Dove eravamo rimasti
Dove eravamo rimasti

Dove eravamo rimasti, la recensione


'Dove eravamo rimasti' è una commedia scialba e banale, che si salva solo grazie alla presenza maestosa di Meryl Streep.
Voto: 6/10

Ricki (Meryl Streep) è una donna che ha sempre saputo cosa voleva dalla vita: musica, musica a non finire. Per seguire questa passione ha abbandonato la sua famiglia, i tre figli e l'amatissimo marito Pete (Kevin Kline). A Los Angeles Ricki suona con il suo gruppo, i The Flash, in un piccolo bar di periferia, davanti ad un pubblico di fedeli affezionati; Ricki ha paura dei rapporti, delle complicazioni, di tutto ciò he potrebbe allontanarla da quelle note che sono sempre state il suo unico, vero, grande amore. Quando però Pete la chiama per dirle che la figlia (Mamie Gummer), a seguito del divorzio, sta passando un momento di profonda depressione, Ricki è costretta a tornare indietro, a quel passato che aveva lasciato ma mai abbandonato, e dovrà imparare di nuovo il ruolo di madre.

Soffermarsi sulla bravura di Meryl Streep sarebbe un mero esercizio di retorica; sottolineare ancora una volta la capacità di questa attrice di creare personaggi, plasmarli come la più informe delle crete e ridargli una nuova vita sarebbe quanto meno superfluo nella carriera di una donna che ha battuto tutti i record quanto a nomination agli Academy Awards. Quello che si potrebbe invece dire è che senza Meryl Streep probabilmente Dove Eravamo Rimasti sarebbe stato un flop su tutta la linea. Il film di Jonathan Demme, infatti, non riesce in alcun modo a coinvolgere lo spettatore, che si trova davanti ad una classica commedia americana dai tuoni buonisti e dal "politicamente scorretto" rivisto e perfezionato per apparire à la page. Ma si tratta, alla fine, di un prodotto troppo patinato, che per forza di cose risulta molto spesso meccanico e falso, impedendo così alla fruizione spettatoriale di esplodere. A mancare quasi del tutto è, infatti, l'empatia con i personaggi. Eccezion fatta per la già citata Ricki di Meryl Streep, il resto è una landa desolata di stereotipi e macchiette. Giusto vero la fine – sempre troppo ottimista e buonista – la pellicola si riprende un po', portando anche a qualche lacrimuccia di commozione.

Ad aiutare Dove eravamo rimasti non ci pensa nemmeno la sceneggiatura di Diablo Cody, che lungi dal proporre uno script accattivante come fece ad esempio con Juno, si accontenta di dialoghi pieni di banalità e molto spesso ridondanti, che servono solo a ripetere, minuto dopo minuto, frasi e concetti che lo spettatore aveva già perfettamente compreso. Detto questo, Dove eravamo rimasti resta una commedia senza infamia e senza lode, che si può vedere per un pomeriggio o una serata in completo relax, privo com'è di drammi e di tensioni famigliari. Una volta visto, però, cade facilmente nella sfera dell'oblio.

Valutazione di Erika Pomella: 6 su 10
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