazza sordomuta. Fisk, per comunicare al meglio con Maya, le regala una tecnologia che fa da traduttore immediato tra lingua dei segni e parole (oltre che viceversa), per facilitare la comprensione al meglio tra i due personaggi e senza terzi interlocutori.

Il rapporto con Echo secondo Kingpin

Una scelta stilistica perfetta, che riprende anche un vecchio monito di Kingpin a Maya: “In questo mondo possiamo fidarci solo di noi”. Di Wilson Fisk emerge una figura contradditoria all’interno di questo episodio, con l’amore verso Maya che vede come una figlia adottiva, una sua personale concezione della giustizia (difende la Lopez durante un atto di bullismo quando era bambina), ma anche le numerose bugie dette alla stessa ragazza per tenerla vicino e condurla verso il mondo del crimine fino alla tenera età.

Kingpin visto con gli occhi di Echo

Come dirà Maya, “Wilson eri il mio eroe, ma ora ti vedo come un mostro”. Non solo per l’uccisione del padre William Lopez (che praticamente rientra in ogni episodio, nonostante la marginalità del ruolo), ma anche per la verità sulla morte del padre dello stesso Fisk: il supercriminale, per la prima volta, racconta alla ragazza di averlo ucciso in un impeto di rabbia, perché deluso dalle azioni del genitore.

Echo: la dimensione interiore dei due personaggi principali

L’episodio viaggia sulle note del racconto interiore dei personaggi, tra mezze verità o degli spunti che possono renderci più avvincenti queste personalità all’interno di questa serie televisiva e nei futuri lavori Marvel. Nonostante la puntata sia priva di scene d’azione, va premiata con un abbondante “8” la scrittura dei personaggi, in attesa che l’annunciato duello tra Echo e Kingpin sia ormai prossimo con l’ultimo episodio di stagione. Chissà che Maya indossi anche un altro costume, più da supereroina, per quell’occasione.

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