Domino, recensione del film di Brian De Palma
Nikolaj Coster-Waldau e Carice Van Houten sono i protagonisti dell'ultimo thriller diretto da Brian De Palma, un progetto dal destino controverso che ruota intorno al terrorismo internazionale.
di Matilde Capozio / 10.07.2019 Voto: 5/10
Li abbiamo visti, qualche tempo fa, unire le forze per fronteggiare la minaccia dei White Walkers, ma stavolta Nikolaj Coster-Waldau e Carice Van Houten sono alle prese con un nemico ben diverso, e decisamente più contemporaneo: il terrorismo. Succede in Domino, ultimo film di Brian De Palma, tornato alla regia a sette anni da Passion (mai distribuito in Italia).
La storia comincia con quella che sembra una normale notte di lavoro per due poliziotti di Copenaghen, finché rispondono a una chiamata e si trovano faccia a faccia con un uomo (Eriq Ebouaney) che ferisce gravemente uno dei due agenti e poi viene portato via da alcuni uomini misteriosi. Il poliziotto che si è salvato e una sua collega si ritrovano quindi in lotta contro il tempo per trovare e catturare il colpevole, al centro di un intrigo che coinvolge anche l'Isis e i servizi segreti americani.
Bisogna fare una premessa: Domino è stato al centro di diversi problemi, prima in fase di riprese e poi al montaggio, che hanno portato il regista a "rinnegarlo" e a rifiutare, di fatto, qualsiasi tipo di promozione, affermando che il prodotto finale è molto diverso da ciò che lui aveva originariamente concepito.
Il risultato è effettivamente un ibrido, che fatica a trovare una sua identità e a cui sembra manchi un messaggio forte che dia coesione ai fatti narrati. La caccia all'uomo che dalla Danimarca porta alla Spagna passando per il Belgio dovrebbe tracciare una vicenda i cui personaggi sono collegati tra loro come, appunto, tessere di un domino; mescolando il thriller politico alle vite private dei protagonisti, la trama vuole evitare la semplice distinzione in buoni e cattivi, andando a scoprire segreti e motivazioni più profonde, ma il tratteggio dei personaggi risulta piuttosto incolore, e la sottotrama sentimentale che in alcuni momenti finisce per prendere il sopravvento è poco riuscita.
Domino è quindi un film che non sfrutta il suo potenziale, cioè una storia di stretta attualità, un cast interessante, location suggestive; non è un thriller dal ritmo forsennato e adrenalinico, e neanche un'opera più cerebrale, intricata e provocatoria: sfoltita delle idee più originali e interessanti, la storia avrebbe funzionato forse come un episodio di una serie tv, ma così risulta deludente e incompiuta.